avevo letto che Tommy Wirkola era uno bravo.
sarà, ma il film, noioso e ripetitivo, e con mille cose già viste, non sono riuscito a vederlo fino alla fine.
un film inutile.
buona (dimenticabile) visione, ma solo se non hai niente di meglio da fare (e allora non va troppo bene) - Ismaele
… Inoltre non solo il film è spesso dozzinale e
maldestro, ma ciò che deprime è che al di là delle referenzialità banali, e
della scarsa originalità del risultato, la struttura narrativa sia quanto di
più prevedibile si sia visto più o meno da vent’anni. E non tiriamo fuori dal
cappello l’espressione “omaggio” perché è solo mancanza di idee e talento.
Per cui ecco il breve prologo di morte (che
riesce impunemente a passare da Grieg al metal più squallido), il solito
grappolo di stereotipi umani (lo studente di medicina goffo e che prova
ribrezzo per il sangue, il biondo bello e avventuroso, il tonto appassionato di
film di serie Z e via discorrendo) e un primo tempo in cui non accade
praticamente nulla fino al primo assalto dei nazisti per poi lasciare spazio
alle frattaglie gli ultimi 40 minuti.
Gli effetti di make-up sono spesso quanto di più
old-style e grottesco si possa vedere (alla prima vittima gli zombie infilano
le dita negli occhi, gli aprono la testa in due come un melone a mani nude e in
modo innaturale il cervello schizza in avanti agitandosi per terra; il tutto
con gran profusione di protesi e silicone) e non c’è una sola scena (udite,
udite) che non sia costruita per far ridere, proprio come da modelli originali,
anche di fronte alle efferatezze più spinte (e per quanto riguarda queste,
almeno non ci si risparmia, fino ad averne fin sopra gli occhi di seghe
elettriche, ventri squarciati, teste ed arti mozzati che volano da ogni parte,
gente che si cuce da sola la gola tagliata).
L’unico modo per tollerare la visione di una
tale idiozia è entrare nello spirito adatto e devo ammettere che in un paio di
sequenze le gag riescono a farti per lo meno sorridere (uno dei protagonisti
evita di cadere in un precipizio aggrappandosi agli intestini di uno zombie
incastrato contro un albero, mentre un altro zombie cerca di strappargli la
faccia a morsi tenendosi alle sue spalle; un altro dei ragazzi si scaglia
contro i suoi carnefici incrociando una falce e un martello).
Dead Snow: se rientra tra i vostri gusti una rivisitazione demenziale dello splatter
jacksoniano, il film vi divertirà (senza particolari picchi di euforia). In
caso contrario gli spettacolari paesaggi (a volte sostituiti da ottimi matte
painting) e lo strepitoso concept artistico dei nazisti vi faranno
rimpiangere un’occasione sprecata in modo suicida e sorpassato.
…Cold Prey continuava con la sua imitazione del meglio e del peggio del teen
slasher medio americano facendoci la grazia di mostrarci, nonostante le
temperature basse, una bella ragazzotta del posto in mutande.
Dead Snow non ci fa questo favore, ma ha in compenso la seguente pensata:
“Ma se al mostro di turno gli facessi indossare un bel cappottino nazi? Diventa
DIVERSO!”. E su questa allucinazione infila bello pimpante l’ultima mezzora,
ricordandosi appena in tempo di avere una premessa ridicola (zombi nazi!) e chiudendo
con 10 minuti cartoon-splatter scuola Jackson/Raimi.
Insomma, gran delusione.
In Norvegia hanno imparato a confezionare dei
bei prodottini professionali, ma è proprio meglio che mi facciano un fischio
quando hanno anche delle idee. Vere.
…Il canovaccio è estremamente semplice e con un senso
di dejà vu esplicito tanto che gli attori stessi, nei primi
minuti, ammettono citando Venerdì 13 che nei film dell’orrore
il gruppetto di ragazzi come loro finisce per non spassarsela troppo. Gli
stereotipi più classici ci sono tutti.
Cliché a valanga: il belloccio in attesa della sua compagna (già
ridotta a carne da macello prima ancora di cominciare), lo studente di medicina
che non sopporta la vista del sangue, l’idiota linguacciuto e il ciccione dalla
battuta facile. E anche sul fronte femminile calma piatta: la naturalista, la
romantica e la scream queen con poco cervello e molti acuti.
Si parte con il freno a mano tirato (mettetevi
pure comodi perché nei primi quaranta minuti di azione non se ne parla), ma già
dalle prime scene si capisce che la pellicola non si prende per niente sul
serio. Fra riprese del tutto quotidiane di divertimento nella baita di montagna
(birra e giochi di società), riprese da sit-com televisiva e
l’immancabile vecchio scontroso che rivela leggende paurose, tutto fila via
liscio. Troppo. Poi appaiono i nazi-Zombie. E da qui il film diventa un
delirio di sangue…
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