lunedì 7 marzo 2022

Cyrano - Joe Wright

esiste un'opera teatrale diretta da Erica Schmidt (nel film sceneggiatrice, nella vita moglie di Peter Dinklage), Joe Wright ne ricava un film, girato a Noto, in Sicilia.

tutti gli attori sono bravissimi, ma Peter Dinklage è grandissimo.

la storia di Cyrano viene cambiata un po', mutatis mutandis, e al posto del Cyrano col grande naso c'è Cyrano.

è una grande storia d'amore, e anche un po' antimilitarista (necessaria di questi tempi), c'è una guerra nella quale Cristiano muore, guerra che sembra la prima guerra mondiale, quella dei film di Rosi e Kubrick, tra gli altri, nei quali i soldati sono carne da macello, niente più.

la storia d'amore è sempre quella, ma sempre nuova.

il film è anche un musical, e le canzoni sono bellissime.

e se, come capita a Cyrano nell'ultima lettera, ti cadesse una lacrima non preoccuparti, ai vivi capita.

buona visione - Ismaele

 


 

 

 

 

grazie all’interpretazione generosa di Peter Dinklage, Wright ha dimostrato di avere il coraggio di andare oltre la scontata rappresentazione di un naso esuberante per confrontarsi con una limitazione fisica reale da cui è impossibile allontanarsi. Così, il suo Cyrano è considerato un freak, un mostro, una creatura bizzarra, non certo un eccentrico dal profilo generoso.

Nonostante questo, però, la sua mente brillante gli garantisce un posto nel mondo, un’agilità fisica e una personalità potente. Peter Dinklage veste alla perfezione tutte queste qualità e, attraverso un tormento interiore messo a tacere solo dall’orgoglio e da un amore che si traduce in generosità, trasforma il personaggio in un gigante, diventando il miglior Cyrano del grande schermo. Imbattibile nei duelli ma sconfitto dalla forza dei sentimenti, suoi e di Roxanne, nel silenzio della notte fa risuonare la voce di un romanticismo potente e vibrante, dove la leziosità lirica dei tempi e delle versioni passate lascia spazio a una passione che accende i sensi di chi le ascolta. Il potere di Cyrano è la parola. Quello di Dinklage è la profondità degli intenti, delle intenzioni che fortificano il linguaggio rendendolo concreto eppure poetico senza cavalcare l’inutile retorica dell’apostrofo rosa.

C’è un momento esatto, nel corso del film, in cui ci si rende conto che Wright non ha solo creato la trasposizione cinematografica di un musical ma lo ha riscritto, utilizzando degli strumenti diversi e una visione profondamente personale. Il suo Cyrano è avvolto da un logoro mantello mentre cammina sul campo di battaglia. Il terreno è brullo e innevato mentre il sole sembra quasi oscurato dalla foschia. Nulla di più, nessuna sovrabbondanza di elementi descrittivi. Solamente un uomo circondato da un ambiente quasi irreale dall’aspetto lunare, che sfida la morte per continuare a nutrire l’illusione della donna che ama…

da qui

 

Le emozioni dunque viaggiano alte in Cyrano e abbracciano la teatralità del genere musical in modo così naturale, che anche chi non è vicino al genere può apprezzare la pellicola. Un realismo magico supportato da un montaggio altrettanto rapido, che cattura l’estasi della poesia e l’emozione (ormai quasi perduta) di scrivere e ricevere lettere d’amore: i ritardi e le soluzioni propulsive, il digiuno e le letture bulimiche per poi conservare il tutto in un posto segreto. Non è una storia complicata, ma c’è un motivo per cui continuiamo a tornarci e ad adattarla in mille forme diverse. Riguarda l’orgoglio, il rischio di come tutto ciò che vogliamo è proprio lì, dietro le nostre paure. C’è inoltre una visione del mondo intesa come proprietà unica di movimento e sensazione. La conoscenza sensibile é, dunque, la più elevata; l’intelletto stesso é sensazione, e tale proprietà riguarda tutta la natura…

da qui

 

Nel ruolo di Christian, in nome delle nuove regole hollywoodiane, c'è un attore afroamericano, Kelvin Harrison Jr. e la buona notizia è che è proprio il suo personaggio a sorprendere in positivo, perché finalmente la sceneggiatura gli conferisce una tridimensionalità assente nel dramma di Rostand; così come Roxanne viene reimmaginata come una donna indipendente e volitiva, e non un semplice ricettacolo passivo delle attenzioni altrui, e nel ruolo minore del Conte De Guiche, Ben Mendelshon lascia come sempre il segno.

Altro elemento positivo è la determinazione ad estendere la responsabilità dell'inganno a ciascuno dei personaggi in scena: se nel testo di Rostand Cyrano era il mattatore assoluto, qui diventa la storia di tre comprimari, ognuno con la sua parte di consapevolezza e di colpevolezza.

Il fatto che ad interpretare Cyrano sia Dinklage, e che per questo il "difetto fatale" del protagonista non sia un naso sproporzionato ma un'altezza ridotta, fa sì che quando l'uomo nel duello iniziale descrive la propria esistenza di "freak" e le ferite che gli altri arrecano a chi è diverso dalla norma, le parole cantate da Dinklage risultano particolarmente credibili, e il suo dolore vivo e palpabile…

da qui

 




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