domenica 26 dicembre 2021

J'ai perdu mon corps - Jérémy Clapin

quando citofonano per la pizza potrebbe essere Naoufel, con ancora le due mani.

una mano non si rassegna a morire e ci accompagna dal suo padrone, e così riusciamo a conoscere la storia di Naoufel e di Gabrielle e del nonno.

una bellissima storia, con un'animazione di serie A, non ti annoi neanche un secondo.

cerca questo film, se ti vuoi bene.

buona visione, per mano sola - Ismaele


 

 

 

La particolarità di molte scene è che sono quasi completamente prive di dialoghi: le parole spesso non servono affatto, il dialogo è profondamente sintonizzato sulla natura fredda e combattiva della vita urbana, accattivante, travolgente, dura. Dov’è il mio corpo? non è tanto una storia d’amore quanto una storia su come affrontiamo una tragedia, una meditazione profonda sulla separazione, sul dolore, una storia originale e stravagante che riesce a toccare il cuore.

La storia non offre un finale conclusivo, neanche lontanamente; sceglie contrariamente di terminare il suo viaggio con una scena emblematica, in cui tutti i pezzi e i segmenti narrativi riescono in un certo senso a trovare una direzione coerente. Naoufel è uno scrigno di pensieri, dolori e rimpianti che sono rinchiusi negli oggetti, come il suo registratore di cassette d’infanzia, nei suoi ricordi, nella vista della città dal tetto di un edificio abbandonato, in un gesto, nel coraggio di tentare un’impresa irrazionale. Dov’è il mio corpo?, senza rispondere mai davvero a nulla, ci apre a uno scrigno infinito, profondo e inestricabile di possibilità

da qui

 

in questa struggente narrazione a rebours la realtà assume contorni del tutto stranianti, dacché a mostrarcelo è la ‘interiorità’ di una mano. Lo confermano il regista Jérémy Clapin e l’autrice Guillaume Laurant (che hanno anche lavorato insieme alla sceneggiatura), affermando che l’esperienza umana viene qui riletta attraverso un nuovo “vocabolario fisico per trasmettere emozioni, poiché non ha occhi né espressioni” chi ce la descrive. Nonostante ciò, il mondo che viene raffigurato nei 90 minuti scarsi (e forse non sufficienti) di Dov’è il mio corpo? è incredibilmente coinvolgente, totalizzante, quasi riuscisse a toccare e far risuonare corde nascoste e intime dell’animo dello spettatore. Come se attraverso il concreto, la cognizione tattile delle cose e del creato, ci fosse trasmessa la loro anima e il loro significato profondo, di cui l’arto tagliato sembra aver infine compreso il mistero.

Il centro di tutto è l’amore, quello delicato e struggente di Naoufel per Gabrielle, che si sviluppa attraverso un susseguirsi di frammenti di quotidianità e di memoria. All’apparenza inno malinconico a un fatale destino (d’altronde è raccontato a ritroso, quindi tutto è già accaduto e inevitabile), il sentimento riprodotto con brevi e pregnanti tocchi, riesce a stravolgere ogni determinismo. Una sensibilità unica, un tratto distintivo e meraviglioso, sia per i personaggi che per gli scenari urbani e i particolari, in ultimo – e soprattutto – un racconto poetico che contiene insieme tragedia e speranza, Dov’è il mio corpo? non può che commuovere, senza però indulgere mai in facili patetismi o in inutili prosaicità…

da qui

 

Con el fin de reducir el peso conceptual de la película, paralelamente a esta historia se describe el pasado y cómo aconteció el trágico accidente que llevó a un chico a quedarse sin mano, utilizando para ello la alternancia de escenas en color con el blanco y negro.

Un diseño de la imagen muy detallado hace que por instantes dejemos de lado que se trata de animación, puesto que el realismo es asombroso. Asimismo realiza una composición de planos magistral, focalizando el interés de cada escena sobre el punto clave y estudiando pormenorizadamente dónde posicionarse para elaborar la secuencia perfecta, con encuadres muy arriesgados.

La música de Dan Levy armoniza el discurso y hace que las escenas fluyan sin torpeza, dando un ritmo constante al filme que no decae en ningún momento…

da qui

 

doptant une structure kaléidoscopique, Jérémy Clapin livre une œuvre audacieuse qui nous permet de découvrir une magnifique histoire uniquement constituée de fragments d’une vie. Tandis que nous suivons la quête assez surréaliste de cette main tranchée qui cherche à retrouver son corps, nous découvrons l’histoire bouleversante de Naoufel, jeune orphelin dont l’aventure amoureuse avec la jolie Gabrielle va réveiller des blessures enfouies depuis trop longtemps.

En s’affranchissant de toute forme de linéarité, Jérémy Clapin opte pour un montage qui fonctionne par associations d’idées ou de sensations. Ainsi, tel détail dans le décor nous entraîne plus de quinze ans en arrière, tel son nous ramène au réel ou nous propulse dans la dimension du rêve, faisant de J’ai perdu mon corps une expérience sensorielle unique en son genre…

da qui

 

La vida del dueño de la mano. Naoufel, tuvo una infancia trágica extendida en un principio de adultez tan lamentable como desolador. La pérdida de una mano siempre va a ser una mala noticia, pero con cada flashback vamos a ir aprendiendo nuevas razones por las que aquel accidente va a golpear aún más fuerte de lo que uno inicialmente podría pensar.

El guion encuentra un buen ritmo de entrada, un reto siempre presente en animaciones que se sienten demasiado cómodas a la hora de expresar fisicalidad visual y muy a menudo quedan a la deriva cuando a los personajes les toca desarrollar la narrativa. La simple estructura de ir saltando de humano a mano y viceversa podría haber servido como simple comodidad o facilismo pero gracias a la dirección de Jérémy Chaplin también logra mejorar cada una de sus secuencias con el simple hecho de contextualizarlas con el resto del film.

Es una historia que se nutre de ser contada en un medio audiovisual, y no es ninguna exageración decir que hubo muy pocas historias tan bien dirigidas en el último año. No es un demérito de este 2019, excelente grupo de meses para el cine que solamente será propiamente valorizado en retrospectiva, sino un triunfo por parte de Chaplin al igual que los animadores que crearon desarrollaron un relato tan bello y personal de la forma justa…

da qui

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento