lunedì 16 settembre 2024

La corta notte delle bambole di vetro - Aldo Lado

un giornalista ancora vivo, ma ormai per tutti morto, racconta la sua storia e le sue indagini su misteriosi casi di sparizioni di giovani ragazze. 

girato fra Lubiana, Zagabria e Praga, opera prima di Aldo Lado, è un film politico, il Potere (necrofilo) si nutre di carne e sangue freschi, ha bisogno di uccidere per restare in vita (si pensi alle centinaia di migliaia di morti in Ucraina, su ordine di Boris Johnson e Joe Biden, che si nutrono di quelle vite spezzate, lotta per il potere, politico ed economico, a qualsiasi costo, senza avversari, finora).

il giornalista riesce ad arrivare a un club esclusivo, dove vengono compiuti i sacrifici umani, in una scena impressionante e angosciante.

un gioiellino da non perdere. 

buona visione - Ismaele


 

QUI si può vedere il film completo

 

  

Raffinatissima opera scritta e diretta da un ispirato Aldo Lado, che mescola tematiche gotiche a doppi sensi politici, senza mai cadere nello snobismo. Al contrario, dirige un film fruibile in entrambi i casi, inserendo elementi misterici (il numero cabalistico 99, la struttura in vetro che rappresenta un demone, il significato simbolico delle farfalle) a chiari sottotesti politici. Il protagonista addormentato, posto in stato di "sonno freddo", per Lado rappresenta una metafora. È assimilabile, per condizione, alle persone consapevoli e contrarie al "regime" ma impossibilitate a reagire, a ribellarsi allo status quo. Durante la cerimonia finale questo aspetto viene opportunamente svelato dal prof. Karting, Gran Sacerdote della setta ed esecutore della pena al tempo stesso. La condanna riservata al protagonista, inizialmente concepita come sepoltura prematura, è infatti stata mutata in autopsia, da eseguirsi sul corpo di Gregory in un'aula universitaria, a mò  di esempio sul destino di chi si oppone allo status quo. Lado realizza poche sequenze nella suggestiva Praga, riprendendone anche i monumenti, ma trova difficoltà con le istituzioni locali, tanto che per giustificare il girato finge di realizzare un documentario e per portare a termine le scene in esterni si sposta in Croazia, a Zagabria. Eccezionali gli interpreti, in particolare, oltre a Jean Sorel, il sempre ottimo Mario Adorf, in una parte di contorno ma significativa…

da qui

 

‘La corta notte’ é una storia dove si intrecciano generi diversi (horror, thriller, spy story), ma si tratta solo della tessitura di una rete narrativa in grado di catturare lo spettatore per condurlo li dove il regista vuole portarlo. Dal momento in cui le luci si spengono Lado ci getta dentro l’orrore (questo sì) della Jugoslavia comunista. Barbara Bach viene rapita misteriosamente. Jean Sorel non vuole farsi una ragione della sua scomparsa. Il montaggio secondo un tempo non lineare ci conduce avanti e indietro nella storia, ci permette di vedere Sorel vittima di una morte solo apparente. Combatte per comunicare ai vivi il suo stato di veglia, ma i suoi occhi restano vuoti. Rappresentazione terribile del totalitarismo (Sorel é un giornalista americano di una agenzia di stampa che lavora a Zagabria), il film é pervaso di colori sbiaditi, polverosi, tra i quali risaltano gli occhi azzurri di Sorel e la pelle straordinariamente bianca della Bach. I vecchi notabili di regime assumono le forme grottesche di manichini morti; o forse, sì, di quei morti adagiati nei letti di famiglia,  pietosamente ma grottescamente truccati in viso per l’ultima apparizione allo spettacolo della veglia funebre. ‘La corta notte’ é un film di vampirismo, ma non dei vampiri di cui abbiamo amato la disperata e sofferta solitudine, ma di quel vampiro che Riccardo Freda ha rivisitato molto bene nel suo splendido ‘I vampiri’ del 1957: “Essere vampiro significa vivere accanto a qualcuno estremamente più giovane di noi per succhiarne, senza che lui o lei se ne avveda, il meglio: intelligenza, spirito vitale e sopratutto freschezza di idee, di sentimenti, di reazioni”. Il vampiro di Lado non é più solo, non é più disperato, ha eletto la sua condizione a ‘sistema di stato’, ora é il principe rosso (o ‘nero’ che dir si voglia) che prende la forma del burocrate, del notabile di partito, del grigio funzionario d’apparato, in una parola di colui che non ha mai vissuto, che non ha mai amato. L’assenza di desiderio prende tuttavia le forme di vizi privati che fanno da contraltare alle pubbliche virtù della rispettabilità al potere. La scena del rito orgiastico ci mostra carni spettrali abbeverarsi a quella gioventù, a quella energia che appartiene a chi é giovane. La sessualità predata é la fonte che rende vivi quei ‘non morti’. E’ loro necessaria esattamente come per il vampiro é necessario il colore e il gusto del sangue. Ma essendo privi di un naturale sentimento, essendo irrimediabilmente vecchi, devono predare l’energia sessuale da una giovane che ne é dotata perché bella, perché vitale, perché ancora non corrotta. Era Adriano Sofri qualche tempo fa ad affermare che il conflitto oggi non é tra nord e sud, tra poveri e ricchi, ma tra chi é giovane e chi é irrimediabilmente vecchio. ‘La corta notte’ é in realtà l’icona disperata di questa lotta. Da una parte un mondo vecchio che non vuole morire, dall’altra l’immagine tenerissima di quella coppia di ragazzi che Lado ci mostra rubarsi un bacio nascosti tra gli scaffali di una biblioteca fatiscente. L’urlo finale di Ingrid Thulin con cui si conclude il film é raccapricciante. Le luci si accendono. La sala si fa vuota. Qualcuno rimane a leggere i titoli di coda. Le facce, uscendo, guardano fuori, verso il marciapiede. E’ ancora giorno, e i colori di Roma sono vividi come non li ho mai visti prima.

da qui

 

Souvent présenté comme un giallo aux développements narratifs étranges, Je suis vivant ! est avant tout un véritable film d’auteur ambitieux qui dénonce par la métaphore les mécanismes d’asservissement de la population par une élite consciente d’elle-même et soucieuse de ses prérogatives.

Pour parvenir à ce constat glaçant, Aldo Lado soigne sa réalisation – décidément très racée – et impose tout au long de son film une ambiance pesante où la paranoïa finit par gagner le personnage principal, ainsi que le spectateur. Si l’on est d’abord mis sur la piste d’une critique envers un régime communiste dictatorial, le propos du réalisateur s’avère bien plus large et concerne en réalité tout type de pouvoir. Ce constat global permet au long-métrage d’être toujours d’actualité de nos jours, alors même qu’il est vieux d’une cinquantaine d’années…

da qui

 

La sensación de pesadilla kafkiana que embarga a Gregory durante su impotencia cataléptica es transmitida directamente al espectador (a través del diálogo interno del personaje y sus memorias), quien con angustia ansía reconstruir junto a él los hechos relacionados con la desaparición de su novia; hechos que sin duda deben tener algo que ver con la infortunada situación en la que él se encuentra (Su mente no descansa en ningún momento, y es siempre consciente de que debe recuperar la movilidad cuanto antes, pues si no morirá de verdad durante la “autopsia”).

Un grupo de carácter sectario y satanista comandado por exponentes de la “élite”, la política internacional y las altas finanzas, realiza una serie de rituales perversos para mantener la cohesión, saciar sus apetitos vampíricos y preservar su poder. Cuando Gregory, que ha estado investigando a algunos exponentes de ese grupo, descubre que el secuestro de su novia (y el de otras chicas) está relacionado con el siniestro círculo, atrae inevitablemente la atención de sus miembros, quienes intentarán evitar a toda costa que el intrépido reportero siga tirando del hilo…

da qui

 

Incorrectly classified as a giallo in my opinion, this Italian horror film is all about political metaphor, psychological tension and lightly surreal supernatural elements that has more in common with Hitchcock and Polanski's Rosemary's Baby than murder mysteries with violence and nudity. An American reporter finds himself medically declared as dead, and as he awaits the horrors of an autopsy, he tries to piece together the events that led up to this, events that involved the strange disappearance of his girlfriend and a strange group of rich, powerful older people. He investigates a city scared and oppressed by the powers that be, strange behaviour, a city where only the street bums and disabled seem to have any independence regarding what is going on with many disappearances, and a mysterious club. As a mystery, and like many Italian movies of the time, the details don't hold up to scrutiny, especially a final murder that makes no sense since it could easily have been committed much earlier. But as an atmospheric, strange, dread-filled, horror-metaphor for mind-controlling elements in society especially determined to use and control the young, it works nicely.

da qui

 

 



Nessun commento:

Posta un commento