bravissimi Marion Cotillard e Joaquin Phoenix, da soli
valgono il biglietto, e la grandezza dell’interpretazione cresce col passare
dei minuti.
quello che non mi convince è la storia, Joaquin Phoenix che
fa il protettore delle sue donne, e si innamora dell’ultima arrivata, è un
cuore d’oro, Marion Cotillard che si prostituisce per far guarire e riscattare la
sorella, un sacrificio di un cuore d’oro.
la ricostruzione della New York di un secolo, e tutta la
storia, sembrano da operetta, senza troppa forza (“Gangs of New York”, di Martin
Scorsese e “Le onde del destino”, di Lars Von Trier, per citare due film che possono
avere qualcosa in comune con il film di James Gray,
sono su un altro pianeta).
resta
comunque un film da vedere, soprattutto per le interpretazione degli attori; è
che da James Gray, che ha fatto film eccezionali, non mi aspettavo
solo un buon film - Ismaele
…Ci sono i buoni propositi, il tema della fede e del
perdono, la redenzione di una donna che abbraccia il peccato solo per
riabbracciare la sorella, l’uomo/contraddizione che innamorandosi migliora sé
stesso ma peggiora la sua stessa vita, la metafora (resa inutilmente esplicita)
dell’illusione infranta del sogno americano. Il finale impeccabile non
può reggere il peso di un film che fa acqua da tutte le parti.
…Francamente non capisco perché James Gray, talentuoso com’è,
e così fortemente autore (talvolta fino all’autosabotaggio), si sia imbarcato
in un’operazione tanto qualunque e perfino anonima. Un mélo, certo trattenuto e
rigoroso, con però caratteri prevedibili e cliché da cattiva letteratura. Con
uno svolgimento narrativo che sembra un assemblaggio di cose mille volte lette
e viste. Puro coacervo di stereotipi, senza peraltro il coraggio di calvalcarne
spudoratamente gli aspetti in potenza più trucibaldi e fiammeggianti.,,
…James Gray, lui, nous livre une
reconstitution impressionnante du New York des années 20, ainsi que quelques
plans sublimes et sombres, et dirige à merveille son trio d'acteurs. Ballottée
entre deux hommes, pris au piège de sa douce beauté, on tremble en permanence
pour Marion Cotillard, fébrile et volontaire, en se demandant si cette sœur à
la libération tant espérée est bien toujours vivante. Joaquin Phoenix se
transforme peu à peu, laissant poindre une terrible détresse. Tandis que Jeremy
Renner incarne un espoir teinté d'illusion. Si le film n'a finalement pas eu les
faveurs du jury cannois, il pourrait bien faire son petit bonhomme de chemin
dans les salles, sans pour autant espérer se retrouver aux prochains Oscars,
malgré son sujet universel, puisque la date de sortie américaine a été
repoussée à l'an prochain.
…Basterebbe il suo nome, oggi, per parlare
bene di qualsiasi lavoro in cui ci sia lei. Questa donna non sbaglia un colpo,
e se lo sbaglia lo rende giusto lo stesso anche solo con la sua presenza.
Marion Cotillard ha un unico difetto: non ti fa seguire il film. Bella, anzi
bellissima, per qualsiasi gusto. Brava, anzi bravissima, per qualsiasi critico.
Per renderle l' importanza dovuta in "The immigrant" (dopo
tutta la solfa di cui sopra, chi scrive preferisce usare il titolo originale
per il resto della recensione), è d'uopo riportare le parole che le ha dedicato
lo stesso Gray: "[...] questa donna non ha bisogno di parlare. E'
talmente espressiva che potrebbe fare un film muto. [...], ho scritto il film
per lei, perché è la storia di un' immigrata e ho pensato che lei potesse
trasmettere uno stato d'animo in maniera non verbale. Non credo che avrei fatto
il film senza di lei". E ancora, a proposito della difficoltà
linguistica di recitare in polacco, è decisamente incredibile questo aneddoto,
sempre raccontato dal regista: "Un giorno ho chiesto all'attrice che
interpreta la zia cosa pensasse del polacco parlato da Marion. Ha detto che era
eccellente ma che aveva un vago accento tedesco". La motivazione data
dalla bella parigina (già, perché magari in tutto questo, qualcuno se lo
dimentica: lei è francese!) è strabiliante: "Sapendo che il mio
personaggio viene dalla Slesia, che è situata tra la Germania e la Polonia, lo
sto facendo di proposito". Spiazzante...
Signori, una vera Attrice. Questa intervista andrebbe letta ad alta voce in una stanza con dentro la maggior parte degli attori barra attrici nostrane. E poi accendervi un falò, perché tanto non la capirebbero…
Signori, una vera Attrice. Questa intervista andrebbe letta ad alta voce in una stanza con dentro la maggior parte degli attori barra attrici nostrane. E poi accendervi un falò, perché tanto non la capirebbero…
…E senza svelare come l'epica storia della bellissima
Ewa giunge a compimento, ci togliamo la soddisfazione di anticipare solo un
elemento: nel prefinale, quando tutto è ormai compiuto e la tensione narrativa
comincia ad allentarsi, Gray lascia la scena al suo attore feticcio, quel
Joaquin Phoenix stavolta nei panni di un uomo, Bruno, apparentemente senza
possibilità di redenzione. Il suo monologo rabbioso, che descrive se stesso
come il rappresentante dell'abiezione di una società che nasconde dietro
l'incessante progresso democratico la feccia di una criminalità moralmente
ripugnante, è l'ennesima prova di una classe e di un'irraggiungibile bravura
che nessun premio potrà mai davvero riconoscere.
…El conflicto moral de Ewa (debe prostituirse y cree
que eso le garantiza la eternidad en el Infierno) está expuesto con todas sus
luces y sombras, pero no se manifiesta un verdadero peso en su alma más allá de
lo que el espectador puede entender. La trama avanza sin deparar muchas
sorpresas, aunque la intención sea contraria. Ni siquiera los requiebros de la
última media hora animan un espectáculo largamente falto de vida. Cuando una
película tiene tan marcado a fuego el devenir de los acontecimientos antes del
minuto 30, es mala señal. Debe ser muy estimulante en los otros apartados para
poder olvidar la desidia del guión. Y The immigrant no lo es.
da qui
si decisamente, se paragonato a Le onde Del Destino e Gangs of New York ci perde parecchio, in questo sono molto daccordo con te :)
RispondiEliminasperiamo nel prossimo film di Gray :)
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