un film d'amore nel quale i protagonisti sono una ragazza e un ragazzo che studiano alla Sorbona.
hanno radici fragili, Ahmed. francese di origine algerina, con un padre giornalista che è dovuto fuggire dal suo paese per non essere ammazzato, e vive nella depressione e nell'orgoglio, Farah arriva da Tunisi, e incrociano le loro strade alla facoltà di letteratura.
Ahmed è timido, e si vede, Farah non lo dimostra, ma anche lei lo è, si seguono, si inseguono, si cercano, si lasciano, si ritrovano, galeotta fu la poesia.
hanno quell'età nella quale tutto può essere, tutti sappiamo e lo abbiamo vissuto, vivono all'università, nelle cui vene scorre la cultura, l'amore, il futuro, noi facciamo il tifo per loro, ça va sans dire.
un gran bel film, Leyla Bouzid è davvero brava (qui la sua opera prima).
buona visione, cercatelo e godetene tutti - Ismaele
…Il
film di Leyla Bouzid ha una struttura narrativa molto semplice che, però,
spinge alla profondità del pensiero e della riflessione. Anche lo stile
registico di Una storia d’amore e di desiderio mantiene
quest’attitudine a farsi quasi da parte, diventando sguardo e spettatore di una
crescita personale. In questo modo, dunque, a prendere notevolmente il
sopravvento sono i due ragazzi che, insieme, creano una sorta di melodia prima
dissonante e, poi, sempre più orchestrata. A prima vista, questa potrebbe
sembrare una storia simile a molte altre, concentrata sul mondo giovanile e le
loro difficoltà. In realtà, a rendere questa narrazione insolita ed
interessante è il suo nuovo punto di osservazione.
Solitamente,
infatti, siamo abituati a confrontarci con le problematiche legate all’intimità
e al sesso da una prospettiva esclusivamente femminile. Questa volta, invece,
tutto è rovesciato e il focus è indirizzato sul mondo maschile. In questa
eterna dicotomia dei sessi, dunque, i ruoli sembrano essere completamente
rovesciati. La sicurezza dei sentimenti e del corpo appartengono esclusivamente
alla ragazza, mentre il mondo maschile si trova ad affrontare una serie di
difficoltà nella gestione delle emozioni e della sessualità. Una prospettiva
molto interessante, quella di Una storia d’amore e di desiderio che,
giocando sullo scambio delle parti, per una volta mostra come, nel gioco
dell’amore e del desiderio, spesso non esistono né vinti e né vincitori.
…Da
segnalare la bravura di Sami Outalbali (Sex Education 2) che riesce a
regalarci un’ottima interpretazione, conferendo al suo personaggio quella
freddezza e distacco utili a comprendere il suo mondo interiore. Non è un caso
che Ahmed si ritrovi attorno a sé tutte figure
femminili forti, oltre a Farah, la sua insegnante di letteratura
comparata e sua madre, che si può definire colei che porta i soldi a casa,
mentre suo padre non lavora. Ed è proprio attraverso la descrizione del mondo
femminile che si muove tutta l’opera della Bouzid.
Una
storia d’amore e di desiderio si rivela un’opera capace di descrivere con grande
delicatezza la differenza tra culture, l’amore adolescenziale e la scoperta
della sessualità, grazie ad una solida sceneggiatura e a un cast di attori
tutti in parte, che ci permettono attraverso le loro eccellenti interpretazioni
di cogliere ogni sottile sfumatura del racconto.
Ahmed (Sami Outalbali) è uno studente di diciotto anni con la passione per le letterature comparate. Figlio di esuli algerini, il ragazzo impara presto a mantenersi in equilibrio fra la desolata Banlieue della sua infanzia e Parigi, sorta d’inafferrabile Eden in cui ogni giovane ambisce a perdersi. Il ragazzo conduce effettivamente due vite: la prima di esse si svolge all’interno del proprio feudo domestico, nell’accogliente seppur gelido nido incastonato fra i grattacieli della periferia. Tra le braccia di questa nicchia marginale, Ahmed si sente (suo malgrado) a casa. La quotidianità è fatta di lavoro manuale e piccoli gesti nei quali sonnecchia un mondo lontano – un mondo che emerge a tratti come da un abisso e in cui spiccano tanto la nervosa onniscienza materna quanto l’enigmatico silenzio paterno.
Dall’altro
lato del mondo sorge la Capitale, l’Occidente, l’enorme e sinistro soggiorno
dell’oscuro maniero chiamato Europa. Al centro del salotto tutto pietre e
stradine, arroccata come un forte sul latifondo di un vecchio Signore, emerge
anche l’Università per antonomasia, la Sorbone, con il suo
variopinto popolo di futuri burocrati e filosofi da cafè. Ahmed vi
si accosta pian piano, a passi felpati, spalancando gli occhi come un animale
impaurito e al tempo stesso curioso. In un angolo, Farah (una bravissima Zbeida
Belhajamor, qui al suo esordio sul grande schermo) pare condividere lo
stesso destino: anche lei viene da una terra lontana chiamata Tunisi, anche lei
nasconde il proprio smarrimento nei libri di scuola, anche lei è alla costante
ricerca di un qualcosa che probabilmente giace ancora dall’altra parte del
Mediterraneo. Come si dice in questi casi, les jeux sont faits:
attraverso il loro incontro (tutt’altro che fortuito), i due fuggiaschi
inizieranno a costruire un giardino segreto, un Paradiso terrestre fatto di
poesia e di sogni coniugabili soltanto al condizionale…
…Through a simple and intelligent story, Leyla Bouzid succeeds in A Tale of Love and Desire to address all the complexity of the turbulences animating bodies and minds. A portrait of the hunger of youth that echoes with great resonance, as it mirrors the self-censored aspirations of people living in the margins, where the question of sexuality is also based on unspoken rules. Carried by a duo of actors who are very well cast because full of character, the film hides under its appearances as a classical coming-of-age story a great originality and several levels of social readings, at the intersection of instinct and reflection, repression and liberation. Because to the question of the poet, "Can pure love be consumed? Should it?", life naturally offers its own answers.
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