un film ambientato degli anni '70 e '80, nel sottobosco dei partiti di allora.
per un errore Gastone Moschin viene candidato alle elezioni per la DC.
Nanni Loy è un perfetto maneggione che cerca di risolvere problemi per la DC, e lo fa benissimo.
Arnoldo Foà interpreta tre personaggi, è bravissimo.
il film è divertente e serio insieme, da non perdere.
buona (politica) visione - Ismaele
Simpatica commedia
"elettorale" di Baldi che ci porta dentro gli ingranaggi della
macchina del potere, accompagnati da un bravissimo Moschin vittima suo malgrado
degli accordi occulti fra partiti. Il soggetto originale e una sceneggiatura
ben scritta ne fanno un film godibile e piuttosto vivace, supportato da un cast
di buon livello con Foà, Cucciolla e Loy (un bravissimo maneggione
democristiano) sugli scudi. La satira non affonda i colpi ma offre un'immagine
credibile della politica di quel periodo a chi non l'ha vissuta direttamente.
Buono!
Un piccolo contrabbandiere veronese di
fede comunista viene coinvolto suo malgrado in un maneggio politico di
democristiani e convinto a candidarsi con la DC. Baldi svela la corruzione e la
spregiudicata assenza di ideali di tutta la politica, con un Loy
intrallazzatore e donnaiolo e la notevole invenzione di Foà che si fa in tre,
vestendo i panni di un democristiano, un missino e un comunista. Magistrale
come sempre Moschin, la cui maschera di veneto finto ingenuo si attaglia a
quello che, alla fine, è l'unico ruolo positivo.
Una bella sorpresa. Satira sulla realtà, disgraziata, delle falsità
della politica. Brioso, audace, questo film risente del clima liberatore e di
contestazione che si respirava allora (nel ’72). Una bella commedia
all’italiana, con attori di grande livello: Moschin, Cucciolla, Foa in tre
parti diverse, Loy. Più tanti caratteristi bravi e una bella presenza
femminile, tanto per le qualità recitativa,e quanto per la presenza estetica,
con quella scollacciatura che i tempi allora iniziavano a permettere.
Il semisconosciuto Baldi qui firma un’opera di livello, anche per la
velocità e la disinvoltura: non ci si annoia mai, anche grazie al montaggio e
alle splendide musiche di Stelvio Cipriani. Fa sempre sorridere, dosando bene
il grottesco, che mostra la non serietà delle versioni che devono apparire
serie.
Si respira aria pura da anni ’70, anche per il riferimento alla lotta
politica, che è il cuore del film. Infatti la politica appare per quello che è
(o almeno è stata fino a due anni fa), con lo sguardo disilluso di chi manovra
la democrazia, per quel teatrino che è: serve a manipolare il consenso
elettorale, per legittimare invece delle trame che vanno contro gli interessi
collettivi. Splendida, nella sua verità storica, è l’esibizione del continuo
mercimonio di favori che l’affarista democristiano propone, per ottenere gli
scopi suoi e del suo gruppo di potere. La convinzione, e la fiducia
nell’impunità, della concussione appaiono per quello che sono stati alla prova
dei fatti: merce di indubbio pregio, tale da profilare un alto guadagno, quando
si entra in politica. Un reato che migliora la carriera, anziché bloccarla.
Ricatti e favori vengono ben miscelati.
Il film è, giustamente, più incline a contestare il lato marcio del
potere dell’Italia della prima repubblica: la Democrazia cristiana, che di
fatto è alleata con i fascisti per la repressione del comunismo, e di
un’uguaglianza e una giustizia reali. Ma la sceneggiatura (scritta dal regista,
come il soggetto) non perdona gli equilibrismi dei comunisti, che anche loro,
ad alti livelli, sono assai criticabili: oltre ad altri grandi motivi, anche
perché sacrificano gli interessi dichiarati al fine di una spartizione del
potere con i partiti capitalisti prima richiamati.
Una fotografia storicamente corretta della sciagurata prima
repubblica, in un contesto ridanciano: una satira che non fa sconti. Un ottimo
prodotto dunque, che per la propria carica di denuncia infatti è stato
emarginato. Oggi si vede solo su Yuotube, per fortuna in buona qualità.
Gli italiani intrallazzoni e opportunisti, sempre pronti a tradire
per il tornaconto personale, che si sforzano di apparire seri quando conta ma
che in realtà sono volgari buffoni, fanno la figura che meritano. Che molto
spesso ha permesso loro di essere classe dirigente, purtroppo.
Nessun commento:
Posta un commento