venerdì 3 gennaio 2014

The House is Black - Forough Farrokhzad


Nell’ansia di sperimentazione che mescola senza confine arte e esistenza, dal 1958 Forough si dedica con passione al cinema collaborando con la casa di produzione cinematografica di Ebrahim Golestan, autorevole scrittore, regista e produttore, al quale sarà legata fino alla morte da un rapporto di intima amicizia. Nel 1960 Forough recitò e collaborò alla produzione del film Il rito del matrimonio in Iran. L’anno successivo realizzò la colonna sonora per il documentario di Ebrahim Golestan Mawj o marjan o khara (Onda, corallo e roccia) e il montaggio di Yek atash (Un fuoco) un documentario girato nel 1959 vicino Ahvaz durante l'incendio di un pozzo petrolifero che brucia per due mesi prima che intervengano i pompieri americani a spegnerlo. Nel 1962 il film ottiene un premio al Festival del cinema di Venezia. L’impegno di Forough nel cinema la porta prima nel 1959 e poi nel 1961 a viaggiare in Inghilterra per studiare produzione cinematografica. Nel 1962 Forough scrive, dirige ed edita Khane siyah ast (La casa è nera), girato nel lebbrosario di Tabriz. La Farrokhzad ne scrive la sceneggiatura adattando versi della Torah e del Corano. Il film, commissionato dalla Associazione per i malati di lebbra, vince il premio come miglior documentario al Festival di Oberhausen nel 1963. Nella primavera del 1962 Forough si era recata nell’istituto per preparare la produzione del film che la consacrerà cineasta di punta della nuova cinematografia iraniana d’autore. Forough si immerse con grande coinvolgimento emotivo nella vita quotidiana dei lebbrosi dell’istituto, cercando di instaurare con loro un rapporto di fiducia e rispetto. Nell’autunno dello stesso anno Forough tornerà a Tabriz con un operatore e due fonici per iniziare le riprese del film che dureranno dodici giorni. Dalle numerose testimonianze della regista su questa forte esperienza umana, prima che professionale, si è appreso che alcuni rapporti instaurati nell’istituto continueranno anche dopo la fine delle riprese (in questa occasione Forough adotterà un bambino dell’istituto e, con il consenso dei genitori, lo porterà con sé a Teheran)
In La casa è nera, la macchina da presa entra in un istituto dove vivono nascosti al resto del mondo uomini, donne e bambini di cui Forough ci restituisce con umana pietas straziati volti, corpi e sorrisi. La regista non risparmia particolari raccapriccianti, senza mai indulgere, grazie ad una fotografia in B&N a luce naturale e ad un montaggio sapiente, nel voyeurismo. Il lebbrosario diventa microcosmo in cui guardare i lati oscuri di una società e il buio dell’esistenza umana senza misérabilisme. «Il mio film si apre con l’immagine di una donna che si guarda allo specchio. Questa donna simboleggia in realtà l’essere umano che osserva la sua vita allo specchio, qualsiasi sia questo specchio» . La casa è nera è un film su una comunità di lebbrosi reclusi in un istituto, ma non solo: è anche un film su quanti si ritrovano imprigionati in una vita da cui non possono sfuggire. «Credo che uno dei motivi per cui gli uomini si dedicano all’arte è l’inconscia necessità di affrontare, resistere alla decadenza»
Jonathan Rosenbaum, sguardo autorevole della critica americana, individua nel percorso artistico di Forough l'origine di quella che sarà la cosiddetta Nouvelle Vague del cinema iraniano, in particolare della produzione di Abbas Kiarostami. Questi ha reso omaggio a Forough dando ad un film il titolo di una sua poesia (Il vento ci porterà via) e facendo recitare ai suoi personaggi le odi della poetessa.
È ormai acclarato che l’unico film diretto dalla Farrokhzad, vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali, sia una pietra miliare nella storia del cinema iraniano e abbia fatto scuola per qualità artistica e rilevanza sociale. Una conferma in tale senso viene dalle parole del noto regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, il quale afferma: «La casa è nera è il miglior film iraniano ad aver influenzato il cinema iraniano»


2 commenti:

  1. Veramente bello! Nonostante quel che afferma Makhmalbah, nonostante sia una pietra miliare del cinema iraniano, nonostante abbia influenzato tanto Kiarostami, io non lo conoscevo proprio. Per questo, grazie!

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  2. Forough Farrokhzad è morta a soli 32 anni, è stata una poetessa eccezionale, per ricordarla ho scritto qualcosa qui:
    http://danielebarbieri.wordpress.com/2014/01/04/scor-data-5-gennaio-1935/

    il suo film mi ha ricordato, mutatis mutandis, il cinema di Artur Aristakisjan

    più cose so più scopro che le cose che ignoro crescono, capita anche a te?

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