Antonio Guardalavecchia (Totò) e Giuseppe Colabona (Peppino de Filippo) fanno di tutto per diventare dirigenti del loro ufficio, tutti i trucchi vengono sviluppati, con gioia dello spettatore.
tante scene sono memorabili, e ogni volta che lo vedi ridi (se sei ancora vivo).
buona (strepitosa) visione - Ismaele
Qui si può vedere
il film completo
…Forse non sono in molti a ricordare questo
film che li vede rivali sul lavoro. Antonio Guardalavecchia e Giuseppe Colabona
sono due impiegati veterani della ditta Pasquetti (Trasporti perfetti!). Essi
incarnano il prototipo di grigio travet, pronto a lavorare il minimo
indispensabile, sempre al telefono con la moglie, scorbutico con il cliente di
turno. Il loro capo, Cesare Santoro, ha già preparato i dossier per trasferirli
in Sardegna. Purtroppo per lui, passerà, improvvisamente, a miglior vita,
lasciando il compito di valutare i curriculum a un ispettore aziendale di
Milano. I due, intrufolandosi in ufficio, di notte, con tanto di mascherina da
ladro e torcia elettrica, bruceranno le rispettive documentazioni, per non
lasciare prova delle loro condotte. E da amici, i due sono anche vicini di
casa, entreranno in guerra per un’agognata promozione, cercando di accattivarsi
la simpatia del dirigente del nord. Se la trama può risultare non troppo
originale, i duetti cui danno vita Totò e Peppino sono molto divertenti. I
meccanismi comici sono quelli classici, l’errore di persona, lo jettatore, il
triangolo amoroso, lo storpiamento dei cognomi, tanto per citarne alcuni. I due
attori duellano senza esclusione di colpi, supportati da caratteristi di ottimo
livello, come Luigi Pavese, l’immancabile Mario Castellani, e Luigi De Filippo,
figlio di Peppino, nei panni di un fastidioso donnaiolo siciliano. L’atmosfera
potrebbe essere antesignana di Fantozzi, non solo per la monotonia
di certe situazioni, ma anche per l'ipocrisia e la cattiveria dei due, pronti a
tutto per avere la meglio. Siamo in pieno boom economico, c'è la rincorsa
al benessere e alla miglioria del proprio tenore di vita quotidiano, ma non
tutti gli stipendi sono proporzionati alle esigenza personali, Antonio
Guardalavecchia ha la colf a mezzo servizio... È un film
invecchiato bene, che ancora oggi riesce a far ridere. Dirige Sergio Corbucci,
è merito anche suo se i tempi comici del film rasentano la perfezione.
Le nuove generazioni di comici dovrebbero, se già non lo
hanno fatto,non solo guardare e gustare,ma anche studiare,queste magiche
pellicole, che per quanto vecchie, non sono per niente invecchiate.Il
duo Totò e Peppino, è stato sicuramente,insieme a tanti illustri del
passato,come Stanlio e Onlio, Ric e Gian,Gianni e Pinotto,Franco e
Ciccio, solo per fare qualche esempio,una coppia comica delle più
affiatate e sfavillanti,del panorama cinematografico,regalando al pubblico
preziose perle di umorismo,semplice, sano, immediato,composto,politicamente
corretto e soprattutto immortale.Questo film,dalla
storia semplice ma mai banale,ci consente di apprezzare alcune
delle tante sfumature artistiche di questi indimenticabili attori.
"Guardalavecchia" e "Orabona" impiegatucci,piccini ma
ambiziosi , della "ditta Pasquetti", si rintuzzano, si
fanno i dispetti,si rincorrono, per guadagnarsi l'ambito posto di
capo-ufficio,dando vita a dei siparietti divertentissimi e producendosi in
numeri comici, assolutamente esilaranti.L'elogio funebre di Totò al superiore
defunto,fa simpaticamente il verso al monologo su Cesare di Marlon
Brando.Citazione d'obbligo per la scena del corteggiamento "alla Romeo e
Giulietta"con la Zoppelli sul balcone e Totò che recita versi
aulici.Semplicemente deliziosa.
Sbeffeggia il clichè dell'italiano campione del mondo tra i
lacchè, e che sotterra la dignità pur di ottenere un minimo di carriera e soldi
in più, giusto per salvarsi agli occhi degli altri e dei familiari (tanto poi
non sta bene ugualmente).
E' assurdo che sia così, ma è una fotografia
fedele dell'impiegato tricolore: questa penosa competizione sul luogo di lavoro
rappresenta forse lo spirito più diffuso tra noi italiani sul posto di lavoro,
come poi è stato affrescato da Fantozzi.
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