lunedì 13 dicembre 2021

Don't Look Up - Adam McKay

qualche anno fa Don't Look Up sarebbe stato considerato un film di fantascienza, adesso è "solo" un film praticamente di cronaca.

non è colpa della fantascienza, è che la realtà corre sempre più veloce.

i riccastri che salgono sulle astronavi già esistono, il nepotismo dei potenti anche, la scienza negletta e ignorata se non conviene alla politica pure, il dominio delle televisioni e dei social media cresce tutti i giorni, l'avidità del capitalismo è senza freni, una Casa Bianca che è solo un luogo per utili idioti, insomma niente di nuovo.

in questo film due astronomi (Jennifer Lawrence e Leonardo DiCaprio) scoprono che un meteorite sta per colpire la Terra, ma il loro allarme finisce nel tritacarne della politica (Meryl Streep e Jonah Hill), della tv, dei social, tutti hanno gli occhi incollati sull'oggi, sul telefonino, ciechi e sordi all'evidenza.

Adam McKay è un regista davvero bravo, una sceneggiatura a orologeria e attori eccezionali confezionano un film che fa ridere e pensare, ma anche arrabbiare.

il film è prodotto da Netflix, intanto è in sala, capirete perché è meglio in sala che alla tv, intanto andateci e godetene tutti.

buona visione (con la fine del mondo incorporata) - Ismaele


ps: qualche anno fa è apparso un film su un meteorite enorme che avrebbe colpito la Terra, il grandissimo e terribile Melancholia, di Lars von Trier 

 

 

La scoperta di una cometa pronta a distruggere la Terra è un elemento di suspense capace di creare un clima di tensione estremo. È ciò che pensano i protagonisti, infatti, che da subito vanno nel panico. Kate e Randall sono due persone normali; insicuri ed increduli dinanzi ad una scoperta del genere sono costretti a reinventarsi pur di avvisare il mondo della minaccia. Il bello però è proprio questo. Il clima di tensione non si crea e non è un errore del film, bensì l’elemento sul quale si vuole giocare. Oggi siamo a conoscenza dei maggiori problemi della Terra, in particolare la crisi ambientale, eppure nessuno sembra importarsene. Ciò che vediamo sullo schermo in chiave satirica e comica, non è nient’altro che una spaventosa metafora della realtà. I protagonisti sono costretti ad affrontare l’ignoranza, l’arroganza e la strafottenza di un pianeta che sembra intenzionato ad esplodere più che a salvarsi.

Adam McKay ne ha per tutti e tira in ballo il giornalismo, la politica, i social network e chi più ne ha più ne metta. Ciò che ne esce è un ritratto (proprio perché anche se esagerato, non c’è nulla di falso) della società in cui viviamo; solo che vista dall’esterno fa ancora più paura. Le persone prestano maggiore attenzione alle relazioni tra popstar che alla fine del mondo, i giornalisti scherzano sule stelle cadenti ed i social ridicolizzano attraverso i meme le parole degli astronomi. È un po’ come quando i dottori vanno in televisione a parlare del vaccino e sostanzialmente non si è mai sicuri di ciò che si ascolta. Oggi tutti siamo esperti di tutto, tanto che la parola verità ha perso di senso. Saremmo capaci di negare la fine del mondo anche se l’avessimo dinanzi ai nostri occhi, per cui, forse, un po’ ce la meritiamo…

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Per quanto possa suonare esagerato o iperbolico, Don't Look Up purtroppo non è un film di fantascienza, e dico “purtroppo” perché le situazioni che rappresenta appartengono tutte a questa sciagurata parentesi pandemica, tra gente che nega o si accapiglia. Dopo La grande scommessa, che processava “for dummies” la crisi economica scoppiata a ridosso del 2007, Adam McKay prova ad applicare lo stesso trattamento al presente azzeccandoci in larga parte, ma infilando di tanto in tanto qualche faciloneria e andando un po’ troppo per le lunghe. Detto questo, comunque, promosso e ad avercene.

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Don't Look Up è un'opera capace di non prendersi sul serio, scritta con l'intelligenza e l'ironia di un autore in grado di trasformare il dramma in una satira piacevolmente grottesca. In poco più di due ore di visione Adam McKay riversa tutto il proprio livore nei confronti delle contraddizioni americane, nella maschera patinata e doppiogiochista della politica, nella messa a nudo di una post verità scomoda e onnipresente, nel realismo di un presente parallelo e possibile. Lo fa con una scrittura capace di poggiarsi su un numero indefinito di stereotipi mai banali e spiazzatamente attuali, per quanto costantemente sopra le righe.

Lo fa, soprattutto, con i volti di DiCaprio e della Lawrence, che portano in scena le uniche coscienze drammatiche di quella giostra volutamente ridicola e sfarzosa che è il mondo, troppo occupato a farsi tenere con la testa abbassata pur di non alzare gli occhi al cielo per scovarvi la tremenda e apocalittica verità imminente. Dont' Look Up è un film virtuoso non soltanto sul piano dello stile narrativo e dell'invettiva sociale e politica, ma anche su quello formale: quello di McKay è un occhio che guarda all'avvicinarsi della distruzione planetaria con l'amore di chi osserva la natura e i suoi protagonisti, realmente presenti nella messinscena con frequenti e improvvisi intermezzi, ma anche di chi condanna una passerella mediatica fatta di bias di conferma e misinformation…

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…Don’t Look Up sbatte in faccia agli Stati Uniti una realtà fattuale: non sono i salvatori del mondo, anzi, tutt’altro!

Hollywood ha da sempre spinto su un’idea reazionaria di America salvatrice del mondo (da alieni, da guerre, da calamità naturali) prendendo spesso in giro altre realtà e altri popoli (noi italiani fermi agli anni ’50, per esempio). Ora che McKay sbatte in faccia agli americani di che pasta sono fatti ecco che le critiche piovono…

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McKay’s filtering of the details of the 2008 financial meltdown and Dick Cheney’s war crimes into simplified, bite-sized chunks of information, while often heavy-handed and condescending, was at least in the service of elucidating complex, real-world events. With Don’t Look Up, the fictionalized central conceit, which mirrors the perils of climate change, never achieves any such complexity. And the filmmakers use it not as a means to enlighten their audience about imminent impacts to human life, but rather to berate them for supposedly doing nothing about it. The film’s satire, while intermittently funny, rarely moves beyond the surface level of its sociopolitical commentary. Even worse, it seems tailor made to preach almost exclusively to a liberal choir, and at the mocking expense of everyone else…

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Don’t Look Up , nuovo film di Adam McKay può contare un cast di altissimo livello tra cui spicca il nome di Meryl Streep, da molti attori considerata la più grande attrice vivente. Per questo motivo sul set del film diversi colleghi, come Jonah Hill e Jennifer Lawrence, si rivolgevano a lei con l’affettuoso soprannome di G.O.A.T. Per chi non lo sapesse questo acronimo sta per Greatest of all times, più grande di tutti i tempi. Tuttavia la parola goat in inglese significa anche capra. Cosa ben nota praticamente a tutti tranne che alla grande attrice che per molto tempo ha pensato che i suoi colleghi la paragonassero all’animale. A raccontarlo sono stati, in due sedi diverse, la Lawrence e Hill…

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Come ci ricorda una citazione di inizio film dell’umorista Jack Hardey, scuola Saturday Night Live, “quando muoio, voglio farlo serenamente nel sonno come mio nonno. Non urlando di terrore come i passeggeri della sua macchina”. 

La politica è talmente incancrenita in piccoli rituali e automatismi da perdere completamente il senso della realtà, per spiacevole che sia. Non manca l’esposizione del paradosso della società dell’apprezzamento istantaneo, riflesso puramente istintivo che porta a cliccare, un cuore, un like, senza pensarci. Per non parlare dell’ondata di imprenditori illuminati dall’etica, con uno straordinario Mark Rylance fra Elon Musk e Steve Jobs, dal sorriso stampato e il tono di voce zen, campione intergalattico irresistibile della doppia morale.

Pur uscito in epoca pandemica, Don’t Look Up è un grido d’allarme sull’ambiente, anche se si adatta alla grande a molte altre problematiche esplose ancora più recentemente, come la pandemia. Tutto bene, no panic. Ma non c'è più il pulsante "fine di mondo" nella sua confortante concretezza. Oggi il rischio di autodistruzione è smaterializzato, come molta parte della nostra quotidianità e delle paure per il futuro.

Aiuto, voglio scendere, ma prima meglio guardare anche in basso, oltre che in alto. Ci voleva un comico come McKay per farci ridere di terrore.

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1 commento:

  1. https://cinereverso.org/condiciones-para-una-exitosa-pelicula-critica-con-el-capitalismo/

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