una storia d'amore fra Jeanna e Jean, quando il signore-padrone aveva il potere di vita e morte su ciascun suddito.
Jeanna è una donna forte, orgogliosa e bella, e non si arrende al volere del signore-padrone.
affronterà vicissitudini inenarrabili e come tutte le streghe del mondo finirà sul rogo.
il film è tratto da un libro di Jules Michelet sulle streghe nel medioevo.
il film è un capolavoro, guardatelo e godetene tutti, nessuno chiederà indietro il tempo dedicato a Belladonna of sadness.
buona (psichedelica e imperdibile) visione - Ismaele
QUI il film completo, in giapponese, con
sottotitoli in portoghese
Uno dei migliori film d’animazione mai visti, non lasciatevi
ingannare dal fatto che sia definito “erotico”, dato che il tema della
sessualità è solo un mezzo.
Jeanna e Jean sono due innamorati, purtroppo molto
poveri, ma la ragazza decide di donare il proprio corpo al diavolo per far
ottenere a suo marito la carica di esattore delle tasse. Jeanna viene accusata
di stregoneria e cacciata dal villaggio.
Il diavolo in questo caso, rappresentato in una forma
chiaramente fallica, è simbolo dell’emancipazione femminile, della scoperta del
proprio corpo, che in effetti viene ancora definita “peccato” nel 2017.
L’erotismo non punta ad eccitare lo spettatore, ma a sconvolgerlo, non ci sono
rappresentazioni esplicite degli atti sessuali, ma simboliche, come nella scena
dello stupro nei primi minuti di film, talmente bella da togliere il fiato.
L’estetica è eccezionale, ispirata all’arte occidentale, soprattutto Klimt, ma
allo stesso tempo la staticità richiama i disegni del periodo Edo. Sono
presenti delle scene che sembrano fuori luogo, la rappresentazione di un trip
di allucinogeni con personaggi venuti direttamente dagli anni 60, quando il
film dovrebbe essere ambientato nel periodo medievale, la spiegazione però è
semplice, la Belladonna, da cui prende il titolo, è una pianta che causa
allucinazioni.
Potrei parlarne per ore, ma forse non saprei come
rendergli giustizia, perché questo film è pura e semplice arte, dovrebbe stare
nei musei d’arte moderna. Dovrebbe essere assolutamente un cult, una pietra
miliare dell’animazione giapponese e tutti dovrebbero vederlo.
Belladonna of Sadness es una
magnífica e imprescindible película japonesa de dibujos de animación erótica
para adultos. Realizada en 1973 ahora es recuperada ésta obra maestra olvidada
durante décadas tras su fracaso comercial. Maravillosas secuencias de dibujos
con estilo gráfico europeo con influencias afortunadas. La banda sonora es
magnífica y el guion muy bien secuenciado.
…Basato sul romanzo La strega (1862)
dello storico francese Jules Michelet, il discorso allegorico è chiaro: la
repressione sessuale è lo strumento con cui i poteri profani e religiosi si
servono per incatenare le coscienze, dunque i corpi e le cose. La strega è solo
una donna diversa la cui rivolta, nata dal dolore, diventa per gli altri
un'affermazione di libertà e giustizia. La lotta contro l'oppressione è
attribuita a Satana. Lo stile grafico coniuga l'acquerello e la pittura a rullo
dell'antico Giappone con rimandi all' art nouveau , stemperati in un
astrattismo cromatico suggestivo e, a lungo andare, stucchevole. Bizzarra anche
la musica di Masakiko Sato, affidata a un jazz lamentoso. Ambizioso e
diseguale.
Prodotto da Osamu Tezuka,il terzo film della
trilogia femminista inaugurata con "La principessa e lo stregone" e
"Kureopatora".Dal romanzo "La strega" di Jules Michelet,un
meraviglioso e soprendende film d'animazione costituito in prevalenza da
immagini pittoriche di stili differenti(collage,gouache,acquerello),con
momenti di movimento interni da parte della macchina da presa,e dialoghi
costantemente fuori campo.Il che lo rende un anime sui generis,straniante ed
ammaliante nella sua mescolanza di rimandi(pop,fumetto francese avangarde,Bruno
Bozzetto,psichedelia alla "Yellow Submarine",Koji
Wakamatsu,Jodorowsky e i quadri di Klimt e Schiele) suggestioni oniriche e
squarci carnali all'hard astratto. Evidenti le allusioni a temi
contemporanei quali il protofemminismo, la psichedelia lisergica,la liberazione
sessuale e la condanna a ogni sorta di restrizione e bigottismo incarnate dal
potere borghese e dalla religione inquisitoria.Ed ovviamente,al maschio
prevaricatore e fallocrate, di cui il demone(doppiato da Tatsuya Nakkadai) con
la sua forma ne è un'evidente allegoria.Stupende musiche jazz di Masahiko
Sato.Tra le sequenze memorabili,la violenza iniziale ai danni di
Jeanne,l'amplesso col demone e l'orgia durante il sabba.Un capolavoro
assoluto,che dopo la proiezione al festival di Berlino sparì fino ai primi del
2000,per poi essere messo in circolazione in pessime versioni disastrate,e solo
nel 2016 ha subito un restauro decente ed è stato pubblicato in Blu-ray in
Francia e negli USA.Da noi tanto per cambiare,è rimasto inedito.... https://www.mymovies.it/film/1974/belladonna/pubblico/?id=1122823
…Kanashimi no BellaDonna è un vero e proprio
inno al potere femminile. Un manifesto potente, disegnato e riempito
da tutti i colori possibili ed esistenti, dai più scuri a quelli più chiari,
fino all’accecante bianco facente sfondo alla sequenza finale. Una polifonia
che mette in risalto le mille sfumature che posseggono l’animo umano e più precisamente
quello femminile, pronto a esplodere in un’epoca in cui le donne più
coraggiose, quelle pronte a vivere la propria vita con la propria personalità
venivano additate come streghe. Ritroviamo in Jeanne una Giovanna
d’Arco fatta e finita, non perché ella voglia combattere in nome di
Dio, quanto per il martirio che continua a subire nel corso della storia.
Jeanne prova con tutta se stessa a comportarsi secondo le regole imposte dalla
società di quei tempi, ma la sua voglia di proteggere l’uomo che ama e la sua
volontà di farsi strada senza paura la rendono troppo “vivace” e pericolosa. Un
altro aspetto interessante che va a cozzare con le regole del tempo è come sia
Jeanne a prendersi cura di Jean: non è la classica donzella vulnerabile, non si
fa difendere dal marito, non è indifesa in attesa di protezione e non ha
nessuna pretesa a riguardo anzi, elargisce la sua forza e la sua volontà nel
continuare a proteggere l’uomo che ama.
E’ lei che pur di non vedere Jean soffrire afflitto dalle
proprie debolezze, continua a reinventarsi. Il patto con il
Diavolo si fa sempre più accurato e vicino. Ogni volta che dona il suo
corpo al re delle tenebre (e con esso un pezzo della sua anima), Jeanne riesce
a risolvere situazioni famigliari disperate. Durante la guerra (e quindi
l’assenza del sovrano e di molti uomini del villaggio) diventa usuraia. Gira
per il villaggio vestita di verde (ai tempi visto come il colore dei
potenti/sovrani e quindi del diavolo) e va in giro a prestare denaro per poi
riprenderlo con gli interessi. Si arricchisce. E’ lei a portare la
grana in casa. Dinanzi a una potenza tale il marito rimane sempre più
nell’ombra, avvizzito e arreso, schiavo dell’alcol, è inerme e attonito di
fronte a una tale forza della natura…
…L'impressionante scena del rogo finale
ha molte analogie figurative con la Passione di Cristo, la donna sarà infatti
crocifissa e successivamente fatta bruciare, il suo amato Jean tenterà di
ribellarsi, ma verrà ucciso da una lancia di un soldato che si conficcherà nel
suo costato, e l'ultimo sottile e poetico riferimento alla Passione sarà
l'immagine della folla che comincerà a tremare come un'onda sismica non appena
i due amanti moriranno. Ma quel terremoto si rivelerà essere di natura
emozionale: è l'ira del popolo che verrà prontamente stemperata dalle
minacciose lance dei soldati. Ma c'è un altro ma, i volti delle donne del
popolo diverranno quelli di Jeanne, che incarneranno, simbolicamente, lo
spirito sovversivo di tutti i futuri mutamenti sociali che porteranno alla
rivoluzione francese. Yamamoto gestisce con intelligente e provocante audacia l'iconografia
cristologica per costruire una parabola sovversiva sulla rivoluzione.
Il film, ad una prima lettura, potrebbe
sembrare un omaggio al movimento di liberazione sessuale, ma sarebbe
semplicistico definirlo tale, perché è molto ma molto di più di questo. Non è
un caso che abbia persino suscitato parecchia indignazione da una parte del
pubblico femminile, che ha bollato il film come anti-femminista e promotore di
una "cultura dello stupro". I motivi sarebbero imputabili allo
sguardo onnisciente maschile che filtra tutto l'immaginario della storia: la
figura di Jeanne è sempre erotizzata, il suo corpo è continuamente violato per
gran parte della durata del film e la sua libertà, la sua emancipazione
femminile dipende esclusivamente da Satana che tenta in tutti i modi di
dominarla. In sintesi, il pene del barone detiene il potere
del mondo medievale e quello stesso mondo viene sovvertito dal pene di
Satana. Questa visione fallocentrica risulterebbe così degradante per il genere
femminile. In realtà se mettessimo da parte tali conclusioni e analizzassimo
attentamente il film capiremmo che Satana viene presentato chiaramente come una
parte dell'Io della protagonista, ed è essendo la protagonista
eterosessuale, il suo immaginario erotico, il suo desiderio sessuale non può
che essere indirizzato verso un uomo e i suoi genitali, oltretutto ciò che
frena la protagonista dal fornicare con Satana non è certo l'assenza di piacere
o la mancanza di consenso (inizialmente è divertita da quella piccola forma
fallica), ma il suo senso di colpa, inculcato proprio da quella stessa morale
cristiana che impone ai suoi sudditi il coito completo, esclusivamente
finalizzato alla riproduzione e all'interno di una relazione matrimoniale
monogama. La protagonista grazie a Satana scopre il piacere delle zone erogene
del suo corpo, ma scopre anche la sua parte maschile, scopre così di poter
avere un posto, un ruolo, un potere nel mondo, esattamente come è possibile per
un uomo. Una visione diametralmente opposta alle accuse di sessismo, ma neanche
prossima ad una visione libera da qualsiasi assoggettamento del dominio
maschile. Ma sta proprio qui la potenza tragica dell'opera, Jeanne non è altro
che una Proserpina che lotta continuamente per la sua libertà, spaccata e
contesa letteralmente tra due mondi. Tracce del patriarcato vivono ancora oggi,
fuori e dentro di noi, hanno persino attraversato gli oltre duecento anni che
ci separano dalla rivoluzione francese, come una maledizione senza fine.
"Belladonna of Sadness" è un film oscuro, maledetto, controverso,
capace ancora oggi di suscitare un'enorme quantità di emozioni e riflessioni
contrastanti, è un film che sfugge disinvoltamente ad una chiave
interpretativa, non puoi tentare di addomesticarlo, come succede solo con i
grandi capolavori.
…Belladonna of Sadness è un'opera innanzitutto psichedelica, pregna di un
erotismo simbolico, che si avvale di veri e propri trip allucinogeni che
mostrano immagini e personaggi usciti direttamente dagli anni sessanta,
immagini grottesche e anacronistiche che rappresentano orge e sabba dal potere
sovversivo e mai di natura edonistica, sequenze con in sottofondo brani degni
dei Love o dei Jefferson Airplane. Psichedelia
ma non solo, l'animazione è raramente fluida e scarsa, le immagini sono
perlopiù statiche dove i colori e le forme dei fondali e dei personaggi
richiamano vividamente l'arte espressionista, Egon Shiele ma anche la
secessione viennese e Gustav Klimt e l'iconoclastia nipponica del periodo Edo.
Non è certamente un caso che un'opera che prende così duramente posizione
contro l'autorità e il potere costituito sia disegnata in un modo che richiama
l'"arte degenerata".
Sesso e potere, libertà e autorità,
Satana e il martirio. Repubblica contro tirannia. Il Diavolo non è più il
maligno, è un rivoluzionario.
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