domenica 18 giugno 2023

IN MEMORIA DI FRANCESCO NUTI

un affettuoso ricordo di Francesco Nuti con le parole di Kris Kelvin


 Ci sono giorni nella vita in cui ti senti davvero un verme. Sono più o meno una quindicina d'anni che sto sui social, quasi altrettanti da quando ho aperto questo blog, e mi rendo conto solo ora di non aver MAI, dico MAI scritto mezza riga su Francesco Nuti. Sono incazzato nero, perchè solo ora mi rendo conto di essere uguale a tutti quelli che, guarda caso, da una quindicina d'anni a questa parte si sono completamente dimenticati di Nuti e lo hanno fatto deliberatamente, quasi fosse un personaggio di cui bisognasse solo avere pietà, una pietà ipocrita, compassionevole, finta, verso un uomo (prima che un artista) che è stato ripudiato da tutti (dal cosiddetto "sistema") quasi fosse un criminale, uno di cui avere vergogna. E invece adesso sono io che mi vergogno di questo ostracismo ingiusto verso una persona la cui unica colpa era quella di essere allo stesso tempo geniale, ambiziosa, consapevole del suo estro ma anche clamorosamente fragile e instabile. Fin troppo, purtroppo. 

  

Francesco Nuti era quasi coetaneo di Roberto Benigni e, ironia della sorte, erano praticamente vicini di casa: Nuti è cresciuto a Narnali, Benigni a Vergaio. Due frazioni di Prato distanti in linea d'aria non più di un paio di chilometri. E Nuti e Benigni hanno rappresentato negli anni '80 e '90, con la loro orgogliosa toscanità, due dei talenti più puri e cristallini dello spettacolo italiano. Ma se Roberto aveva una comicità ruspante, caustica, sfrontata, irriverente, Francesco era malinconico, romantico, dolente, sognatore... era facile innamorarsi di lui, e infatti era sempre circondato da donne bellissime, che lo adoravano prima come uomo che come artista. Almeno fino a quel maledetto 1994, l'inizio della fine, ovvero l'anno in cui uscì OcchioPinocchio, il suo film più megalomane e sfortunato e che decretò la sua morte artistica. E tutto quello che sarebbe accaduto dopo.

 

Da allora infatti solo dolore, insuccessi, sofferenza atroce e tanta jella. Abbandonato, dimenticato da tutti e sfigato fino all'ultimo giorno. Gli è toccato andarsene lo stesso giorno che è morto Silvio Berlusconi, così da essere rimosso dagli onori delle cronache perfino nel giorno della sua dipartita.

  

Eppure era un grande, Francesco. I suoi primi film da attore (Madonna che silenzio c'è stasera, Io, Chiara e lo Scuro, Son contento) denotavano già un talento cristallino, stralunato, fatto di poesia e minimalismo, una recitazione delicata e surreale che lo facevano risaltare in un'epoca già clamorosamente prodigiosa per la commedia all'italiana (non c'era solo Benigni, ma anche Verdone Troisi, giusto per fare due nomi, e tutti più o meno coetanei). Ma solo dopo essere passato (anche) dietro la macchina da presa Nuti costruirà i suoi capolavori: Tutta colpa del Paradiso, Stregati, Caruso Pascoski, Willy Signori... autentiche pietre miliari della comicità, che gli regalarono una notorietà clamorosa, forse eccessiva per un carattere timido e malinconico come il suo. Fino, appunto, al tragico spartiacque di OcchioPinocchio: Nuti lo girò in America, contro il volere del produttore Mario Cecchi Gori, facendo lievitare i costi di produzione fino alla cifra folle per i tempi di quasi 30 miliardi di lire. Ne incassò appena 5, fu stroncato da pubblico e critica e finì per diventare uno dei più grandi flop della storia del cinema italiano.

 

Nuti non si riprese più. Il divorzio (burrascoso) con Cecchi Gori fu inevitabile. Il "sistema" gli si rovesciò contro: divenne un reietto, fu ghettizzato, emarginato dai salotti che contano. Girò altri tre film (Il Signor Quindicipalle, Io amo Andrea, Caruso zero in condotta), che però non erano nemmeno paragonabili a quelli dei tempi d'oro. Cominciò a bere e a dissipare soldi e talento (anche - si dice - a causa di una forte delusione amorosa) fino all'incidente del 2006: una caduta dalle scale, da solo, ubriaco fradicio, e i conseguenti danni neurologici che lo hanno accompagnato fino alla morte, a soli 68 anni.

Oggi di Francesco Nuti rimangono solo i ricordi e qualche sbiadito filmato su YouTube. Le tv non trasmettono mai i suoi film. Le piattaforme, vergognosamente, lo ignorano (Netflix non ha alcuna sua opera in catalogo, su Prime si trova solo A ovest di Paperino). Per questo mi pareva doveroso rendergli un tardivo, insufficiente, pavido omaggio, per ricordare un uomo sfortunato e bellissimo, geniale e schivo, che ha scritto la storia del cinema comico italiano (e non solo) e che merita un ricordo. Anche su un piccolissimo, insignificante blog di cinema come questo.

da qui


In memoria - Giuseppe Ungaretti


Locvizza il 30 settembre 1916


Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse.

2 commenti:

  1. Grazie per aver condiviso il mio post (per Francesco, più che altro). Immensa stima per te, davvero. Un abbraccio sincero <3

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    1. ogni tanto scriviamo cose che ci hanno colpito molto, e quando le leggiamo le mandiamo in giro, sperando che qualcuno le scopra...

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