Ismail e il fratello Assan sono afgani, vivono a Trieste, una vita quasi normale, fino a che non ricevono una telefonata, la loro madre è in pericolo.
Ismail parte e quello che trova è terrivile, qualche delinquente raccoglie in una prigione, o qualcosa del genere, vedove e poi chiede un riscatto ai familiari per rilasciarle.
alla fine il film è quasi un documentario.
un film da non perdere.
buona (afgana) visione. - Ismaele
QUI si può vedere il film completo, su Raiplay
…Ismail con la sua patria di nascita
conserva ormai soltanto il legame con la madre, tenuto vivo attraverso il
telefono, ma dalle ultime chiamate capisce che c’è qualcosa che non va per il
verso giusto. Del suo paese ha ereditato gli occhi, un segno di riconoscimento,
ed altre inconfondibili caratteristiche fisiche, un carattere silenzioso e poco
espansivo, in Europa ha un lavoro, delle amicizie, anche altro che potrebbe
essere doloroso abbandonare (si sta innamorando), e tutto lascia propendere che
sia impensabile fare marcia indietro verso il passato. Costanza Quatriglio fa
in modo che la tensione, lo stato di crisi del protagonista emerga molto
lentamente, servendosi della figura chiave di Assan, fratello di Ismail, un individuo guidato
dai precetti della fede, rigidamente ortodosso ed inquieto, immergendo tutto in
una atmosfera quasi di torpore, che lascia intendere qualcosa di silente in
procinto di essere svegliato. Di lui si serve la regista per seminare
l’agitazione ed arrivare al decisivo punto di svolta narrativo della storia:
Ismail per ritrovare la madre dovrà andare lì, in quei luoghi da cui è dovuto
scappare, e tra il Pakistan e l’Afghanistan cercare di rintracciare sua madre,
ammesso non sia nel frattempo caduta nelle mani sbagliate, vittima della
tragica sorte che aspetta le vedove di guerra hazare, una sorte che sin
dall’antichità non è cambiata molto, e consiste nel trasformarle in merce di
scambio…
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