tratto da un gran bel libro di Russell Banks, il film racconta una storia dolorosa, in
una comunità piccola, muoiono diversi bambini, in un incidente stradale, il
piccolo pullman giallo guidato da Dolores cade nel lago ghiacciato.
tutti hanno il
loro dolore da affrontare ed elaborare, quando appare un avvocato che fa capire
che sia possibile ricavare dei soldi dalla disgrazia.
e questo scava
fossati e facilita alleanze fra chi vive in quel villaggio, e Atom Egoyan, come
sa fare lui, ci fa vedere tutto questo, e anche altro.
un piccolo,
inquietante, gioiellino da non perdere - Ismaele
Nuovo sorprendente film (eccezionale, direi, per
il pacato e interiore sussulto che provoca) di Egoyan, che dopo Exotica regala nuove emozioni soffocate, anche se questa
volta il film è decisamente meno spettacolare, più misurato. La vicenda
ricavata da un racconto di Russel Banks (è il primo soggetto non originale di
Egoyan), narra di una tragedia avvenuta in un piccolo paese, una piccola "comunità"
(tema chiave), in cui tutti i bambini perdono la vita in un incidente mentre il
bus li sta portando a scuola; a questo punto, giunge in paese un avvocato dal
comportamento ambiguo che, non si sa se per puro interesse speculativo o per
vera passione persecutoria delle ingiustizie, cerca di convincere i genitori ad
avviare una causa per inchiodare alle proprie responsabilità eventuali
colpevoli di questo incidente.
Egoyan tratta liberamente l'originale struttura della novella che prevedeva la presenza di quattro voci narranti, corrispondenti ad altrettanti personaggi, e imbastisce un racconto più cinematografico, basato soprattutto sul personaggio dell'avvocato (Ian Holm) e sull'affiorare "deleuziano" di memorie sparse, che piuttosto che a una ricostruzione legale coerente dei fatti, puntano alla ricostituzione di un'identità ai gruppo che la tragedia prima, l'arrivo dell'avvocato poi, contribuiscono a disgregare. Questo spirito comunitario, va sottolineato, non è visto come il migliore dei mondi possibili, anzi riproduce al proprio interno molti dei difetti delle comunità metropolitane più grandi: è, però, un'occasione pressoché unica di osservare etologicamente i processi che si svolgono al suo interno…
Egoyan tratta liberamente l'originale struttura della novella che prevedeva la presenza di quattro voci narranti, corrispondenti ad altrettanti personaggi, e imbastisce un racconto più cinematografico, basato soprattutto sul personaggio dell'avvocato (Ian Holm) e sull'affiorare "deleuziano" di memorie sparse, che piuttosto che a una ricostruzione legale coerente dei fatti, puntano alla ricostituzione di un'identità ai gruppo che la tragedia prima, l'arrivo dell'avvocato poi, contribuiscono a disgregare. Questo spirito comunitario, va sottolineato, non è visto come il migliore dei mondi possibili, anzi riproduce al proprio interno molti dei difetti delle comunità metropolitane più grandi: è, però, un'occasione pressoché unica di osservare etologicamente i processi che si svolgono al suo interno…
Tutti i personaggi di Atom Egoyan sono schiavi
dei fantasmi, delle visioni, dell'incapacità di stabilire un rapporto umano
diretto nel momento in cui sono sempre alla ricerca di media(zioni) e
surrogati. Come risarcire la perdita dei figli? L'avvocato interpretato da Ian
Holm offre soldi (ai clienti, alla figlia) e non si rende conto che sta
speculando sul dolore altrui, alla vana ricerca di un antidoto per il veleno
della vedova nera (la droga) che ha intossicato sua figlia…
… Il dolce domani è una
pellicola troppo presto dimenticata, perché parla di tematiche importanti e
profonde con le quali il quotidiano di ognuno ha a che fare. E' il confronto-scontro
fra la società di oggi, con i suoi disvalori, i suoi miraggi, la sua capacità
straordinaria di assuefazione al disumano, e la microcomunità, che si regge su
regole semplici, che si autoalimenta con l'isolamento, immunizzandosi
dall'esterno. E' anche la rappresentazione dell'individuo ad autodeterminarsi.
Da una parte l'avvocato, padre fallito e incapace di relazionarsi con la figlia
tossicodipendente. La sua violenza verbale e legale mette di fronte alle
proprie convinzioni i potenziali clienti, genitori delle vittime, smaschera le
loro debolezze, le inadeguatezze, ne misura il grado di inquinamento morale,e
insinua loro nuove paure. Dall'altra parte c'è Nicole, una ragazzina,
un' adolescente superstite, che vittima del rapporto condizionante e forse
incestuoso col padre, opererà un'azione di ribellione e di dignitosa
opposizione al disegno malato del mondo adulto, restituendo così alla piccola
comunità il senso della sopravvivenza. Appassionante e coinvolgente,
l'intreccio si snoda fra inquadrature di esterni esteticamente rilevanti,
e dialoghi in spazi interni sempre densi e importanti. Il tramite della storia,
l'autobus giallo che portava i bambini verso la civiltà, è quasi sempre
abilmente staccato dal suo contesto…
…This story is not about lawyers or
the law, not about small-town insularity, not about revenge (although that
motivates an unexpected turning point). It is more about the living dead--about
people carrying on their lives after hope and meaning have gone. The film is so
sad, so tender toward its characters. The lawyer, an outsider who might at
first seem like the source of more trouble, comes across more like a witness,
who regards the stricken parents and sees his own approaching loss of a
daughter in their eyes…
…The Sweet Hereafter is based
on the novel by Russell Banks, but Egoyan has infused it with his own
inimitable style. One of the film maker's more successful innovations is to
make explicit comparisons between the situation in Sam Dent (the loss of the
children) and the one in the Robert Browning poem, "The Pied Piper of
Hamelin." In the "Pied Piper," the lone crippled boy left behind
by the Piper forever regretted his exclusion from a land where "everything
was strange and new." It could be argued that, in The
Sweet Hereafter, the abandoned one is Nicole. The sweet hereafter is the strange,
new land that her schoolmates reach, but which she has not yet attained.
The most intriguing character is Mitchell.
The best-developed of all of The
Sweet Hereafter's numerous multifaceted individuals, Mitchell proves to be
a sympathetic figure even though his influence is negative. The lawyer is not
only after a quick buck (he gets 1/3 of the proceeds from any favorable
settlement), but he believes that his own tragedy forges an emotional link
between him and the residents of Sam Dent. What he can't see, however, is that
his private agenda is tearing asunder the fabric of the community. Personal
demons and an obsession to assuage his own guilt, not a need to see justice
done, drive Mitchell.
As always, Egoyan has assembled a
top-notch cast. Ian Holm paints a powerful and stirring portrait of Mitchell as
a haunted, hurting figure whose inner torment touches our hearts. Holm acts
with his eyes and face, as well as with his voice and actions. The actor's
shining moment is when Mitchell relates the story of how, as an infant, his
daughter nearly died from a spider bite. It is during this scene, more than any
other, that the audience truly connects with a character that, under other
circumstances, might be worthy of disdain…
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