l'Italia è sullo sfondo di Francesca, e ha una fama pessima, chissà perché.
Francesca non riesce più a vedere un futuro in Romania e decide di partire verso l'Italia, per fare, forse, la badante.
deve lasciare la mamma e il fidanzato, che era entrato in giri strani, con gente senza troppi scrupoli.
il film non lascia scampo per chi inizia a vederlo, dopo non può smettere di vederlo.
un bel film, se lo trovate - Ismaele
…Ben
dialogato e recitato, scandito sul tempo reale dei lunghi piani-sequenza e
delle inquadrature fisse, il film procede senza mai cadere nella trappola della
tesi o del messaggio da gridare al mondo, semplicemente diritto verso una fine
sempre più prevedibile ma non per questo evitabile.
Il capitale investito ha un nome proprio, Monica Birladeanu: nota (come Monica
Dean) negli Stati Uniti, si cala credibilmente nel ruolo di un'ignota (per noi)
trentenne rumena divisa tra i sogni e gli affetti. Il resto è cinema di pochi
mezzi ma più che sufficienti, che non si segnala per novità ma si fa apprezzare
per lo stile sincero e la leggerezza del tocco, nel maneggiare temi di cui è
impossibile negare il peso.
…Se da un lato infatti la decisione della
protagonista è il pretesto per mettere in bocca a diversi personaggi la paura
dei romeni nei confronti degli italiani e non viceversa (con tanto di citazioni
esplicite su fatti di cronaca nera e politica degli ultimi mesi), dall’altro lo
è anche per mettere in scena personaggi e situazioni che descrivono un mondo
fatto sì di difficoltà, corruzione, criminalità più o meno spinta, ma che non
lo è né più né meno di quello relativo ad altre nazioni e che è tutto tranne
che esente da umanità e comprensione.
A Francesca - che non esalta e non colpisce
per particolari guizzi, ma che nemmeno fa lasciare la sala con amaro in bocca o
con fastidio – va di sicuro riconosciuta la schietta sincerità con la quale
racconta la sua storia, la voluta (e provvidenziale, in casi come questo) scelta
di non indugiare nel dramma e nella retorica, nella costante ricerca di un
punto di messa a fuoco che non sottraesse nulla senza dire troppo. E il
risultato è nel complesso dignitoso, pur senza spiccati tratti identitari,
grazie anche all’equilibrio e alla fluida naturalezza della scrittura.
…Dove il film riesce a fare
il suo gioco è nella schiettezza dei suoi interpreti e dei dialoghi che
recitano (e la vittoria della querela della Mussolini farà vedere il film in
versione integrale), con la bellissima Monica Birladeanu a caricarsi, com’è ovvio,
l’intero peso emotivo della pellicola. Pellicola che però, nel suo voler
raccontare presente e ipotesi di futuro, in realtà non fa un passo avanti.
…Con una regia a dir poco acerba, la storia si sviluppa in
tempo quasi reale, registrando passo, passo, i pochi giorni che precedono la
partenza per l’Italia, dove il solito anziano attende la sua badante.
Francesca, bellissima ma un po’ legnosa, spolvera la casa, si dipinge le
unghie, chiede a tutti un parere, consola un amico gay sull’orlo di una crisi
di nervi e ama, incomprensibilmente, Miza, insignificante e codardo ragazzo
minacciato da un boss che gli ha prestato una considerevole cifra per portare a
termine un affare sporco.
Francesca vuole partire, certa di potercela fare e di poter aiutare Miza.
L’impianto narrativo si presenta con momenti di forte
discontinuità, penalizzato ulteriormente da un dialogo di scarsa tenuta, che
esplicita noiosamente ciò che si è già abbondantemente visto o che
scontatamente si può immaginare.
La macchina da presa si muove come se avesse una vita a sé: si incanta e poi
trasale muovendosi in panoramica per seguire un dialogo o un’azione, per poi
riassopirsi nel fisso di inquadrature dalla durata inspiegabile.
Francesca è
un film che partiva con i buoni propositi di un ritratto dal vero, ma che si è
ridotto alla pedante registrazione di una realtà immaginata e di scarso
interesse.
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