un film Favinocentrico, lui è l'anima del film, è uno dei mostri degli anni '60, ancora non era nato, nel film ha meno di 50 anni, è un trombeur de femmes, non fa che scommettere, e raccontare le sue avventure di una notte e via, un dongiovanni che non si arrende mai, che fa la collezione dei sui successi .
quando Favino è in scena il film fa ridere molto, quando manca il film un po' arranca.
comunque si ride, anche se il tutto poteva essere ancora più graffiante, ma ci si accontenta.
bravissime Vanessa Scalera e Piera degli Esposti, poche battute, ma perfette.
Miriam Leone, pur simpatica e brava, dei quattro è quella che è solo sufficiente, abbastanza prevedibile rispetto agli altri.
il film comunque merita, niente di memorabile, ma non dispiace di sicuro.
buona visione - Ismaele
… Dietro la riuscita di una storia fortemente
improbabile c'era la vis comica e la reputazione trasgressiva del
regista-sceneggiatore-interprete Franck Dubosc,
che tenevano in piedi (perdonate il gioco di parole) il film e riuscivano a
camminare sul filo teso di una comicità lievemente surreale e basata sul
desiderio di trattare argomenti delicati come la disabilità senza moralismi e
falsi pudori.
La versione italiana ha invece un problema di tono, perché alterna bruscamente
le vicende e le caratterizzazioni dei personaggi - in particolare Gianni, che
passa rapidamente dall'essere un cinico sguaiato alla Vittorio
Gassman ad un tenero romantico - senza la necessaria gradualità
e senza quella capacità tutta francese di rompere le righe mantenendo saldo lo
schieramento. Un problema di tono rifratto in tante piccole disattenzioni che
minano ulteriormente la credibilità dell'insieme, già messa fortemente in
dubbio dalla premessa narrativa.
È chiaro che in una commedia la sospensione dell'incredulità è un requisito
richiesto al pubblico, ma all'interno di questa sospensione bisogna potersi
ancorare alla verità emotiva della storia, e in questo Corro da te è
altalenante, benché i due attori protagonisti, Pierfrancesco Favino e Miriam Leone,
facciano del loro meglio per dare credibilità ai loro personaggi.
Più riusciti i "caratteri" minori, come la segretaria Luciana (Vanessa Scalera) e l'amico Dario (Pietro
Sermonti). Un passo sopra gli altri Piera Degli Esposti, alla sua ultima
interpretazione, che in poche battute riesce a toccare la corda giusta, ovvero
quella che avrebbe dovuto sottendere tutto il percorso funambolico del film:
cinica ma di cuore, realista ma capace di riconoscere al volo il potere
salvifico dell'amore…
…Corro da te è un film inscindibile dal suo stesso
protagonista, che media efficacemente con la fonte, rilegge con personalità
alcuni dei suoi momenti chiave, ma soprattutto si appropria con convinzione del
cinismo del suo personaggio, esplorandone le implicazioni a contatto con il
contesto italiano.
Il risultato è un film che, nei suoi momenti migliori,
continua e approfondisce la ricerca che Milani sta conducendo, almeno da un
paio di film, sull’immaginario della ‘commedia all’italiana e che qui lo porta
ad attualizzarne alcuni elementi centrali, dal cinismo all’arrivismo, passando,
ovviamente, per il sessismo, a tal punto che il Gianni di Favino non
sfigurerebbe in una qualche galleria di “Mostri” alla Dino Risi.
Alla lunga il controllo di Favino sul film è pressoché
totale. Non soltanto regola da solo i rapporti tra i personaggi (che sembrano
agire solo in funzione sua) ma a tratti controlla anche il passo del film, come
dimostra il ritmatissimo prologo, che attraverso il solo uso del montaggio,
presenta in poche pennellate il protagonista.
È inevitabile, tuttavia, raggiungere un punto di non ritorno. Corro da te è
talmente inscritto nel suo attore protagonista che questi ne esclude quasi ogni
possibilità di sviluppo al di fuori del suo raggio d’azione. A farne le spese
sono in parte i comprimari, incapaci di imporsi sulla scena se non come
emanazioni della “coscienza” di Gianni, ma soprattutto la co-protagonista
Miriam Leone, che spesso tiene a fatica lo stesso passo di Favino.
E così il film si sfalda, diventa un racconto a due velocità,
ironico, felicemente straniante quando il focus è tutto sul protagonista,
sempre più didascalico e irrigidito man mano che si lascia spazio al
personaggio di Chiara e all’edificante storia d’amore...
…Pur permanendo gli atavici limiti
della commedia contemporanea italiana, almeno quella pensata a uso e consumo
della “massa” (l’uso della colonna sonora appare abbastanza scriteriato, ad
esempio, così come un’immagine fin troppo laccata, perfetta, così rilucente da
apparire artefatta, e priva di profondità), Corro da te riesce a risultare credibile, e a evitare le cadute di
stile in direzione del pietismo. Va detto che alcune delle soluzioni narrative
più interessanti, come la sequenza che vede Gianni a Lourdes redarguito in modo morale da un frate interpretato da Andrea Pennacchi,
sono prese di sana pianta dal film di Dubosc, ma riescono in ogni caso a
mantenere una loro potenza. Dispiace semmai che Milani e il suo team di
sceneggiatori (Furio Andreotti e Giulia Calenda) non abbiano avuto il coraggio
di calcare la mano distaccandosi dall’originale e spargendo su questa storia di
prese in giro e redenzioni un po’ di sana cattiveria, che pure qua e là sembra
emergere. Perché non tratteggiare in modo più severo Gianni, mostrandone in
modo aperto le miserie umane? Il personaggio ne avrebbe guadagnato, e la
commedia avrebbe fatto un balzo in avanti. Sarebbe stato opportuno, con ogni
probabilità, rimanere in linea con la perfidia di Piera Degli Esposti, qui
all’ultima apparizione prima della morte, impegnata nel ruolo della nonna di
Chiara (il personaggio di Miriam Leone) che sibillina saluta così Gianni,
catapultato in casa per essere presentato proprio alla giovane: “T’hanno
incastrato, eh! Avevi puntato la ragazzina e invece ti tocca la paralitica”.
Questa vena caustica avrebbe corroborato l’intero film, che resta invece una
rom-com graziosa, senza dubbio in grado di appassionare il pubblico medio, che
uscirà soddisfatto dalla sala e dopo due settimane l’avrà dimenticata.
…Accanto ai protagonisti un cast eccellente in cui
spicca la bravissima Vanessa Scalera. Inoltre, grande sorpresa e commozione vedere
ancora una volta la grande Piera Degli Esposti scomparsa il 14 agosto scorso, nella sua
ultima interpretazione. Vengono in mente le sue parole: “Io penso che l’attore abbia un compito nella vita, arduo ma splendido:
quello di consolare. Consolarci dei nostri lutti, degli abbandoni, delle
malattie, della vecchiaia e della morte” così simili a quelle di Marlon Brando: “Molte volte mi sono sentito disperato ma guardando un film mi sono
rasserenato, allora ho capito che gli attori danno un grande contributo alla
società”. Per questo ogni volta che vediamo o rivediamo
un film, ogni volta che un film ci fa sognare, porre domande o scoprire mondi a
noi sconosciuti, dovremmo ringraziare gli attori che lo hanno interpretato, i
registi, gli sceneggiatori e tutti coloro che l’hanno realizzato, fino ad ogni
singolo ingranaggio della produzione, fino ai runner che portano i caffè alla troupe…
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