mercoledì 22 gennaio 2014

Nebraska – Alexander Payne

una storia terra terra, niente economia, niente guerre, niente politica, solo una storia di persone semplici: Woody, un vecchietto che finisce male la sua vita, amareggiato e come dice David, il figlio che lo accompagna nel viaggio, “uno che crede a tutto quello che gli dicono”.
ci sono i parenti-serpenti, gli (ex-) amici, Woody fa un ripasso della vita, David è l’unico che lo capisce un po’, ci parla e lo fa parlare, è capace di farlo sentire importante, capisce che un vecchio così è alla fine della parabola, ritorna bambino e ci vuole poco per accontentarlo.
di fondo è un film triste e amaro, con dei momenti anche molto divertenti.
si racconta del declino di una vita, nessuno si senta escluso.
a me è piaciuto molto, Woody e David sono bravissimi.
astenersi amanti dei (soli) film di Tarantino, potrebbero soffrire troppo - Ismaele



Alexander Payne ha partorito la sua migliore opera riuscendo a sfruttare al massimo le potenzialità di una sceneggiatura di Bob Nelson che si distingue per completezza e senso della misura, nonché (elemento ancora più importante per il Cinema) per la capacità di tratteggiare i personaggi attraverso le situazioni di cui sono protagonisti. Ne è uscita una pellicola dall’atmosfera unica, insieme delicata e straniante, perfetta per mettere in scena un viaggio on the road atipico dove le soste non mancano e sono lo spunto perfetto per indagare più da vicino gli aspetti tragicomici della vita, per una riflessione sull’esistenza davvero profonda e a trecentosessanta gradi. Un risultato che il regista raggiunge anche grazie alla sua maestria tecnica, che lo spinge ad optare per un bianco e nero funzionalissimo alla narrazione e ad una continua ricerca dell’immagine perfetta che talora enfatizzano la bellezza o la malinconia dei luoghi e delle situazioni, talora accentuano gli esiti comici di scene memorabili come quelle della ricerca della dentiera, del furto del compressore o della partita in tv…

La bravura di Payne è quella di mantenersi in equilibrio tra il riso e il pianto, e di riuscire con tocco lieve e delicato a far emergere una poetica del quotidiano illuminata dal riscatto di un'umanità donchisciottesca, mortificata e poi risollevata, come capita a Woody in una delle ultime sequenze, quando, demoralizzato dalla consapevolezza della mancata vincita si ritrova poco dopo, rinfrancato e felice, alla guida della jeep che il figlio gli regala per compensare lo smacco. Con l'automezzo al posto del cavallo, e Woody nella parte John Wayne, "Nebraska" fa anche in tempo ad omaggiare il cinema e in particolare il western, con l'uomo che sfila lungo la via principale di Hawtorne, sotto lo sguardo ammirato e incredulo dei suoi cittadini. Interpretato da un Bruce Dern formato actor's studio, impegnato in un ruolo che sarebbe piaciuto ai registi della sua generazione, "Nebraska" è un meccanismo perfetto ma non per tutti. L'assenza di glamour degli attori ma anche dell'argomento, il ritmo pacato e quasi immobile, la comicità deadpan alla maniera di Jim Jarmusch, e infine un'ambientazione laterale e periferica sono una miscela poco adatta alla grande platea. Siamo certi però che imitando le vite dei suoi personaggi anche quella del film troverà il modo di emanciparsi da premesse così fosche. Magari durante la notte degli oscar, magari nella categoria del migliore attore protagonista.

…L’ultima pellicola di Alexander Payne, massimo cantore vivente dell’ipocrisia umana fin dai tempi diLa storia di Ruth, si presenta come un vero e proprio trattato sociologico sui rapporti affettivi che legano a filo corto le varie esistenze, il tutto presentato come un’epopea moderna formato famiglia, una tragicommedia on the road sul commovente ritorno alle origini di un uomo da sempre incapace di aprirsi a se stesso e agli altri. L’Ulisse moderno, il vecchio Woody, mirabilmente interpretato dal mastodonticoBruce Dern (miglior protagonista maschile a Cannes) muove la propria esistenza verso un’unica meta: riscuotere il premio che gli è dovuto. Partendo da questo semplice macguffin (quello che Hitchcock definiva il pretesto narrativo), Payne tesse mirabilmente le fila di un approfondimento che si fa via via più stratificato, riuscendo a spremere fino in fondo l’ottima sceneggiatura di Bob Nelson, facendone emergere un perfetto campionario di vizi e virtù umane: gli attriti familiari, i vecchi rancori e gli amori dimenticati, il passato di guerra e i timori di gioventù, il tutto esposto sotto la luce ormai consolidata dello humor cinico e spietato…

Films like Nebraska are a rarity because of reasons more than one. For starters, it's in black and white. But that's hardly a distinguishing factor in my mind even though the choice of going with it, and not color, seems perfectly justified considering how well the mood and setting of the film blends with black and white tone. It takes immense amount of spirit, courage and talent to make a film like Nebraska simply because it takes the path seldom taken not only in recent past but in the whole cinematic history. It's a film about old age and it's funny. How about that ? Just when you would think that films where majority of casts are septuagenarians or octogenarians can't be anything other than a misery tale, Alexandre Payne [and his screen-writer Bob Nelson] give to you a film that's inherently charming and willfully funny. It's not one of those films that pities old people for their lack of self awareness or because of their sufferings, but instead it utilizes them to tell a funny tale of pursuit and self-discovery. That's why Nebraska is such a different and more importantly a pleasant experience…

…E' un film sulla vecchiaia e sulla dignità della terza età, sul delicato rapporto tra genitori e figli, nonchè uno sguardo efficace e disincantato su un'America che non conosciamo, quella rurale, conservatrice e retrograda degli stati desertici del Midwest, immensi e spopolati, che il regista Alexander Payne ci restituisce in uno splendido bianco e nero d'altri tempi, per niente 'fighetto' ma assolutamente necessario...
da qui

4 commenti:

  1. Grazie mille per la 'citazione'! Sì, l'ho trovato bellissimo, un'autentica sopresa... non immaginavo che Payne (che comunque stimo) potesse arrivare a questi livelli. Uno dei migliori film della stagione.

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    1. è il primo di Payne che vedo, ne cercherò anche altri suoi

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  2. Mi piacciono le storie semplici...

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    1. questo è un film che si capisce in tutto il mondo, dall'Afghanistan allo Zimbabwe, se solo si potesse andarlo a vedere, qui e lì:)

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