uno di quei film che ricordano i tempi di Giordano Bruno, appena
una cinquantina d'anni fa, nello stato più ricco e più libero del mondo (ci
dicono) si poteva essere perseguitati per pronunciare delle parole ed esprimere
dei ragionamenti.
Bob Fosse ricorda in
questo film Lenny Bruce, interpretato da un
eccezionale Dustin Hoffman, e una bella e brava Valerie Perrine.
Dustin
Hoffman "è" Lenny Bruce, ci si affeziona a Lenny, si ride e si soffre
con lui e per lui.
uno di quei film nei quali è impossibile non
partecipare e non prendere parte.
astenersi gli indifferenti - Ismaele
…Dustin Hoffman è magnifico, come lo è il doppiaggio in italiano
di Gigi Proietti; Fosse cattura perfettamente la trasgressiva e teatrale
buffoneria dell’uomo Lenny Bruce ancor prima che dell’attore, e trasforma la
sua biografia in un musical sui generis senza neanche una nota di commento (ad
eccezione dei titoli di testa e di coda), che si tiene lontano dai rischi
dell’agiografia laddove mostra il disfacimento psico-fisico del protagonista
con un’impietosa unica inquadratura a camera fissa che lo riprende in campo
lungo: cosa c’è di più triste di un comico che non fa più ridere? Valerie
Perrine fu una rivelazione premiata anche a Cannes.
Bob Fosse con Lenny ha tentato
un'impresa non da poco. Parlare di un artista della satira, di un imputato per
oscenità, di un uomo emblema del suo tempo. E lo ha fatto in modo esaltante,
commuovente, violentissimo, supportato da un Dustin Hoffman nemesi perfetta del
folle genio newyorkese.
Il film sul comico Lenny Bruce
è uscito nel 1974 a soli 8 anni dalla scomparsa dell'uomo, morto di overdose a
soli 41 anni. La sua morte, come si vede nel film, è stata emblema della sua
vita, sempre in bilico tra arte,
ragione e provocazione. Lenny fu trovato esanime sul
pavimento, nudo, per mezz'ora lasciato in balia di sciacalli pronti a vessare
la sua figura, troppo trasbordante per la loro piccolezza d'animo….
…Più volte nel film torna il
termine hippie per
definire lo spirito di Lenny. Siamo nel ’74, definirlo hippie strizza l’occhio
alle masse, ma non è sbagliato chiamarlo così, lui, così anticipatore sui
tempi. Le parole da lui pronunciate e censurate all’epoca, oggi sono di comune
utilizzo: chi non ha saputo interpretare il proprio tempo? Lo spirito
rivoluzionario è totalmente hippie, per l’appunto. Ma è un figlio dei fiori ante
litteram, brucia le tappe e lo sa e soffre perché chi gli sta attorno non è in
grado di vedere così come lui vede.
Ciò che per noi oggi è vietato,
non lo era per le società del passato e magari non lo sarà per quelle del
futuro. Perché, dunque, ostinarsi nel voler controllare il prossimo secondo un
soggettivo concetto di verità assoluta?
E’ lui stesso a portare la dimostrazione
di come una frase oscena detta nella propria lingua, scandalizzi, mentre se
pronunciata in latino, non produca alcun effetto di ribrezzo. Ha dunque più
importanza il significante o il significato? L’icona o l’iconografia?
D’impatto è una delle prime
dissertazioni che vengono proposte nel film, dove un Dustin Hoffman/Lenny alle
prime armi sul palcoscenico dimostra la bontà del messaggio trasmesso da un
film pornografico e al contempo evidenzia l’innegabile deprecabilità d’un film
d’azione violento. Oppure quando si scaglia contro la chiesa e contro le
divisioni razziali dei negri e egli ebrei nelle quali siamo tutti coinvolti, ma
delle quali, a ben pensarci, manca il significato di base di diversità
razziale…
…Dustin Hoffman does a good job
of giving us a Lenny Bruce we can believe. He doesn’t imitate the historical
Bruce so much as create a new Lenny -- bitter, knife-edged and driven. But the
Bruce material, almost every word of it taken from recordings of his own acts,
has a strange and uncomic feel to it. There aren’t many big laughs in the
movie. Unless we go in convinced that Lenny Bruce was an important performer,
the movie doesn’t convince us…
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