mercoledì 13 aprile 2022

Bad Luck Banging Or Loony Porn - Radu Jude

 

Sesso sfortunato o follie porno sarebbe il titolo italiano del film in sala, se il film fosse passato in sala, se poi uno lo volesse vedere in romeno il titolo è Babardeala cu bucluc sau porno balamuc.

È’ diviso in tre parti, la prima è bella, prepara il resto, la seconda e la terza sono a loro modo eccezionali.

Radu Jude si conferma regista di serie A.

Un film da non perdere, uno dei migliori dell’anno, tra l’altro Orso d’oro quest’anno a Berlino.

Aspettate i titoli di coda, alla fine ci sono dei ringraziamenti speciali.

buona (porno scolastica romena) visione - Ismaele

 

 

 

L’eclettico regista romeno non rinuncia neppure questa volta a mettere il dito cinematografico nelle piaghe della società romena sia per quanto riguarda i suoi scheletri del passato celati nell’armadio della Storia sia per quanto attiene al falso moralismo di quest’era digitale (e pandemica visto che nel film le mascherine, chirurgiche e non, sono d’ordinanza). Queste ultime finiscono con il diventare facile simbolo di ciò che i suoi connazionali preferiscono occultare. Procedimento che Jude rifiuta alla radice sin dalla prima sequenza del film che è un film porno a tutti gli effetti del quale nulla viene censurato. È il casus belli che accompagnerà, con modalità diverse la tripartizione che segue.

Nella prima seguiamo i movimenti nella città della protagonista prima che raggiunga la riunione dei genitori. Si tratta di un trattato di sociologia urbana nel quale la macchina da presa dichiara a più riprese la propria presenza mostrandoci un ampio catalogo di contraddizioni che innervano la capitale della Romania. Nella seconda assistiamo poi a un dichiarato catalogo (con tanto di ordine alfabetico) di eventi e situazioni debitamente commentate per passare poi alla riunione in cui tutto il peggio della subcultura finisce con l’emergere. Una subcultura che si alimenta oltre che, ovviamente, di sessismo che non origina solo dai maschi, anche di razzismo profondo, di complottismo e di nostalgia di un passato precomunista…

da qui

 

Sicuramente l’opera di Radu Jude è un film “di nicchia”, per quanto possa valere questa definizione, ed è tradizione del Festival di Berlino prediligere opere più autoriali e meno generaliste di quanto facciano, soprattutto negli ultimi anni, festival come Cannes, Venezia o il Sundance. L’impressione generale, guardando questo nuovo Orso d’Oro, è quello di assistere al film di un Marco Ferreri rumeno e contemporaneo, socialmente più empatico e dai colori meno vividi: ci vuole un po’ a entrare nelle logiche un po’ surreali del film, ma una volta trovata una connessione Bad Luck Banging or Loony Porn è un’esperienza cinematografica poco scontata e decisamente mai prevedibile.

da qui

 

La terza parte, denominata “Prassi e insinuazioni (Sitcom)” è ambientata nel cortile dell’istituto dove l’insegnante viene processata dai genitori con l’accusa è di infangare il buon nome della scuola. In una fotografia satura e pop, proprio come quella delle sitcom, i personaggi si muovono come maschere simboliche e il processo assume una valenza farsesca. Viene nuovamente mostrato il filmato porno con reazioni avverse. Ma la discussione fa emergere la violenta cultura patriarcale della società rumena ancora attraversata dall’antisemitismo e dalla irrisolta questione rom. Un personaggio cita anche il bunga bunga di italiana memoria e la cosa di per sé dovrebbe attivare una riflessione anche sulla cultura patriarcale italiana…

da qui

 

Orso d’Oro per il miglior film all’ultima Berlinale, questo Bad Luck Banging or Loony Porn ha un titolo complicato e un inizio in apparenza semplice: sembra che Radu Jude, il regista romeno, ci stia facendo vedere un film porno. Un uomo e una donna stanno facendo l’amore, e fanno in modo, contemporaneamente, che un video li riprenda. Solo che, per una serie di circostanze sfortunate (bad luck) il video finisce su Internet e viene visto da migliaia di persone, compresi gli alunni della scuola in cui la protagonista Emi (Katia Pascariu, molto brava) insegna, e dai loro genitori. Con ragione, Emi teme che scoppi uno scandalo. Ha paura di essere licenziata. Questo lo spunto, desunto da un fatto di cronaca, da cui Radu Jude afferma di essere partito. Il risultato: una commedia anche divertente, ma sostanzialmente amara e provocatoria, che mette il dito sulle piaghe della storia rumena e della Romania odiernaPiaghe multiple, cui si aggiunge la presente pandemia (tutti gli interpreti portano la mascherina e si pratica continuamente il distanziamento sociale).

Il video incriminato è o no un video porno? Dalla risposta a questa domanda dipende la sorte di Emi (sarà licenziata?), ma sorge anche una riflessione sulla natura dell’osceno. Intanto, nella definizione di film porno è implicita la particolare ginnastica che gli attori sono costretti a fare per mostrare alla macchina da presa che i vari tipi di penetrazione stanno accadendo veramente e non sono simulati. Emi e suo marito Eugen non si preoccupano affatto di questo, l’urgenza del loro reciproco desiderio si esprime soprattutto tramite parole. C’è però un particolare atto sessuale che anche nel porno classico è visibile di per sé, non ha bisogno di alcuna acrobazia: è la fellatio, il pompino, il succhiare con la bocca (da parte della donna, ove la coppia sia etero) il membro turgido del partner. È questo l’elemento che scandalizza, e può accomunare il video al porno; ma allora l’interrogativo cambia e diventa: può il porno essere considerato davvero osceno, a fronte per esempio dell’oscenità quotidiana e diffusa di certa pubblicità che invade ogni angolo di strada, tappezza muri e facciate, utilizzando nel modo più sfacciato e turpe le immagini di corpi femminili ridotti a merce?...

da qui

 

Sui titoli di coda di Bad Luck Banging or Loony Porn, Orso d’oro alla Berlinale 2021, Radu Jude ringrazia, tra molti numi tutelari, anche Siegfried Kracauer. L’influsso di questo filosofo (e critico cinematografico) tedesco nel cinema di Jude non può essere taciuto: neanche il regista stesso lo tiene nascosto, al punto che, quando nella seconda parte del film dedicata alle “definizioni” il termine da definire è “Cinema”, è proprio una frase di Kracauer (da “Film: Ritorno alla realtà fisica”) a essere citata, o meglio, incorporata:

“Abbiamo imparato a scuola la storia della Gorgone Medusa dal volto così orribile, coi denti enormi e la lingua sporgente, che bastava la sua vista per tramutare in pietre uomini e animali. Quando Atena istigò Perseo a uccidere il mostro, lo avvertì di non guardarlo mai direttamente in faccia, ma soltanto riflesso nello scudo lucente ch’ella gli aveva donato. Seguendo il suo consiglio, Perseo tagliò la testa della Medusa con la falce, datagli da Ermete. La morale del mito è naturalmente che noi non vediamo, e non possiamo vedere le cose veramente orride perché la paura ci paralizza e ci rende ciechi; potremo sapere che aspetto hanno soltanto guardando immagini che ne riproducono fedelmente l’aspetto. Queste immagini non hanno nulla in comune con le immaginose raffigurazioni che ci dà l’artista di un terrore non visto, ma assomigliano al riflesso d’uno specchio. Ora, di tutti i mezzi esistenti, il cinema soltanto rispecchia veramente la natura. Ecco perché ne dipendiamo per vedervi riflesse cose che ci trasformerebbero in pietra se mai le incontrassimo nella vita reale. Lo schermo cinematografico è il lucido scudo di Atena.”

È difficile pensare al cinema di Jude come qualcosa di diverso dal lucido scudo di Atena grazie al quale cose incomprensibili possono essere comprese tramite un riflesso che le rappresenta, una mediazione riflessiva, un passaggio critico. Sempre di Kracauer è il luogo estetico del cinema come specchio, ma specchio in qualità di oggetto distorcente che può rappresentare la realtà, già di per sé distorta, solo perché veicolo di una doppia negazione liberatrice: il mezzo distorcente compromette il disegno compromesso e indecifrabile del mondo, ottenendo così, da una somma di oscuramenti, un ritaglio di luce. Questa doppia distorsione è propria dell’immagine di Jude, che, per quanto sempre molto firmata da un rigido controllo formale (dalla satira al teatro brechtiano all’uso di materiale d’archivio), genera meravigliose sensazioni di libertà e ampi spazi di pensiero e possibilità, aperture di varchi per lo sguardo. Si prenda questo Bad Luck Banging or Loony Porn, un lavoro dove il processo rappresentativo della distorsione in cerca di verità è analizzato lungo tutto il suo sviluppo: prima nascosta nella prima parte sotto immagini “deboli” e spunti narrativi in continuità con il nostro contatto con il quotidiano – anche pandemico; poi dichiarata nella seconda in forma di definizioni montate assieme tramite un bricolage variopinto; infine ripensata nella terza, naturale sintesi di una dialettica al lavoro per ottenere una rappresentazione in tensione. Emi (interpretata da Katia Pascariu), una professoressa, gira un filmato porno amatoriale con il proprio compagno e il video, sottratto al suo controllo, rimbalza fino ai genitori della scuola dove insegna: la prima parte è il pedinamento della professoressa lungo il paesaggio urbano della Romania odierna, la seconda un catalogo di definizioni attinenti alla vicenda, e la terza l’assurdo processo alle intenzioni della professoressa da parte dei genitori e della preside della sua scuola. In questi tre momenti Jude scrive un trattatello sulla funzione distorcente del cinema come specchio documentario e/o finzionale, tenendo ben presente la forma assunta nel contemporaneo dai mostruosi tentacoli della Medusa: la trasformazione, raccontata lucidamente dalla scuola critica francofortese e dagli studi sul postmoderno, del mondo in un complesso completamente mediatizzato, dominato dal capitale e dal digitale, in cui le vite sono ormai sostituite dalla loro immagine, che è unità minima di un mondo autonomo e automatizzato, in una visione che ha fatto slittare l’essere sull’apparire…

da qui

 

 


  


Nessun commento:

Posta un commento