domenica 3 aprile 2022

Il muto di Gallura – Mattia Fresi

c'era una volta una terra come le altre (poi, lì vicino hanno "inventato" la Costa Smeralda), della quale si conoscono nell'ultimo secolo due cose, banditismo e faide.

Il muto di Gallura racconta la storia di una faida, successa davvero, a metà dell'ottocento, con 70 morti.

il film è pieno di sole, ben girato, proprio un film confezionato bene, da cartolina, e poi, dopo aver scartato la bella confezione, si trova un film dove i personaggi sono belli, puliti, pettinati, come finti.

la storia è quella che ti aspetti, una disamistade fra due famiglie costellata di morti, mancano gli odori, un decennio di corsa, senza approfondimenti, senza deviazioni, senza dubbi, superficiale.

mah! - Ismaele


 

 

La storia di Bastiano e delle tensioni che hanno macchiato di sangue il territorio di Aggius diventa così un confuso esercizio di stile che vorrebbe entrare nella comunità delle grandi opere cinematografiche sarde (basti pensare ai percorsi di Salvatore Mereu e Bonifacio Angius) ma ne rimane tagliato fuori, soffocato dalla sua stessa ambizione che non lascia trasparire il cuore sotto le (non sempre) belle immagini. C'è una sincerità nello sguardo di Fresi, che all'epoca della presentazione del film a Torino rilasciava questa dichiarazione sul sito della manifestazione: "Desidero raccontare questa storia perché credo che, in fondo, tutti noi ci siamo sentiti un po' Bastiano Tansu: abbiamo avuto difficoltà a comunicare i nostri sentimenti e i nostri bisogni; abbiamo agito in funzione di regole che non comprendiamo; abbiamo guardato in faccia il dolore di una perdita e ci siamo sentiti soli. Abbiamo pensato che l'amore ci potesse salvare da noi stessi. E siamo stati smentiti." Ecco, la difficoltà comunicativa è rimasta, al netto delle intenzioni molto interessanti e delle intuizioni che suggeriscono promesse che forse in un futuro prossimo saranno mantenute.

da qui

 

Solo esterni, devo dire bellissimi, e un paio di interni, per una megafaida ambientata in pieno 800 tra i monti di Gallura che si sviluppa tra due famiglie nata dopo una richiesta di matrimonio finita male legata a un certo Pietro Vasa, interpretato da Marco Bullitta, e la famiglia di “babbo” Vasia, impossibile, Giovanni Carroni. Teste dure come pochi.

 

I soldati piemontesi non riescono a capire quando possa finire. Niente. Fino alla scomparsa definitiva di una delle due famiglie. La differenza la fa un muto, Bastiano Tansu interpretato dal bi ondo Andrea Arcangeli, quello del titolo, che non sbaglia un colpo e colpisce tutti, anche bambini e donne, con un colpo in testa. Bang! Non si capisce cosa pensi, né lui né tutti gli altri. Fa fuori qualcosa come 70 persone nascondendosi tra i monti…

da qui

 

Il muto di Gallura è un sorprendente western a tinte drammatico-sentimentali che nel lavoro eccelso sull’estetica e le ambientazioni boschive e montane dimostra un controllo e una cura senza precedenti, tale da farsi ben presto un racconto cinematografico capace di respiro epico, assolutamente internazionale e dal divertimento assicurato.

Parte della critica ha lamentato una scarsa profondità d’analisi rispetto alla psicologia dei personaggi mostrati e raccontati nel film. Verrebbe da domandarsi: quanti e quali film western avete visto e amato nel corso degli anni per lamentare una critica fortemente negativa di questo genere rispetto ad un film che in tutto e per tutto fa suoi quei codici e simboli di morali di ferro, spietatezza e individui laconici?

Il muto di Gallura non è un film privo di difetti, ma è coraggioso e rappresenta una novità guardando al nostro panorama cinematografico, per questo motivo vale la pena di assicurarsene la visione.

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