giovedì 22 settembre 2016

Un padre, una figlia (Bacalaureat) - Cristian Mungiu

sembra solo un film romeno, Mungiu fa un film universale, tutti lo capiscono.
rapporti fra ideali e la realtà che fa schifo, rapporti di coppia andati a quel paese, pericolose relazioni, una ragazza che (non) sa quello che vuole, la fuga come salvezza, a qualsiasi costo, 
un mondo in frantumi, e nessuno che sappia, o provi a metterci una pezza, il favore come ideologia, ti ascoltano, ti vedono, non si sfugge mai.
quasi un'autopsia corpore presenti.
un gran film, in poche sale, tu non perderlo, si soffre, ma è grande cinema - Ismaele




…a emergere più chiaro e vigoroso che mai è il ritratto di padre più invadente che apprensivo (aspetto che, peraltro, va a scontrarsi con la totale apatia di una madre assente), padre che elide ogni aspetto caratteriale di Eliza a favore delle “sue” aspirazioni e dei suoi voti scolastici, padre che preferisce parlare di Eliza piuttosto che con Eliza, padre che cerca di aggrapparsi con le unghie al sogno doppio e contraddittorio di un cambiamento nel proprio paese e, insieme, di una rottura del legame fra la propria figlia e questo stesso paese, presa coscienza del fatto che non può essere trasformato, né scalfito.
Non è davvero un puntare il dito, quello di Mungiu: è, piuttosto, l’amara constatazione di una realtà che conosce molto bene, e la descrizione di un amore filiale impossibile da esprimere in un ambiente domestico intaccato più dalle singole decisioni che dal caso di un solo triste avvenimento, ambiente in cui si finisce per “rattoppare” una finestra rotta con pezzi di qualcos’altro piuttosto che aggiustarla da capo.

Mungiu s'interroga sulle conseguenza di una scelta, in un film però molto diverso dal precedente, per certi versi più freddo ma anche più morbido, in cui l'errore non è più lontano dalla presa in carico delle conseguenze e delle responsabilità che ne derivano e dove la lezione passa, aprendo forse davvero una seconda opportunità per il protagonista, proprio in quell'aspetto del suo essere che credeva di condurre al meglio: la paternità. 
"Perché suoni sempre il clacson?" Domanda Eliza. "Per sicurezza." "Sì, ma perché lo suoni anche quando non ci sono altre macchine?" L'ironia della sorte, che nel cinema rumeno degli ultimi anni non manca mai, e scorre tanto sotto le commedie grottesche che sotto i drammi più amari, fa sì che il dottor Aldea agisca quando non c'è bisogno di farlo, travolto dal terrore che il futuro di sua figlia possa andare improvvisamente in frantumi come il vetro, quando in realtà sono la sua età e la sua situazione che gli stanno domandando il conto.

Un padre, una figlia racconta l’impasse di una società inguaribilmente corrotta e sembra avere la chiarezza cristallina di un pamphlet. MaMungiu non procede per assiomi astratti o dimostrazioni a tesi. Affonda lo sguardo sulle azioni concrete, le scelte e le crisi dei suoi personaggi, e scopre, a partire dall’individuo, il risvolto politico e sociale. Non sottolinea il dramma, non scarta, non infiamma, ma come sempre lavora sui pedinamenti, sui dialoghi in piano sequenza, su scene che si aprono al tempo reale, sull’intensità emotiva della durata. Il suo cinema sembra non far vedere nulla, eppure mostra tutto, quasi fosse uno specchio impudico e implacabile. Sembra soffocante al pari del mondo che racconta. Ma si anima di un’inquietudine vertiginosa, come fosse attraversato da un germe di follia esplosiva. Quella che alimenta il fuoco della nostra rabbia e della nostra disperazione. Quella che spacca il vetro, lasciando fluire tutta la densità del reale nella gabbia dell’inquadratura.

…L'atmosfera è anche parecchio tesa, lo spettatore sta per tutto il film pronto a vedersi un nuovo Mungiu, e alla fine niente, lo schiaffo non arriva.
Attenzione, questo è dato di fatto eh, non nota di merito.Quello che rimane è un bellissimo dramma etico, un thriller morale che coinvolge lo spettatore quasi soltanto nella testa, niente pancia, niente cuore.
Ecco, "interessante" credo sia termine banale ma assai pertinente. Bacalaureat è il film più interessante di Mungiu.
Grande grande sceneggiatura.
Una sceneggiatura, al solito, strutturata molto sul togliere. E sono talmente tanti gli elementi mancanti che assistiamo nel piccolo miracolo di trovarsi davanti ad un film in cui ogni personaggio è al tempo stesso degno di stima e oggetto di critica…

…Il romeno è un regista serio, appassionato, bravo. È un grande regista, ma sembra soffrire anche lui i limiti di un’epoca balorda, del mondo e non solo della Romania: non può rifiutarsi alla speranza (ma perché? non è un politico o un attivista, che dovrebbe esserlo per definizione; è un artista) e non sa più, come migliaia di scrittori e registi, andare al sodo, salvare di un film ciò che veramente serve. Accumula e mescola l’essenziale e il superfluo, il già detto, il di più. E vuol mandarci a casa contenti. In ogni caso, meglio uno che eccede nella narrazione e si ostina nel messaggio che i cinici bravacci che accontentano un pubblico pigro e ipocrita e una critica che ingurgita di tutto.

il film, infatti, racconta proprio il lento logorarsi del rapporto di fiducia fra la figlia e il padre, che, ben prima del “fattaccio”, era apparso egoisticamente incline al compromesso morale. Lo testimonia la sua doppia vita coniugale, l’illusione di nasconderla dietro un muro di sotterfugi e di silenzio ipocrita, ma nota alla moglie, all’amante Sandra, ora incinta e prossima ad abortire nella più completa indifferenza di lui e conosciuta, ahimé, anche da Elisa, così profondamente turbata da preferire di confidare alla madre, piuttosto che a lui, i primi suoi problemi d’amore. Allo stesso modo, egli aveva sottovalutato la sofferenza del figlioletto di Sandra, piccolo, ma capace di comprendere, grazie alla grande sensibilità che lo spingeva a vendicare le ingiustizie tirando di fionda, come si addice agli innocenti senza peccato…
Un film non moralistico, che offre, ancora una volta, allo spettatore una storia sgradevole, poiché gli parla delle proprie debolezze, delle meschinità, delle piccole viltà del tutto insufficienti a mettere in pace la coscienza, degli insopprimibili sensi di colpa. Un film sorretto da una sceneggiatura accuratissima, e recitato da attori meravigliosi. Da vedere sicuramente.

4 commenti:

  1. Mungiu mi sembra lo sguardo più interessante di tutto il cinema contemporaneo, è sempre ben visibile un progetto consapevole e sempre funzionale a qualcosa di molto efficace e che come ogni vera opera d'arte non ti lascia mai uguale a come eri prima. Secondo me 4 mesi 3 settimane e 2 giorni rimane comunque il suo capolavoro per ora inarrivabile (e sottovalutatissimo), ma anche questo film è bellissimo. Mi sembra di vederci anche l'influenza dei Dardenne, che sono tra i co-produttori. Che dici?

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    1. i Dardenne producono o co-producono un po' di film, anche italiani, fai un giro qui (http://www.imdb.com/name/nm0201095/?ref_=fn_al_nm_1) per avere un'idea.
      è vero quello che dici, le vere opere d'arte colpiscono, non lasciano indifferenti, te le ricordi, ti fanno pensare ancora anche giorni dopo che le hai viste, si depositano, restano lì.
      ho visto altri film romeni, e Mungiu non mi sembra solo, anche altri meritano molto, solo che qui non arrivano, purtroppo.
      ti faccia qualche esempio:
      https://markx7.blogspot.it/2014/01/il-caso-kerenes-pozitia-copilului-calin.html
      https://markx7.blogspot.it/2012/08/politist-adjectiv-corneliu-porumboiu_6.html
      https://markx7.blogspot.it/2011/12/marilena-de-la-p7-cristian-nemescu.html
      https://markx7.blogspot.it/2011/12/mihai-si-cristina-cristian-nemescu.html
      https://markx7.blogspot.it/2011/12/california-dreamin-nesfarsit-cristian.html
      https://markx7.blogspot.it/2011/11/cigarettes-and-coffee-cristi-puiu.html

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  2. Grazieeee! Una miniera, come al solito. Effettivamente il cinema romeno non arriva mai in sala, qui. Provvederò.

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