sabato 12 marzo 2022

Dead snow - Tommy Wirkola

avevo letto che Tommy Wirkola era uno bravo.

sarà, ma il film, noioso e ripetitivo, e con mille cose già viste, non sono riuscito a vederlo fino alla fine.

un film inutile.

buona (dimenticabile) visione, ma solo se non hai niente di meglio da fare (e allora non va troppo bene) - Ismaele


 

 

 

Inoltre non solo il film è spesso dozzinale e maldestro, ma ciò che deprime è che al di là delle referenzialità banali, e della scarsa originalità del risultato, la struttura narrativa sia quanto di più prevedibile si sia visto più o meno da vent’anni. E non tiriamo fuori dal cappello l’espressione “omaggio” perché è solo mancanza di idee e talento.
Per cui ecco il breve prologo di morte (che riesce impunemente a passare da Grieg al metal più squallido), il solito grappolo di stereotipi umani (lo studente di medicina goffo e che prova ribrezzo per il sangue, il biondo bello e avventuroso, il tonto appassionato di film di serie Z e via discorrendo) e un primo tempo in cui non accade praticamente nulla fino al primo assalto dei nazisti per poi lasciare spazio alle frattaglie gli ultimi 40 minuti.
Gli effetti di make-up sono spesso quanto di più old-style e grottesco si possa vedere (alla prima vittima gli zombie infilano le dita negli occhi, gli aprono la testa in due come un melone a mani nude e in modo innaturale il cervello schizza in avanti agitandosi per terra; il tutto con gran profusione di protesi e silicone) e non c’è una sola scena (udite, udite) che non sia costruita per far ridere, proprio come da modelli originali, anche di fronte alle efferatezze più spinte (e per quanto riguarda queste, almeno non ci si risparmia, fino ad averne fin sopra gli occhi di seghe elettriche, ventri squarciati, teste ed arti mozzati che volano da ogni parte, gente che si cuce da sola la gola tagliata).
L’unico modo per tollerare la visione di una tale idiozia è entrare nello spirito adatto e devo ammettere che in un paio di sequenze le gag riescono a farti per lo meno sorridere (uno dei protagonisti evita di cadere in un precipizio aggrappandosi agli intestini di uno zombie incastrato contro un albero, mentre un altro zombie cerca di strappargli la faccia a morsi tenendosi alle sue spalle; un altro dei ragazzi si scaglia contro i suoi carnefici incrociando una falce e un martello).
Dead Snow: se rientra tra i vostri gusti una rivisitazione demenziale dello splatter jacksoniano, il film vi divertirà (senza particolari picchi di euforia). In caso contrario gli spettacolari paesaggi (a volte sostituiti da ottimi matte painting) e lo strepitoso concept artistico dei nazisti vi faranno rimpiangere un’occasione sprecata in modo suicida e sorpassato.

da qui

 

 

Cold Prey continuava con la sua imitazione del meglio e del peggio del teen slasher medio americano facendoci la grazia di mostrarci, nonostante le temperature basse, una bella ragazzotta del posto in mutande.
Dead Snow non ci fa questo favore, ma ha in compenso la seguente pensata: “Ma se al mostro di turno gli facessi indossare un bel cappottino nazi? Diventa DIVERSO!”. E su questa allucinazione infila bello pimpante l’ultima mezzora, ricordandosi appena in tempo di avere una premessa ridicola (zombi nazi!) e chiudendo con 10 minuti cartoon-splatter scuola Jackson/Raimi.
Insomma, gran delusione.
In Norvegia hanno imparato a confezionare dei bei prodottini professionali, ma è proprio meglio che mi facciano un fischio quando hanno anche delle idee. Vere.

da qui

 

Il canovaccio è estremamente semplice e con un senso di dejà vu esplicito tanto che gli attori stessi, nei primi minuti, ammettono citando Venerdì 13 che nei film dell’orrore il gruppetto di ragazzi come loro finisce per non spassarsela troppo. Gli stereotipi più classici ci sono tutti.

Cliché 
a valanga: il belloccio in attesa della sua compagna (già ridotta a carne da macello prima ancora di cominciare), lo studente di medicina che non sopporta la vista del sangue, l’idiota linguacciuto e il ciccione dalla battuta facile. E anche sul fronte femminile calma piatta: la naturalista, la romantica e la scream queen con poco cervello e molti acuti.

Si parte con il freno a mano tirato (mettetevi pure comodi perché nei primi quaranta minuti di azione non se ne parla), ma già dalle prime scene si capisce che la pellicola non si prende per niente sul serio. Fra riprese del tutto quotidiane di divertimento nella baita di montagna (birra e giochi di società), riprese da sit-com televisiva e l’immancabile vecchio scontroso che rivela leggende paurose, tutto fila via liscio. Troppo. Poi appaiono i nazi-Zombie. E da qui il film diventa un delirio di sangue…

da qui

 

 

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