venerdì 30 settembre 2016

Indivisibili - Edoardo De Angelis

un film che non ti aspetti, una storia originale, e comunque piena di riferimenti, negli occhi di che guarda (la festa ricorda quella di Reality, molto più povera, ma altrettanto kitsch, il prete e la religione, mutatis mutandis, ricordano Corpo Celeste, di Alice Rohrwacher, aleggia un'aria di film "campano", di film alla fine del mondo, in realtà al centro del mondo).
due ragazze siamesi sono il bancomat della famiglia e si va avanti così, fra il prete che le ingaggia come fossero delle sante, canzoni qua e là, hanno una bella voce, come un jukebox, metti i soldi in mano al padre, e loro cantano, un produttore discografico (o magnaccia, chissà) che mette nella loro testa, l'ingresso nella nave, luogo di perdizione e di freaks, e tanto altro.
a questo punto come fai a non andare a vedere il film?
se chiuderai gli occhi ci sarà comunque la bellissima musica di Enzo Avitabile.
è uno di quei film che lievitano dopo la visione, mica poco.
buona visione - Ismaele





dice Paolo Sorrentino:
«Fuocoammare è un bellissimo film, ma andava candidato all’Oscar nella categoria dei documentari. Questa scelta è un inutile masochistico depotenziamento del cinema italiano che quest’anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione che secondo me avrebbe avuto molte chance è Indivisibili di Edoardo De Angelis, mentre Fuocoammare può concorrere e vincere nella categoria dei documentari».

…È una storia d'amore sororale quella che ci viene proposta, un amore in cui una delle due chiede di poter respirare autonomamente l'ossigeno della vita trovando un ostacolo nell'altra ma è anche qualcosa di più e di diverso, andando forse al di là delle stesse intenzioni del regista. Perché finisce con il parlarci di una terra e di un popolo che faticosamente (e pagando costi elevati) cerca, nonostante tutto, di mostrare a se stesso e agli altri di poter trovare la forza per dividere, per separare la propria immagine da quella del malaffare e della criminalità, camorristica e non.

La diversità di Viola e Dasy diventa la metafora della deformità d’un mondo senza speranze. D’altro canto, però, la loro bellezza esasperatamente angelica suggerisce, di quella terra, un altro volto possibile, seppure mai realizzato. Nell’approccio di Edoardo De Angelis leggiamo una malinconica pietas verso una realtà mostrata anche con ferocia, ma sempre con malcelata tenerezza, secondo quella miscela contraddittoria di odio per le potenzialità inespresse e amore viscerale verso la propria terra che è un sentimento geneticamente napoletano – è la ragione per cui il film parla rigorosamente in dialetto. In tal senso in Indivisibili si ritrova quel groppo di furia repressa e orgoglio identitario che un cinema napoletano più fiducioso di poter cambiare le cose esprimeva vent’anni fa, ai tempi di presunti rinascimenti, in film come L’amore molesto di Mario Martone (ed Elena Ferrante), altro grande film su femminilità, doppio e Sud…

Da un certo punto di vista Indivisibili segna un passo indietro in confronto a Perez., più compiuto da un punto di vista stilistico, ma dall’altro rappresenta una confortante sorpresa del coraggio di osare di Edoardo De Angelis. Di sicuro aspetteremo il suo quarto film. Nota di merito per il cast. Le due gemelle Angela e Marianna Fontana(qui aiutate da un invisibile quanto meritevole lavoro di correzione digitale, a opera dell’italiana Makinarium) hanno una fotogenia naturale di rara intensità. Antonia Truppo, dopo l’exploit nel ruolo del boss in Lo chiamavano Jeeg Robot, conferma un talento straordinario. Perfetta poi la trinità dei “villain” maschi: il padre (dis)amorevole Massimiliano Rossi, il cattivo mentore Gaetano Bruno e lo spirito falso Gianfranco Gallo. E sopra tutto le musiche di Enzo Avitabile, con quelle canzoni che ti entrano dentro a forza. Dopo Venezia Indivisibili sarà anche a Toronto e al London Film Festival: cinema italiano vivo e pulsante di cui essere orgogliosi.

Edoardo De Angelis nell’optare per un lavoro drammaturgico, tenta – non riuscendoci – di distaccare il solito stereotipo partenopeo dei noir, incentrandosi su qualcosa di apparentemente nuovo. Apprezzabile la scelta di intraprendere una nuova tipologia di film, ma purtroppo nel caso di Indivisibili , come ribadito in precedenza, la messa in scena non convince, abbattendo i buoni propositi iniziali. Un mezzo buco nell’acqua da parte di De Angelis che al momento, si dimostra troppo acerbo per un lavoro più impegnativo del dovuto…

1 commento:

  1. l'ispirazione per le due sorelle siamesi:

    http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2016/10/04/news/daisy_e_violet_le_gemelle_siamesi_del_cinema_dietro_al_film_indivisibili_-148740181/

    RispondiElimina