un giornalista ancora vivo, ma ormai per tutti morto, racconta la sua storia e le sue indagini su misteriosi casi di sparizioni di giovani ragazze.
girato fra Lubiana, Zagabria e Praga, opera prima di Aldo Lado, è un film politico, il Potere (necrofilo) si nutre di carne e sangue freschi, ha bisogno di uccidere per restare in vita (si pensi alle centinaia di migliaia di morti in Ucraina, su ordine di Boris Johnson e Joe Biden, che si nutrono di quelle vite spezzate, lotta per il potere, politico ed economico, a qualsiasi costo, senza avversari, finora).
il giornalista riesce ad arrivare a un club esclusivo, dove vengono compiuti i sacrifici umani, in una scena impressionante e angosciante.
un gioiellino da non perdere.
buona visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo
…Raffinatissima opera scritta e diretta da un ispirato Aldo
Lado, che mescola tematiche gotiche a doppi sensi politici, senza mai cadere
nello snobismo. Al contrario, dirige un film fruibile in entrambi i casi,
inserendo elementi misterici (il numero cabalistico 99, la struttura in vetro
che rappresenta un demone, il significato simbolico delle farfalle) a chiari
sottotesti politici. Il protagonista addormentato, posto in stato di
"sonno freddo", per Lado rappresenta una metafora. È assimilabile,
per condizione, alle persone consapevoli e contrarie al "regime" ma
impossibilitate a reagire, a ribellarsi allo status quo. Durante la cerimonia
finale questo aspetto viene opportunamente svelato dal prof. Karting, Gran
Sacerdote della setta ed esecutore della pena al tempo stesso. La condanna
riservata al protagonista, inizialmente concepita come sepoltura prematura, è
infatti stata mutata in autopsia, da eseguirsi sul corpo di Gregory in un'aula
universitaria, a mò di esempio sul destino di chi si oppone allo status
quo. Lado realizza poche sequenze nella suggestiva Praga, riprendendone anche i
monumenti, ma trova difficoltà con le istituzioni locali, tanto che per
giustificare il girato finge di realizzare un documentario e per portare a
termine le scene in esterni si sposta in Croazia, a Zagabria. Eccezionali gli
interpreti, in particolare, oltre a Jean Sorel, il sempre ottimo Mario Adorf,
in una parte di contorno ma significativa…
‘La corta notte’
é una storia dove si intrecciano generi diversi (horror, thriller, spy story),
ma si tratta solo della tessitura di una rete narrativa in grado di catturare
lo spettatore per condurlo li dove il regista vuole portarlo. Dal momento in
cui le luci si spengono Lado ci getta dentro l’orrore (questo sì) della
Jugoslavia comunista. Barbara Bach viene rapita misteriosamente. Jean Sorel non
vuole farsi una ragione della sua scomparsa. Il montaggio secondo un tempo non
lineare ci conduce avanti e indietro nella storia, ci permette di vedere Sorel
vittima di una morte solo apparente. Combatte per comunicare ai vivi il suo
stato di veglia, ma i suoi occhi restano vuoti. Rappresentazione terribile del
totalitarismo (Sorel é un giornalista americano di una agenzia di stampa che
lavora a Zagabria), il film é pervaso di colori sbiaditi, polverosi, tra i
quali risaltano gli occhi azzurri di Sorel e la pelle straordinariamente bianca
della Bach. I vecchi notabili di regime assumono le forme grottesche di
manichini morti; o forse, sì, di quei morti adagiati nei letti di
famiglia, pietosamente ma grottescamente truccati in viso per l’ultima
apparizione allo spettacolo della veglia funebre. ‘La corta notte’ é un film di
vampirismo, ma non dei vampiri di cui abbiamo amato la disperata e sofferta
solitudine, ma di quel vampiro che Riccardo Freda ha rivisitato molto bene nel
suo splendido ‘I vampiri’ del 1957: “Essere vampiro significa vivere accanto a
qualcuno estremamente più giovane di noi per succhiarne, senza che lui o lei se
ne avveda, il meglio: intelligenza, spirito vitale e sopratutto freschezza di
idee, di sentimenti, di reazioni”. Il vampiro di Lado non é più solo, non é più
disperato, ha eletto la sua condizione a ‘sistema di stato’, ora é il principe
rosso (o ‘nero’ che dir si voglia) che prende la forma del burocrate, del
notabile di partito, del grigio funzionario d’apparato, in una parola di colui
che non ha mai vissuto, che non ha mai amato. L’assenza di desiderio prende
tuttavia le forme di vizi privati che fanno da contraltare alle pubbliche virtù
della rispettabilità al potere. La scena del rito orgiastico ci mostra carni
spettrali abbeverarsi a quella gioventù, a quella energia che appartiene a chi
é giovane. La sessualità predata é la fonte che rende vivi quei ‘non
morti’. E’ loro necessaria esattamente come per il vampiro é necessario il
colore e il gusto del sangue. Ma essendo privi di un naturale sentimento,
essendo irrimediabilmente vecchi, devono predare l’energia sessuale da una
giovane che ne é dotata perché bella, perché vitale, perché ancora non
corrotta. Era Adriano Sofri qualche tempo fa ad affermare che il conflitto oggi
non é tra nord e sud, tra poveri e ricchi, ma tra chi é giovane e chi é
irrimediabilmente vecchio. ‘La corta notte’ é in realtà l’icona disperata di
questa lotta. Da una parte un mondo vecchio che non vuole morire, dall’altra l’immagine
tenerissima di quella coppia di ragazzi che Lado ci mostra rubarsi un bacio
nascosti tra gli scaffali di una biblioteca fatiscente. L’urlo finale di Ingrid
Thulin con cui si conclude il film é raccapricciante. Le luci si accendono. La
sala si fa vuota. Qualcuno rimane a leggere i titoli di coda. Le facce,
uscendo, guardano fuori, verso il marciapiede. E’ ancora giorno, e i colori di
Roma sono vividi come non li ho mai visti prima.
… Souvent présenté comme un giallo aux développements
narratifs étranges, Je suis vivant ! est avant tout un
véritable film d’auteur ambitieux qui dénonce par la métaphore les mécanismes
d’asservissement de la population par une élite consciente d’elle-même et
soucieuse de ses prérogatives.
Pour parvenir à ce constat glaçant, Aldo Lado soigne sa
réalisation – décidément très racée – et impose tout au long de son film une
ambiance pesante où la paranoïa finit par gagner le personnage principal, ainsi
que le spectateur. Si l’on est d’abord mis sur la piste d’une critique envers
un régime communiste dictatorial, le propos du réalisateur s’avère bien plus
large et concerne en réalité tout type de pouvoir. Ce constat global permet au
long-métrage d’être toujours d’actualité de nos jours, alors même qu’il est
vieux d’une cinquantaine d’années…
…La sensación
de pesadilla kafkiana que embarga a Gregory durante su impotencia cataléptica
es transmitida directamente al espectador (a través del diálogo interno del
personaje y sus memorias), quien con angustia ansía reconstruir junto a él los
hechos relacionados con la desaparición de su novia; hechos que sin duda deben
tener algo que ver con la infortunada situación en la que él se encuentra (Su
mente no descansa en ningún momento, y es siempre consciente de que debe
recuperar la movilidad cuanto antes, pues si no morirá de verdad durante la
“autopsia”).
Un grupo de
carácter sectario y satanista comandado por exponentes de la “élite”, la
política internacional y las altas finanzas, realiza una serie de rituales
perversos para mantener la cohesión, saciar sus apetitos vampíricos y preservar
su poder. Cuando Gregory, que ha estado investigando a algunos exponentes de
ese grupo, descubre que el secuestro de su novia (y el de otras chicas) está
relacionado con el siniestro círculo, atrae inevitablemente la atención de sus
miembros, quienes intentarán evitar a toda costa que el intrépido reportero
siga tirando del hilo…
Incorrectly
classified as a giallo in my opinion, this Italian horror film is all about
political metaphor, psychological tension and lightly surreal supernatural
elements that has more in common with Hitchcock and Polanski's Rosemary's Baby
than murder mysteries with violence and nudity. An American reporter finds
himself medically declared as dead, and as he awaits the horrors of an autopsy,
he tries to piece together the events that led up to this, events that involved
the strange disappearance of his girlfriend and a strange group of rich,
powerful older people. He investigates a city scared and oppressed by the
powers that be, strange behaviour, a city where only the street bums and
disabled seem to have any independence regarding what is going on with many
disappearances, and a mysterious club. As a mystery, and like many Italian
movies of the time, the details don't hold up to scrutiny, especially a final
murder that makes no sense since it could easily have been committed much
earlier. But as an atmospheric, strange, dread-filled, horror-metaphor for
mind-controlling elements in society especially determined to use and control
the young, it works nicely.
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