opera prima di John Mc Tiernan, è
un film che non ti lascia respiro, ti cattura in una storia complessa, dove
sogni e realtà, passato e presente, forze razionali e poco comprensibili, a
noi, coesistono e, a volte, si scontrano,
le atmosfere del film mi hanno ricordato
(molto mutatis mutandis) The
shout-l'australiano, uno straordinario film di Jerzy Skolimowski, c'è un mistero, ma non è un thriller, la soluzione
non esiste, c'è un altro mondo, parallelo, che riappare, forze profonde
irriducibili alle regole note.
un film che non ti
dimentichi, promesso - Ismaele
…Film molto “strano”, e in questo
risiede anche la sua maggiore forza e il traino più potente del suo fascino, un
fascino ossessivo basato su un inventivo e stupendo stile di McTiernan, il
quale coglie in maniera molto personale lo scontrarsi presente nel film, di una
società altamente “urbanizzata” con un gruppo di “punk”, che altri non sono che
una lontana e remotissima comunità nomade “nomads” appunto, forse addirittura
alieni, dalla cultura e dallo stile di vita completamente alternativo,
estremamente minacciosi ma al contempo morbosamente affascinanti per i
protagonisti del film, Pierce Brosnan/Jean Charles Pommier e la dottoressa Flax
, interpretata da Lesley Anne-Down.
In un certo senso “Nomads” si può anche
definire come un “horror-antropologico” innestato anche su un possibile
sviluppo fantascientifico della trama, e in cui lo scontro è anche tutto incentrato
tra la verità oggettiva della scienza e l’irrompere del fantastico e
dell’arcaico irrazionale in un contesto moderno e metropolitano.
Elemento tipico di molto cinema
Ozploitation, ovvero di genere australiano, paese e cinematografia a cui
“Nomads” deve molto, oltre che per esservi stato girato e ambientato…
…Quel che
rende particolarmente originale Nomads non è tanto il forzato
innesto di arcaismi da incubo nel tessuto moderno della metropoli, già cifra
espressiva, negli anni '80, di tanti western urbani sospesi tra il mitico e il
distopico (a partire dal seminale I guerrieri della notte, dove
si disadattava l'Anabasi di Senofonte alla polveriera neotribale del Bronx),
né l'approssimativa vena antropologica da cui è percorso, con il classico
scontro scienza/fede innescato dall'ostinazione positivista dell'etnologo
Brosnan, fatalmente attratto dal proprio oggetto di studio come il collega
Pullmann de Il serpente e l'arcobaleno (in Craven era l'animismo
voodoo, in McTiernan il nomadismo criminale). A sconcertare, in questo piccolo
thriller soprannaturale sfrondato d'effetti, è l'incedere spastico,
asistematico, incrinato sin da subito in violento transfert, poi confuso, disatteso,
frastagliato dalle pulsazioni irregolari di una memoria virale e famelica. Così
la storia, vagante come i suoi fantasmi, non approda e non s'arena, se
non in extremis, frustrando le aspettative horror, congelando il
previsto bodycountin una cappa immobile che mai esplode, mai
svanisce, corredo di una discesa agli inferi (psichici) esangue e astratta,
eppure altamente ansiogena e stringente (pur nei dovuti distinguo di rigore e
disperazione, vien da pensare al notturno Distretto 13: le brigate della
morte, ai suoi assalitori senza volto, invincibili incarnazioni del Male
metropolitano). Quello di McTiernan è cinema di caccia, di logoranti corpo a
corpo, d'inseguitori e d'inseguìti…
…Nomads is more than a rote technical exercise, however.
It hits notes of real melancholy. Pommier jokes with his wife about the
American melting pot--he says he will work five-hour days and eat supermarket
food wrapped in plastic. (He calls it hamburger
commes les Americains.) Towards the end of the film, he decries "our
bourgeois life in this civilized place" and laments, "we have
wandered so very far from home." Though it's possible to read too much
into that kind of dialogue, I looked into McTiernan's background on a hunch and
was unsurprised to learn that he grew up on a farm on the East Coast and
aspired to become a New York theatre director before eventually heading west on
an AFI fellowship. (Today, he lives in involuntary exile from showbiz after a
wiretapping scandal and incarceration derailed his career, perhaps for good.)
I'm not saying it's especially novel to express mixed feelings about a move to
Hollywood, home of so many lost souls, but it is impressive to manage to make a
horror movie that riffs on a similar sense of displacement. The subtext jibes
nicely with the film's mythology, and that makes Nomads a
personal work, permeated by sadness. It's not just watchable but rewarding,
too, in its own small way.
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