mercoledì 22 dicembre 2021

Belladonna of sadness - Eiichi Yamamoto

una storia d'amore fra Jeanna e Jean, quando il signore-padrone aveva il potere di vita e morte su ciascun suddito.

Jeanna è una donna forte, orgogliosa e bella, e non si arrende al volere del signore-padrone.

affronterà vicissitudini inenarrabili e come tutte le streghe del mondo finirà sul rogo.

il film è tratto da un libro di Jules Michelet sulle streghe nel medioevo.

il film è un capolavoro, guardatelo e godetene tutti, nessuno chiederà indietro il tempo dedicato a Belladonna of sadness.

buona (psichedelica e imperdibile) visione - Ismaele


 

QUI il film completo, in giapponese, con sottotitoli in portoghese

 

 

 

Uno dei migliori film d’animazione mai visti, non lasciatevi ingannare dal fatto che sia definito “erotico”, dato che il tema della sessualità è solo un mezzo.

Jeanna e Jean sono due innamorati, purtroppo molto poveri, ma la ragazza decide di donare il proprio corpo al diavolo per far ottenere a suo marito la carica di esattore delle tasse. Jeanna viene accusata di stregoneria e cacciata dal villaggio.

Il diavolo in questo caso, rappresentato in una forma chiaramente fallica, è simbolo dell’emancipazione femminile, della scoperta del proprio corpo, che in effetti viene ancora definita “peccato” nel 2017. L’erotismo non punta ad eccitare lo spettatore, ma a sconvolgerlo, non ci sono rappresentazioni esplicite degli atti sessuali, ma simboliche, come nella scena dello stupro nei primi minuti di film, talmente bella da togliere il fiato. L’estetica è eccezionale, ispirata all’arte occidentale, soprattutto Klimt, ma allo stesso tempo la staticità richiama i disegni del periodo Edo. Sono presenti delle scene che sembrano fuori luogo, la rappresentazione di un trip di allucinogeni con personaggi venuti direttamente dagli anni 60, quando il film dovrebbe essere ambientato nel periodo medievale, la spiegazione però è semplice, la Belladonna, da cui prende il titolo, è una pianta che causa allucinazioni.

Potrei parlarne per ore, ma forse non saprei come rendergli giustizia, perché questo film è pura e semplice arte, dovrebbe stare nei musei d’arte moderna. Dovrebbe essere assolutamente un cult, una pietra miliare dell’animazione giapponese e tutti dovrebbero vederlo.

da qui

 

Belladonna  of  Sadness es una magnífica e imprescindible película japonesa de dibujos de animación erótica para adultos. Realizada en 1973 ahora es recuperada ésta obra maestra olvidada durante décadas tras su fracaso comercial. Maravillosas secuencias de dibujos con estilo gráfico europeo con influencias afortunadas. La banda sonora es magnífica y el guion muy bien secuenciado.

da qui

 

Basato sul romanzo La strega (1862) dello storico francese Jules Michelet, il discorso allegorico è chiaro: la repressione sessuale è lo strumento con cui i poteri profani e religiosi si servono per incatenare le coscienze, dunque i corpi e le cose. La strega è solo una donna diversa la cui rivolta, nata dal dolore, diventa per gli altri un'affermazione di libertà e giustizia. La lotta contro l'oppressione è attribuita a Satana. Lo stile grafico coniuga l'acquerello e la pittura a rullo dell'antico Giappone con rimandi all' art nouveau , stemperati in un astrattismo cromatico suggestivo e, a lungo andare, stucchevole. Bizzarra anche la musica di Masakiko Sato, affidata a un jazz lamentoso. Ambizioso e diseguale.

da qui

 

Prodotto da Osamu Tezuka,il terzo film della trilogia femminista inaugurata con "La principessa e lo stregone" e "Kureopatora".Dal romanzo "La strega" di Jules Michelet,un meraviglioso e soprendende film d'animazione costituito in prevalenza da immagini pittoriche di stili differenti(collage,gouache,acquerello),con momenti  di movimento interni da parte della macchina da presa,e dialoghi costantemente fuori campo.Il che lo rende un anime sui generis,straniante ed ammaliante nella sua mescolanza di rimandi(pop,fumetto francese avangarde,Bruno Bozzetto,psichedelia alla "Yellow Submarine",Koji Wakamatsu,Jodorowsky e i quadri di Klimt e Schiele) suggestioni oniriche e squarci carnali  all'hard astratto. Evidenti le allusioni a temi contemporanei quali il protofemminismo, la psichedelia lisergica,la liberazione sessuale e la condanna a ogni sorta di restrizione e bigottismo incarnate dal potere borghese e dalla religione inquisitoria.Ed ovviamente,al maschio prevaricatore e fallocrate, di cui il demone(doppiato da Tatsuya Nakkadai) con la sua forma ne è un'evidente allegoria.Stupende musiche jazz di Masahiko Sato.Tra le sequenze memorabili,la violenza iniziale ai danni di Jeanne,l'amplesso col demone e l'orgia durante il sabba.Un capolavoro assoluto,che dopo la proiezione al festival di Berlino sparì fino ai primi del 2000,per poi essere messo in circolazione in pessime versioni disastrate,e solo nel 2016 ha subito un restauro decente ed è stato pubblicato in Blu-ray in Francia e negli USA.Da noi tanto per cambiare,è rimasto inedito.... https://www.mymovies.it/film/1974/belladonna/pubblico/?id=1122823

 

Kanashimi no BellaDonna è un vero e proprio inno al potere femminile. Un manifesto potente, disegnato e riempito da tutti i colori possibili ed esistenti, dai più scuri a quelli più chiari, fino all’accecante bianco facente sfondo alla sequenza finale. Una polifonia che mette in risalto le mille sfumature che posseggono l’animo umano e più precisamente quello femminile, pronto a esplodere in un’epoca in cui le donne più coraggiose, quelle pronte a vivere la propria vita con la propria personalità venivano additate come streghe. Ritroviamo in Jeanne una Giovanna d’Arco fatta e finita, non perché ella voglia combattere in nome di Dio, quanto per il martirio che continua a subire nel corso della storia. Jeanne prova con tutta se stessa a comportarsi secondo le regole imposte dalla società di quei tempi, ma la sua voglia di proteggere l’uomo che ama e la sua volontà di farsi strada senza paura la rendono troppo “vivace” e pericolosa. Un altro aspetto interessante che va a cozzare con le regole del tempo è come sia Jeanne a prendersi cura di Jean: non è la classica donzella vulnerabile, non si fa difendere dal marito, non è indifesa in attesa di protezione e non ha nessuna pretesa a riguardo anzi, elargisce la sua forza e la sua volontà nel continuare a proteggere l’uomo che ama.

E’ lei che pur di non vedere Jean soffrire afflitto dalle proprie debolezze, continua a reinventarsi. Il patto con il Diavolo si fa sempre più accurato e vicino. Ogni volta che dona il suo corpo al re delle tenebre (e con esso un pezzo della sua anima), Jeanne riesce a risolvere situazioni famigliari disperate. Durante la guerra (e quindi l’assenza del sovrano e di molti uomini del villaggio) diventa usuraia. Gira per il villaggio vestita di verde (ai tempi visto come il colore dei potenti/sovrani e quindi del diavolo) e va in giro a prestare denaro per poi riprenderlo con gli interessi. Si arricchisce. E’ lei a portare la grana in casa. Dinanzi a una potenza tale il marito rimane sempre più nell’ombra, avvizzito e arreso, schiavo dell’alcol, è inerme e attonito di fronte a una tale forza della natura…

da qui

 

…L'impressionante scena del rogo finale ha molte analogie figurative con la Passione di Cristo, la donna sarà infatti crocifissa e successivamente fatta bruciare, il suo amato Jean tenterà di ribellarsi, ma verrà ucciso da una lancia di un soldato che si conficcherà nel suo costato, e l'ultimo sottile e poetico riferimento alla Passione sarà l'immagine della folla che comincerà a tremare come un'onda sismica non appena i due amanti moriranno. Ma quel terremoto si rivelerà essere di natura emozionale: è l'ira del popolo che verrà prontamente stemperata dalle minacciose lance dei soldati. Ma c'è un altro ma, i volti delle donne del popolo diverranno quelli di Jeanne, che incarneranno, simbolicamente, lo spirito sovversivo di tutti i futuri mutamenti sociali che porteranno alla rivoluzione francese. Yamamoto gestisce con intelligente e provocante audacia l'iconografia cristologica per costruire una parabola sovversiva sulla rivoluzione.

Il film, ad una prima lettura, potrebbe sembrare un omaggio al movimento di liberazione sessuale, ma sarebbe semplicistico definirlo tale, perché è molto ma molto di più di questo. Non è un caso che abbia persino suscitato parecchia indignazione da una parte del pubblico femminile, che ha bollato il film come anti-femminista e promotore di una "cultura dello stupro". I motivi sarebbero imputabili allo sguardo onnisciente maschile che filtra tutto l'immaginario della storia: la figura di Jeanne è sempre erotizzata, il suo corpo è continuamente violato per gran parte della durata del film e la sua libertà, la sua emancipazione femminile dipende esclusivamente da Satana che tenta in tutti i modi di dominarla. In sintesi, il pene del barone detiene il potere del mondo medievale e quello stesso mondo viene sovvertito dal pene di Satana. Questa visione fallocentrica risulterebbe così degradante per il genere femminile. In realtà se mettessimo da parte tali conclusioni e analizzassimo attentamente il film capiremmo che Satana viene presentato chiaramente come una parte dell'Io della protagonista, ed è essendo la protagonista eterosessuale, il suo immaginario erotico, il suo desiderio sessuale non può che essere indirizzato verso un uomo e i suoi genitali, oltretutto ciò che frena la protagonista dal fornicare con Satana non è certo l'assenza di piacere o la mancanza di consenso (inizialmente è divertita da quella piccola forma fallica), ma il suo senso di colpa, inculcato proprio da quella stessa morale cristiana che impone ai suoi sudditi il coito completo, esclusivamente finalizzato alla riproduzione e all'interno di una relazione matrimoniale monogama. La protagonista grazie a Satana scopre il piacere delle zone erogene del suo corpo, ma scopre anche la sua parte maschile, scopre così di poter avere un posto, un ruolo, un potere nel mondo, esattamente come è possibile per un uomo. Una visione diametralmente opposta alle accuse di sessismo, ma neanche prossima ad una visione libera da qualsiasi assoggettamento del dominio maschile. Ma sta proprio qui la potenza tragica dell'opera, Jeanne non è altro che una Proserpina che lotta continuamente per la sua libertà, spaccata e contesa letteralmente tra due mondi. Tracce del patriarcato vivono ancora oggi, fuori e dentro di noi, hanno persino attraversato gli oltre duecento anni che ci separano dalla rivoluzione francese, come una maledizione senza fine. "Belladonna of Sadness" è un film oscuro, maledetto, controverso, capace ancora oggi di suscitare un'enorme quantità di emozioni e riflessioni contrastanti, è un film che sfugge disinvoltamente ad una chiave interpretativa, non puoi tentare di addomesticarlo, come succede solo con i grandi capolavori.

da qui

 

Belladonna of Sadness è un'opera innanzitutto psichedelica, pregna di un erotismo simbolico, che si avvale di veri e propri trip allucinogeni che mostrano immagini e personaggi usciti direttamente dagli anni sessanta, immagini grottesche e anacronistiche che rappresentano orge e sabba dal potere sovversivo e mai di natura edonistica, sequenze con in sottofondo brani degni dei Love o dei Jefferson Airplane. Psichedelia ma non solo, l'animazione è raramente fluida e scarsa, le immagini sono perlopiù statiche dove i colori e le forme dei fondali e dei personaggi richiamano vividamente l'arte espressionista, Egon Shiele ma anche la secessione viennese e Gustav Klimt e l'iconoclastia nipponica del periodo Edo. Non è certamente un caso che un'opera che prende così duramente posizione contro l'autorità e il potere costituito sia disegnata in un modo che richiama l'"arte degenerata".

Sesso e potere, libertà e autorità, Satana e il martirio. Repubblica contro tirannia. Il Diavolo non è più il maligno, è un rivoluzionario.

da qui

 

 


Nessun commento:

Posta un commento