mercoledì 8 gennaio 2014

L’inquilino del terzo piano (The tenant) – Roman Polanski

un film che non ti lascia tranquillo.
Roman Polanski (straniero, ma francese naturalizzato, come ripete più volte), posseduto, oggetto di persecuzione, qualche fantasma egiziano lo perseguita, un bel po’ debole di mente, tutto questo o forse niente, si trova in un gioco più grande di lui, alle prese con persone grottesche e ingestibili.
deve spesso subire, dai colleghi, al bar, dappertutto, è timoroso e gentile, inadatto al mondo, che è cattivo e implacabile con i deboli, gli succedono cose che restano senza risposta, e che la sua volontà non riesce ad evitare, e alla fine il cerchio si chiude.
lui sogna, ha gli incubi, e noi con lui - Ismaele

Ps1: fra le stampe appese alle pareti della casa di Trelkovsky mi è sembrato di riconoscere il papa vestito di viola di Francis Bacon (qui)
Ps2: Polanski da giovane mi ricorda molto Luigi Lo Cascio



Un uomo di origini polacche, Trelkovski, affitta un appartamento dopo una curiosa trattativa col proprietario che lo inonda di divieti. L'inquilina attuale, Simon Chule, è in fin di vita all'ospedale dopo essersi gettata dalla finestra. Incuriosito la va a trovare in ospedale, restandone particolarmente colpito. La ragazza morirà e Trelkovski prenderà possesso della casa, solo che dovrà rendersi conto che più che un condominio è una specie di Regno. Tra i condomini vige un regime, dominato dal locatore dispotico, la portinaia pretoriana ed altri: o stai con loro o sei contro. Una situazione di vita angosciante, anche perché i condomini manifestano altri comportamenti bizzarri...

Questo film di Polanski del 1976 è un thriller un po' insolito. Originale per tecniche narrative e psicologia dei personaggi, il racconto suscita però, per tutta la durata della pellicola, un interesse troppo intessuto di ansie metafisiche.
Le scene si snodano lungo un credibile e avvolgente mistero noir ma lasciano un po' inappagati dopo l'enigmatico finale, anche se la conclusione non criptica consente di rimanere piacevolmente pensosi.
Il film si avvale di un impianto linguistico molto curato e riuscito nei suoi aspetti temporali e spaziali. Un impianto fertile di sviluppi di espressioni visive: quelle più idonee a dare spessore al genere thriller…

Roman Polanski's "The Tenant" was the official French entry at Cannes last May, and in the riot to get into the press screening one man was thrown through a glass door and two more found themselves amid the potted palms. It's a wonder nobody was killed in the rush to get out. "The Tenant's" not merely bad -- it's an embarrassment…

…Il cast fa un lavoro splendido: bellissima la Adjani, inquietanti gli inquilini (Winters, Douglas, Van Fleet) e davvero kafkiano (o dostoevskiano come direbbe Morandini) Polanski che nella versione italiana ha un accento che lo rende ancor più straniero in terra straniera. Anche la musica di Philippe Sarde, soprattutto il main theme con l'armonica, è incisiva. In conclusione una pellicola in cui l'humor, il grottesco e la paura vanno perfettamente a braccetto. Consiglio caldamente l'acquisto (e la visione, of course) di questo film che supera di gran lunga in stile ed inquietudine il ben più noto ed osannato Rosemary's Baby.

L’horror diventa psicologico e ricorre il reale . La vera essenza del film forse sta proprio nella descrizione fenomenale del regista nel descrivere la nevrosi ed alcuni classici archetipi della coscienza umana come la paura , l’angoscia . Tali archetipi inoltre sono accentuati da una maniacale attenzione dei particolari , d’altronde Polanski risulta essere uno dei registi più attenti ai particolari vedi "Repulsion" e "Rosemary's Baby" . Magistrali sono inoltre le sue attenzioni rivolte agli incubi ed alle allucinazioni ed alla deformazione grottesca di alcuni personaggi.
Magistrale la rappresentazione di se stesso all’interno della pellicola . La sua bravura sta sicuramente nel fatto di aver donato spessore e humor al suo personaggio che si pone in bilico tra l’irriverenza di Joseph K. de Il Processo ma che ricalca in maniera autobiografica la vita del regista con continui riferimenti alle difficoltà dell’immigrazione e dell’ambientazione di un polacco in terra francese ( tra l’altro esemplificato in maniera perfetta nel discorso con la polizia).

10 commenti:

  1. una delle macchie più clamorose nel mio curriculum di visioni come ho sottolineato nel post che ho scritto stamattina....

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    1. non è mai troppo tardi, diceva il maestro Manzi:)

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  2. Mammamia, questo film! Un'infinita spirale di follia da vedere, rivedere e rivedere... Bravo Ismaele, l'etichetta capolavoro poi era d'obbligo, il mio Polanski preferito assieme a "Repulsion"

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    1. l'ho appena visto, ma credo che rivedere sia utile.
      "Repulsion", invece, mi manca:(

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  3. Anch'io l'ho visto e rivisto, senza mai stancarmi. Cosa che non mi capita di frequente. Tra il libro e il film non saprei quale scegliere.
    Credo anch'io che il quadro sia il ritratto di Benedetto X. Alla mente fragile e suggestionabile di Trelkovsky forse non ha giovato avere sempre sotto gli occhi questa figura da incubi. Mai avere sempre sotto gli occhi un'opera di Bacon. E' pericoloso :-)
    Una domanda a te che sai sempre tutto: non sono per niente sicuro, ma ad un certo punto, tra la folla, mi è sembrato di vedere Roland Topor, con il suo immancabile sigaro fuori misura. Lo hai notato anche tu?

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    1. visto che so tutto, forse il quadro è quello di Innocenzo X:)
      Bacon è sempre inquietante, sta bene nei libri, da guardare con moderazione.
      alla comparsata di Roland Topor non ci ho badato, mica posso fare tutto io:)
      (come dice Quelo di Corrado Guzzanti)

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    2. Tutta invidia la mia:non ho né la pazienza né la costanza per vedere tanti film quanto ne vedi tu :-)
      Per curiosità mia, comunque, ho rivisto qualche minuto e penso di essermi sbagliato. Non era Topor, ma un tizio qualsiasi.

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    3. so di non sapere, dice Socrate:)

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  4. Hai detto tutto in poche righe.
    E hai tirato fuori un argomento che passa sottotraccia ma potrebbe essere molto importante, ovvero l'"essere sociale" che è Trelkowski, il suo esser mite, inadatto al mondo.
    Tanto potrebbe partire da là

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    1. ci sono così tante cose in questo film che si può partire da tanti punti, arrivando molto lontano :)

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