tratto da un romanzo di Dave Eggers, dicono che il linìbro è meglio.
il film è sulle spalle di Tom Hanks, che da solo basta a riempire la scena, e a rendere almeno sufficiente qualsiasi pellicola.
viene eso palese uno scontro di civiltà, potremmo dire così, e nessuna delle due ci piace, ma questo è un altro discorso.
buona (desertica) visione - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
… Aspettando il re, trasposizione cinematografica di Ologramma
per il re (Mondadori, 2013), non riesce a rendere sullo schermo
l’efficacia della scrittura di Dave Eggers. La semplicità quasi elementare
dello scrittore americano, che nel romanzo in questione racconta in modo
sottilmente sinistro lo spaesamento in Arabia Saudita di un imprenditore di
Boston, pur partendo da buone intenzioni si trasforma in disarmante povertà di
messa in scena. Come se alla superficialità della parola corrispondesse una
altrettanto auspicata, ma non ugualmente opportuna, piattezza dell’immagine.
Anche con un regista come Tykwer, da sempre impegnato a frullare generi e
immaginari ma qui ridotto, dopo un promettente inizio onirico con Once
in a Lifetime dei Talking Heads, a esporre in maniera piatta e solo
un poco frastornata (ellissi, montaggio secco, soggettive, rapidi frammenti di
flashback) la crisi di un commesso viaggiatore dell’era digitale (che ha la
faccia perfetta di Tom Hanks), capitato per necessità in una terra dove
l’ipotesi milionaria di un futuro distopico poggia su un patrimonio di regole e
conflitti da società tribale. Aspettando il re (re che
dovrebbe presentarsi al protagonista e acquistare un pacchetto di soluzioni
hi-tech per una new town da costruire nel deserto) da studio
di carattere minimalista si trasforma così un po’ alla volta nella favola
esistenziale di un alieno contemporaneo. Niente di male, in fin dei conti, ma
nemmeno qualcosa di interessante.
…È un film piuttosto ambiguo per certi versi Aspettando il re, specie per i ribaltamenti che
subisce la sua critica a quel capitalismo da tempo morente, ma sempre pronto a
risorgere dalle sue ceneri, in ogni dove. La storia in cui ci ritroviamo
immersi è fatta poi di trovate bizzarre, qualche cliché, numerose partenze e
altrettanti arresti. Arresti che però non risultano mai troppo bruschi, né
riescono a inficiare una struttura narrativa che è frutto di un adattamento
accorto e raffinato del romanzo di Eggers, firmato dallo stesso Tykwer…
…Aspettando il Re ha il suo punto di forza in Tom Hanks. Pur
recitando in uno dei suoi ruoli meno vistosi, la prova è esemplare. Hanks
riesce a diventare il perno del film mentre rappresenta un uomo che ha perso
tutti i propri punti di riferimento. Ci vuole un attore della sua caratura per
fondere il subbuglio, la mortificazione e il panico del protagonista senza mai
giocarsi la carta del pietismo e ridare dignità e valore alla persona. Così gli
spettatori si possono sia immedesimare sia fidare di Clay e della sua capacità
di raddrizzarsi, modellarsi e, in barba a tutto, andare avanti.
Purtroppo il racconto di
Tykwer risulta discontinuo, con uno stacco ritmico troppo netto tra una vivace
prima parte e una seconda ben più lenta e riflessiva, con un tale ammasso di
circostanze e frustrazioni da confondere e affievolire l’attenzione dello
spettatore.
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