Per me la questione è talmente semplice da risultare lapalissiana: Netflix è attualmente il principale costruttore e divulgatore del pensiero liberal progressista moderno.
Quello intriso di un revisionismo storico-politico estremamente aggressivo (di
cui cancel culture e criminalizzazione delle ideologie anti-capitaliste sono le
massime e più violente espressioni) che propugna una società liquida e
pacificata - in cui il conflitto sociale non esiste più - apolide e
spersonalizzata, funzionale a trasformare il cittadino in un nomade senza
radici. Il perfetto abitante/consumatore di un mondo spoliticizzato e senza
confini (e pertanto a-democratico in senso stretto) e quindi dominato dal
grande capitale finanziario globale.
Il suo ruolo è quindi totalmente diverso da altri giganti multinazionali
come ad esempio Amazon. Perché Amazon vende, fa business su qualunque cosa. È
capitalismo in purezza. Netflix no. Netflix serve ad altro. Ebbene, se la più
sofisticata macchina di costruzione di pensiero del cittadino occidentale del
futuro offre spazio al lavoro intellettuale e artistico di qualcuno (e quindi
all’implicito messaggio politico che a questo sottostà) lo fa perché ritiene
quel messaggio compatibile con la propria visione del mondo. Diversamente
quello spazio sarebbe imperativamente e tassativamente negato. Perciò delle due
l’una.
O Netflix è magicamente diventata una piattaforma anti-sistema oppure ciò che
dice, scrive, pensa e divulga Zerocalcare è ritenuto assolutamente in linea con
l’orizzonte teorico-politico del potere. A meno che non si voglia sottovalutare
il potere stesso, ignorando la sua rodata e invidiabile capacità di camuffarsi
nei modi più disparati. Questo è. Non c’è una terza possibilità. Con buona pace
di chi crede ancora a Babbo Natale.
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