Yuri e Agostino sono due ragazzi ai margini della società.
decidono di lavorare insieme e vivere insieme, e il loro rapporto è speciale, amore/odio, ricatti e punizioni.
Yuri è poco più di un bambino, si consegna ad Agostino e vivono in simbiosi, in quel camper di Agostino.
opera prima di Simone Bozzelli, attori bravi e convincenti.
cercatelo, da non perdere.
buona (tormentata) visione - Ismaele
Patagonia è un esordio composto e sentito. Si
attiene al restare aderente a questi due corpi che sussistono l’uno sull’altro,
non fa il passo più lungo della gamba e per il momento è giusto così.
Sottolinea un po’ qua e là, si accerta di specificare l’assorbimento totale a
una condizione insostenibile. Ma funziona e introduce al palcoscenico un nuovo
talento che sarà interessante seguire da qui in poi.
…Patagonia
ricorda una fiaba inversa e macabra, dove punizioni e ricompense sono estreme e
le regole non sono quelle universali.
Tra i due protagonisti
aleggia la figura di un Peter Pan inedito e spaventoso, come le dinamiche di
rapporti in cui non si scorgono gli estremi: tra la mancanza di empatia di Yuri
e l’unica relazione sana che Agostino sa instaurare - quella con i bambini,
soprattutto con il figlio dell’amica Alma di cui si prende cura ogni giorno con
rigore - l’unica cosa che può salvare il rapporto dalla subalternità, la
gabbia in cui ci si è imbattuti, è la maturità delle scelte.
Simone Bozzelli affronta in Patagonia
temi mancanti nella cinematografia contemporanea, e lo fa benissimo: la
normalità estranea al buon pensiero, lo sporco e lo schifo, la decisione
sbagliata, i rapporti non definibili (ma lontani dall'amore)…
…Tutto è però
propedeutico a quel che sarà: Per Ago, che con il fuoco tenta di alleggerire il
peso dell’esistenza e delle relazioni senza riuscire a liberarsi delle radici
che rispuntano nel suo sogno di libertà, per Yuri, che abituato a dipendere da
qualcuno e a non essere abbastanza conquista gradualmente la forza di decidere
da solo di voler subire anche le punizioni più ingiuste, e per gli spettatori.
Che il film sottopone a diverse prove – molestie fisiche e psicologiche
comprese – prima di ricompensare con un finale che giustifica le vessazioni, la
perdita della speranza, dell’innocenza, il rischio di esser passati dal vivere
rinchiusi in una famiglia tradizionale a un camper malmesso. Per una volta, la
scuola della strada – e dell’arte di strada – tanto citata a sproposito dal
popolo della rete, acquista corpo, e dignità. E offre spunti di riflessione sui
concetti di libertà e dipendenza, anche nella fissità esasperata di certe
sequenze, nell’accettazione del dolore e del male come reagente o
dell’attesa di un Godot che stavolta potremmo essere noi.
… Patagonia è
un film crudo, onesto nella sua “disonestà”, passionale e glaciale, tanto
“corretto” quanto “scorretto”, un lungometraggio i cui protagonisti sono
“santi” e “demoni” che siedono insieme in un “pezzo” di mondo, arcadico, aspro,
selvatico. Yuri e Agostino, Andrea Fuorto e Augusto
Mario Russi, vivono una relazione che mangia il cuore e consuma il
fegato: prevaricazioni, abusi, perimetri asfissianti costruiscono una gabbia
che sembra allontanare dal senso di sopravvivenza; sembra saccheggiare
un’identità già isolata.. già smarrita nella profondità dell’umanità di un
rapporto di dipendenza che assume i contorni di un reciproco tossico,
distruttivo.
Simone Bozzelli denuncia
un romanticismo puritano, tratteggiando una narrativa difficile e contrastante.
Fatalità e fatalismo sono gli elementi dissacranti in una storia che si suicida
sul sipario dell’etica e della moralità. Un film che necessita
più punti di vista, ripetute visioni, osservazioni ossessive per delineare la
grandezza e la cura impeccabile del lungometraggio che rendono Patagonia un
film che affina la sperimentazione cinematografica nell’epoca della sua stessa
desertificazione…
…Attorno
alla presa di coscienza del giovane Yuri, che fin lì ha vissuto una vita
nell'abbraccio ovattato e stringente di una famiglia dai contorni imprecisati,
Bozzelli riesce soprattutto a evocare un mondo distinto di giovani che, in un
Abruzzo svuotato e soporifero, vivono nella loro versione di una società
alternativa. Agostino, che preso da solo con il suo camper e il lavoro con i
bambini sembrava un esemplare unico, è in realtà parte di un sistema che si
apre agli occhi di Yuri e inizia a presentargli delle scelte che il ragazzo non
ha mai avuto prima.
Nel rapporto tra i due sta la sostanza dell'opera, che indaga come nascono i
rapporti di potere, la dipendenza, la proiezione del proprio desiderio su
quello dell'altro. Gli animali e le gabbie sono un motivo ricorrente, la
corrente omoerotica e sentimentale è forse lasciata a un'eccessiva ambiguità,
ma c'è del rigore autentico nel modo in cui Bozzelli mette in fila le piccole
manipolazioni di Agostino, dotato di un istinto innato nel capire cosa l'altro
è disposto a cedere per poi prenderselo col sorriso.
L'esordiente Augusto Mario Russi ha
il giusto carisma per renderlo verosimile, e soprattutto sembra avere una
conoscenza intima e naturale del milieu in cui si muove la storia. Il lavoro a
quattro mani trova nel protagonista Andrea Fuorto un valido contraltare, più
costruito, che delinea una condizione infantilizzata ma lentamente ricettiva
alle esperienze del mondo, di cui si prende il bene come il male…
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