una bella sorpresa, Elio Germano è grandissimo, il boss del Brenta sembra lui.
una storia semplice e appassionante, con una sceneggiatura che non lascia nessuno spettatore indifferente.
provare per credere, un film che non delude.
buona (indimenticabile) visione - Ismaele
QUI si può vedere la prima parte del
film
QUI si può vedere la seconda
parte del film
…Se Faccia d'angelo merita la visione
perché, come si è detto, illumina pur con le sue libertà narrative una parte
poco raccontata della storia del nostro paese, se va probabilmente fatta la
riflessione su un gusto del pubblico televisivo che vira al nero e rende
(finalmente!) possibile la realizzazione di un prodotto come questo, va anche
detto che il film TV di Porporati è, preso in sé, un buonissimo prodotto. Se la
già citata presenza di Germano, con il suo volto, la sua parlata e le sue
studiate movenze, innerva di sé ogni momento del racconto, anche quelli in cui
il suo personaggio non è presente, il meccanismo narrativo del film, con i suoi
frequenti salti nel tempo, si rivela perfettamente funzionale allo scopo del
regista: quello di raccontare la parabola di un uomo dedito al crimine, e la
sua ingenua, infantile pretesa di dominare anche la sua brama di potere. Il
Toso è infatti un boss cinico e beffardo, uno scaltro imprenditore del crimine,
ma anche un uomo ingenuo: la sua illusione di poter amare, nella sua posizione,
senza alcun rischio per la persona amata, di fare il bene di sua madre
(un'intensa Katia Ricciarelli) con gli sterminati
proventi delle sue attività criminali, di ridurre il suo vorticoso giro di
affari illeciti a una pulita, incruenta attività imprenditoriale, è quanto di
più illusorio si possa concepire. Una figura figlia di una classicità dal
taglio tragico, parente di tanti altri boss malavitosi visti sul grande e
piccolo schermo, ma di cui viene accentuato l'aspetto infantile, la convinzione
di operare in fondo per il bene proprio e delle persone a sé vicine,
l'illusione di un futuro luminoso mentre il cammino è in realtà segnato verso
un'oscurità nerissima. In più, va ricordato il contrasto, anche questo figlio
di decenni di storia del genere, con i rappresentanti della legge, guidati da
un sempre più determinato (e ostinato) Carmine Recano; e lo sguardo
antropologico, rivelatore, su una realtà contadina che, anche dentro a una
regione che è motore economico dello sviluppo, conserva le sue tradizioni
ancestrali e rende possibile, nel suo seno, la crescita di un'esperienza
criminale come questa. Compito del noir è in fondo, da sempre, anche quello di
restituirci un po' della nostra realtà, trasfigurata ma sempre (e mai come ora)
attuale.
…Diciamolo subito, Felice Maniero,
in arte “Toso” è un personaggio che ben si presta ad essere immortalato in un
film, ed anche bello lungo dato che tantissime azioni (e situazioni) hanno
segnato la sua (lunga) esistenza da criminale.
Si tratta di una parabola classica, gli inizi in piccolo (ma con un
certo stile, altri tempi, altri realtà), seguiti dalla collusione con gli
ambienti che contano, soldi a palate in entrata, agenti alle calcagne, arresti,
fughe impossibili e poi la resa dei conti che, bene o male, prima o poi tocca a
(quasi) tutti coloro che intraprendono una vita del genere.
Un film zeppo di occasioni per sviluppare il racconto, gestito con un
ordine e con tante variabili al seguito (anche l’amore e la famiglia hanno
ruoli tutt’altro che secondari) che probabilmente pecca soprattutto nei momenti
chiave.
Insomma ci sono diverse scene fondamentali, ma quando il registro
deve alzare i toni, che siano essi drammatici o meno, non si riesce ad andare
oltre uno standard onorevole, ma non rinvigorito come si sarebbe potuto
aspettarsi.
Ciò detto rimane un prodotto di tutto rispetto, un piatto ricco di
sapore (aperto e chiuso dalle musiche degli Afterhours), che vive anche di un
interprete di alto (a altro) rango qual’è Elio
Germano che nei panni di un personaggio che si crede
onnipotente può dar sfoggio del suo istrionismo senza troppi pudori.
Visione piacevole.
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