dialoghi praticamente perfetti (anche Billy Wilder ci ha lavorato, ottima scuola), il film prende in giro il comunismo sovietico (come qualche anno dopo, durante la guerra, prende in giro i nazisti), e non solo.
i personaggi dei tre funzionari in viaggio sono bellissimi (Felix Bressart, già in "Scrivimi fermo posta", è straordinario), c'è Greta Garbo che ride, tutto è al posto giusto.
sfortunato chi non vede questo film, e infelice chi non ha visto Lubitsch, ma tanto non lo sa - Ismaele
…In attesa di dileggiare Hitler e i suoi con l'inarrivabile
stile di Vogliamo vivere! Lubitsch provvede a mettere a posto anche la dittatura
staliniana assumendosi però un grande rischio. Decide infatti di affidare un
ruolo 'brillante' alla 'divina' per eccellenza: Greta Garbo. Non è un'impresa
da tutti (infatti resterà l'unica interpretazione di questo genere nella
filmografia dell'attrice) ma giunge a compimento con grande efficacia. Se la
mano di Wilder e Brackett si individua nelle battute fulminanti ("È
un'idea!" dice uno dei tre commissari. "Noi non dobbiamo avere
idee" gli replica un altro) il 'tocco alla Lubitsch' è individuabile nella
leggerezza della messa in scena finalizzata a occultare la profondità della
riflessione. Una porta che si apre e si chiude più volte facendoci vedere chi
entra e sentire le voci sempre più festanti di chi sta dentro è sufficiente per
farci comprendere che i tre commissari stanno cedendo alla gaieté parisienne.
Un cambio di cappelli su un attaccapanni ce ne conferma il mutamento di vita
così come sempre un copricapo marcherà una svolta nella vita di Nina Ivanova che
da quel momento diventerà Ninotchka a tutti gli effetti. Perché Lubitsch non si
limita a realizzare un facile pamphlet anticomunista. Non gli manca infatti la
consapevolezza delle storture del capitalismo e ne affida la concretizzazione
all'antipatica e cinica granduchessa Swana. Ciò che a lui interessa è mettere
in ridicolo tutto quanto impedisce all'umanità di essere serena e di godersi
una vita che è comunque breve (come ci ricorderà in Il cielo può attendere).
"Guardate come è felice la gente vista da lontano" dirà uno dei tre
commissari a Mosca osservando da una finestra i passanti. Lubitsch vorrebbe che
lo fosse anche vista da vicino ed è per questo che tra capitalismo e comunismo
sceglie, come è stato scritto, "il partito di riderne".
Empezaremos,
con muy mala educación, con una pregunta:
¿Cuántas actrices conocen los amables lectores que en la actualidad se atrevan a rodar una película entera sin maquillaje alguno? Quiero decir con la cara limpia, sin aditamentos, al natural, ni siquiera artificialmente afeadas por un maquillaje a tal fin destinado.
¿Cuántas?
Tomar esa decisión cuando a una la están conociendo en algún país como "La Divina", "El Rostro" o "La Esfinge Sueca", cuando una está ya meditando en plena juventud una retirada a tiempo que abra de par en par la puerta del olimpo cinematográfico, cuando a una se la rifan los productores y la tientan con ofertas millonarias, tomar esa decisión, únicamente está - de hecho estaba- al alcance de Greta Lovisa Gustafsson, aquella chica nacida en el frío nórdico que con tan sólo treinta y dos películas alcanzó un lugar de privilegio en una época muy determinada del cine marcando con su magnética presencia todas sus películas para dejarlo todo, recluyéndose casi, hasta fallecer hace veinte años, el 15 de abril de 1990…
¿Cuántas actrices conocen los amables lectores que en la actualidad se atrevan a rodar una película entera sin maquillaje alguno? Quiero decir con la cara limpia, sin aditamentos, al natural, ni siquiera artificialmente afeadas por un maquillaje a tal fin destinado.
¿Cuántas?
Tomar esa decisión cuando a una la están conociendo en algún país como "La Divina", "El Rostro" o "La Esfinge Sueca", cuando una está ya meditando en plena juventud una retirada a tiempo que abra de par en par la puerta del olimpo cinematográfico, cuando a una se la rifan los productores y la tientan con ofertas millonarias, tomar esa decisión, únicamente está - de hecho estaba- al alcance de Greta Lovisa Gustafsson, aquella chica nacida en el frío nórdico que con tan sólo treinta y dos películas alcanzó un lugar de privilegio en una época muy determinada del cine marcando con su magnética presencia todas sus películas para dejarlo todo, recluyéndose casi, hasta fallecer hace veinte años, el 15 de abril de 1990…
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