il film, come era prevedibile, ha avuto problemi tecnici (leggasi censura), un po' di scene sono state rifatte.
probabilmente il contesto, la rivoluzione culturale, qualche aggettivo, non erano appropriati, secondo i censori cinesi (ma anche quelli italiani non scherzano e non hanno mai scherzato, https://cinecensura.com).
il film è una storia semplice, un galeotto fugge dal campo di prigionia per vedere un secondo di cinegiornale nel quale appare la figlia, che non vede da sei anni.
Zhang e Liu, l'evaso e la ragazzina sembrano uscire da uno di quei film stile Charlot, colpi di scena a ripetizione.
la Cina di One second è la stessa di Nuovo Cinema Paradiso, la gente ha bisogno di immagini, per sognare, per fuggire, per identificarsi, per ricordare, per commuoversi, per ispirarsi, per imparare, per vivere.
il film è solo in poche decine di sale, Zhang e Liu sono piccoli e poveri eroi quotidiani, mica supereroi,
…Come
in Ladri di biciclette, con il rullo al posto della bici, la prima parte di One Second disegna una traiettoria di inseguimenti e fughe, furti e
ritrovamenti, capitomboli e piroette degne della semplicità e della purezza di
un film di Charlot. In un piccolo villaggio poverissimo, circondato dalle dune del
deserto, l’evaso e la ragazzina finiscono per ritrovarsi nel grande edificio in
cui un uomo che si fa chiamare Mr. Cinema cura le proiezioni delle poche
pellicole che arrivano fin lì. Da Ladri di biciclette ci trasferiamo dalle parti di Nuovo Cinema Paradiso: e l’omaggio al cinema
italiano è evidente nel modo appassionato con cui Zhang Yimou rappresenta e dà
forma alla passione collettiva per il cinema, con tutti gli abitanti del
villaggio che si affollano davanti al lenzuolo che fa da schermo, e giocano
alle ombre cinesi prima della proiezione, e disegnano profili di corpi, scale e
biciclette di grande suggestione visiva.
È una Cina povera, quella che si vede
nel film. Poverissima. Una Cina che non deve essere piaciuta ai funzionari del
regime cinese (dopo la proiezione al Festival di Berlino il film è stato
ritirato dalla circolazione per “motivi tecnici”: si dice sempre così!). Zhang
Yimou deve aver fatto qualche piccola modifica e ora il film esce anche sui
mercati internazionali. La critica alla stupidità delle Guardie rosse e la
rappresentazione della povertà restano. Ma la cosa più interessante è che gli abitanti del piccolo
villaggio più che di pane sembrano aver fame di cinema. “Se riproiettassi il
film da capo – dice Mr. Cinema all’evaso – resterebbero qui anche tutta la
notte. Resterebbero a guardare qualsiasi cosa io proiettassi”.
One Second mette in scena, insomma, non solo il pauperismo
economico, ma anche la scarsità di immagini con cui nutrire l’immaginazione. E
lo fa rendendo omaggio anche e soprattutto alla matericità della
pellicola. Una delle scene più intense, non a caso, è quella in cui tutti gli
abitanti collaborano per ripulire un rullo di pellicola arrivato al villaggio
“attorcigliato peggio di un intestino”, impolverato e aggrovigliato in modo
quasi irreparabile. Con un rito che ha qualcosa di sacro,
tutti si danno da fare per districare i nodi, lavare la pellicola, appenderla e
poi asciugarla con movimenti lenti del ventaglio, in uno spazio ingombro di
nastri di celluloide che producono sullo spazio un effetto quasi magico…
.., Il tono inizialmente sopra le righe
di One
Second non è certamente estraneo a una certa dose di
calcolo da parte del regista cinese, sicuramente preoccupato di intercettare i
gusti di una platea internazionale ormai assuefatta a certi toni
(sempre improntati al grottesco) del cinema asiatico da festival. Tuttavia, pur
senza essere direttamente ed esplicitamente politico, il film di Zhang Yimou
riesce bene (meglio degli ultimi del regista) a mediare tra la dimensione più intima e
quella più collettiva della sua narrazione, facendo risaltare
abbastanza bene le ricadute della Rivoluzione Culturale sugli affetti, così
come la vacuità di rituali di regime ben espressi dalla pellicola contesa e
infine proiettata. In questo, si può rinvenire anche una riflessione sul cinema quale
veicolo di ricercata propaganda (tema forse volutamente adocchiato da un
regista – chissà? – pronto a lasciarsi alle spalle una certa fase della sua
carriera) e la sua potenza di mezzo rivelatore del vero, a prescindere dalle
intenzioni di chi lo produce. Non è un caso che, alla fine, l’oggetto del
desiderio del protagonista si rivelino essere giusto un paio di fotogrammi,
espungibili dal girato senza che quest’ultimo perda il suo carattere di
celebrazione collettiva…
…One Second infatti è opera che
poggia tutta la sua poetica sul senso del tempo, sulla perdita, sulla memoria
da conservare per non far finire tutto nei ricordi ingialliti dal tempo, ma
l'opera di Zhang è soprattutto la sua Ode al Cinema, inteso come arte ma non
solo, il Cinema che diventava in epoca di rivoluzione culturale il centro di
gravità della vita di ogni sperduto villaggio, il cinema come racconto
dell'epica , il cinema fatto di sguardi trasognati, di ombre proiettate sul lenzuolo
bianco, un fascio di luce che si trasforma in immagini, il tempo che viene
cristallizzato su dei fotogrammi, proprio quelli che cerca il protagonista, la
vita che si ferma per assistere alla magia della meraviglia che trasmette lo
spettacolo cinematografico, quel cinema che proprio Zhang e i suoi colleghi
della Quinta Generazione traghettarono dalle acque stagnanti della propaganda
stile sovietico alle nuove forme che conosciamo oggi.
In una delle
scene più belle ed emozionanti di One Second assistiamo al proiezionista che
mette in pratica uno strano meccanismo per far sì che l'uomo possa rivedere in
loop l'immagine del volto della figlia e il protagonista seduto da solo nella
sala assiste commosso alla scena che si ripete: è il concetto raccontato per
immagini della memoria che si tramanda e che fa vivere i nostri ricordi per
sempre…
Il film che maggiormente sono interessata a vedere tra quanto c'è in giro. Sarà che i film di Zhang Yimou li ho visti quasi tutti, sarà che lo apprezzo nonostante il poco "coraggio", vediamo se l'attesa sarà ricompensata....
RispondiEliminaTi è piaciuto?
un bel film (chissà com'era prima della censura), incastrato fra i giganti d'incasso, finora l'abbimmo visto fra 3 e 4mila spettatori.
RispondiEliminafacci compagnia :)
👍 Senz'altro, speriamo faccia capolino qua da me!
RispondiEliminaOggi pomeriggio finalmente l'ho visto. Bellissimo!!!
RispondiEliminaSono uscita dalla sala con il cuore gonfio di emozione come sempre riesce a fare con me questo regista. Fotografia fantastica, paesaggio lunare che meraviglia! Tanti i momenti che vivi con partecipazione, un film bello davvero!
secondo me quest'anno i film belli sono davvero molti, e Zhang Yimou splende, per più di un secondo
Elimina