sabato 17 settembre 2016

Nomads - John Mc Tiernan

opera prima di John Mc Tiernan, è un film che non ti lascia respiro, ti cattura in una storia complessa, dove sogni e realtà, passato e presente, forze razionali e poco comprensibili, a noi, coesistono e, a volte, si scontrano,
le atmosfere del film mi hanno ricordato (molto mutatis mutandis) The shout-l'australiano, uno straordinario film di Jerzy Skolimowski, c'è un mistero, ma non è un thriller, la soluzione non esiste, c'è un altro mondo, parallelo, che riappare, forze profonde irriducibili alle regole note.
un film che non ti dimentichi, promesso - Ismaele






…Film molto “strano”, e in questo risiede anche la sua maggiore forza e il traino più potente del suo fascino, un fascino ossessivo basato su un inventivo e stupendo stile di McTiernan, il quale coglie in maniera molto personale lo scontrarsi presente nel film, di una società altamente “urbanizzata” con un gruppo di “punk”, che altri non sono che una lontana e remotissima comunità nomade “nomads” appunto, forse addirittura alieni, dalla cultura e dallo stile di vita completamente alternativo, estremamente minacciosi ma al contempo morbosamente affascinanti per i protagonisti del film, Pierce Brosnan/Jean Charles Pommier e la dottoressa Flax , interpretata da Lesley Anne-Down.
In un certo senso “Nomads” si può anche definire come un “horror-antropologico” innestato anche su un possibile sviluppo fantascientifico della trama, e in cui lo scontro è anche tutto incentrato tra la verità oggettiva della scienza e l’irrompere del fantastico e dell’arcaico irrazionale in un contesto moderno e metropolitano.
Elemento tipico di molto cinema Ozploitation, ovvero di genere australiano, paese e cinematografia a cui “Nomads” deve molto, oltre che per esservi stato girato e ambientato…

Quel che rende particolarmente originale Nomads non è tanto il forzato innesto di arcaismi da incubo nel tessuto moderno della metropoli, già cifra espressiva, negli anni '80, di tanti western urbani sospesi tra il mitico e il distopico (a partire dal seminale I guerrieri della notte, dove si disadattava l'Anabasi di Senofonte alla polveriera neotribale del Bronx), né l'approssimativa vena antropologica da cui è percorso, con il classico scontro scienza/fede innescato dall'ostinazione positivista dell'etnologo Brosnan, fatalmente attratto dal proprio oggetto di studio come il collega Pullmann de Il serpente e l'arcobaleno (in Craven era l'animismo voodoo, in McTiernan il nomadismo criminale). A sconcertare, in questo piccolo thriller soprannaturale sfrondato d'effetti, è l'incedere spastico, asistematico, incrinato sin da subito in violento transfert, poi confuso, disatteso, frastagliato dalle pulsazioni irregolari di una memoria virale e famelica. Così la storia, vagante come i suoi fantasmi, non approda e non s'arena, se non in extremis, frustrando le aspettative horror, congelando il previsto bodycountin una cappa immobile che mai esplode, mai svanisce, corredo di una discesa agli inferi (psichici) esangue e astratta, eppure altamente ansiogena e stringente (pur nei dovuti distinguo di rigore e disperazione, vien da pensare al notturno Distretto 13: le brigate della morte, ai suoi assalitori senza volto, invincibili incarnazioni del Male metropolitano). Quello di McTiernan è cinema di caccia, di logoranti corpo a corpo, d'inseguitori e d'inseguìti…
da qui  

Nomads is more than a rote technical exercise, however. It hits notes of real melancholy. Pommier jokes with his wife about the American melting pot--he says he will work five-hour days and eat supermarket food wrapped in plastic. (He calls it hamburger commes les Americains.) Towards the end of the film, he decries "our bourgeois life in this civilized place" and laments, "we have wandered so very far from home." Though it's possible to read too much into that kind of dialogue, I looked into McTiernan's background on a hunch and was unsurprised to learn that he grew up on a farm on the East Coast and aspired to become a New York theatre director before eventually heading west on an AFI fellowship. (Today, he lives in involuntary exile from showbiz after a wiretapping scandal and incarceration derailed his career, perhaps for good.) I'm not saying it's especially novel to express mixed feelings about a move to Hollywood, home of so many lost souls, but it is impressive to manage to make a horror movie that riffs on a similar sense of displacement. The subtext jibes nicely with the film's mythology, and that makes Nomads a personal work, permeated by sadness. It's not just watchable but rewarding, too, in its own small way.
da qui

Nessun commento:

Posta un commento