François Ozon riesce a fare sempre film che sono nuovi, diversi dai precedenti, non si ripete, e ti stupisce sempre.
Frantz è un film di mistero, di menzogne, è un film pacifista, con una sceneggiatura a orologeria, che ti cattura fino all'ultimo minuto, è un film in bianco e nero e anche a colori, è un film sul perdono, e sull'odio, con attori bravissimi, sia Pierre Niney (nel film sembra a tratti Adrien Brody, di più Sean Penn, ne sentiremo parlare), sia Paula Beer (anche di lei sentiremo parlare).
può ricordare altri film senza copiarne nessuno, come per esempio Il silenzio del mare (a me ha ricordato, in certi momenti, quel gran libro che è Vita breve di un giovane gentiluomo).
è in una sessantina di sale, abbastanza per essere un bel film (sembra un pensiero polemico, lo è).
cercatelo e guardatelo tutti, non ve ne pentirete.
buona visione - Ismaele
può ricordare altri film senza copiarne nessuno, come per esempio Il silenzio del mare (a me ha ricordato, in certi momenti, quel gran libro che è Vita breve di un giovane gentiluomo).
è in una sessantina di sale, abbastanza per essere un bel film (sembra un pensiero polemico, lo è).
cercatelo e guardatelo tutti, non ve ne pentirete.
buona visione - Ismaele
…Il
"solito" Ozon, verrebbe da dire. Ma stavolta
nell'accezione più positiva del termine: indubbiamente ruffiano e manierista,
ma anche impeccabile nella messinscena e nella direzione degli attori, tutti
davvero bravissimi. Frantz è un film di gran classe, che racconta
una storia apparentemente semplice attraverso una sceneggiatura fatta di quadri
in movimento che avvolge (e coinvolge) fin da subito lo spettatore, stregato di
un bianco e nero "sporcato" ad arte che si colora nei momenti
emotivamente più intensi, a simboleggiare la felicità, il trasporto, la gioia
di due vite che di lì a poco saranno spezzate dalla guerra…
…Difficile davvero resistere a Frantz, per via di
una ricostruzione d’epoca smagliante – siamo in una piccola città tedesca
nell’immediato dopoguerra mondiale, la prima guerra mondiale, quella delle
trincee e dell’iprite – con ruffianissime e sapienti alternanze tra bianco e
nero e colori. Ozon è così bravo da evitare l’effetto tremendo da museo delle
cere, da laboratorio dell’imbalsamatore, da museo del costume e della moda
sempre in agguato nei periodo-movie. Sa essere squisito e filologico senza
cadere nelle smancerie e nella sfilata di moda vintage. Del resto, che fosse un
manierista sopraffino lo si sapeva, che fosse di un eclettismo sbalorditivo
- capace di giocare vertiginosamente su registri diversisissimi – pure.
Il gran manipolatore e utilizzatore finale di plurimi generi della storia del
cinema stavolta, e non è la prima volta, si misura con il melodramma d’epoca,
nella sua variante vite devastate dalla guerra con ricadute sui reduci, su chi
dal fronte è tornato ma con irrimediabili lacerazioni dentro…
…Ozon, senza rifuggire dagli stilemi e
dai cliché, trova la bellezza della semplicità, forse come mai gli è accaduto
prima. È una semplicità che è frutto di artificio, di un lavoro di cesellatura,
certo. E che è distante anni luce da Lubitsch. Ma il risultato è, comunque,
impeccabile. Una storia che procede in maniera cristallina, lineare, che
appiana tutte le sorprese, i potenziali sconvolgimenti, le tentazioni di
tortuose implicazioni. Perché tutta concentrata sull’unico vero dramma, quello
dei sentimenti di Anna, sempre chiari, evidenti ai nostri occhi, disegnati
nello splendido volto di Paula Beer, eppure sempre negati, taciuti, delusi,
disattesi. E questo è vita.
…Ozon in Frantz mantiene inalterato il forte impianto
pacifista dell’opera originale e anzi lo arricchisce con nuovi elementi nella
seconda parte, anche grazie alla sua posizione di uomo contemporaneo che sa che
dopo gli eventi narrati c’è stata ancora un’altra guerra mondiale, e alla
posizione di francese che non teme di evidenziare i passaggi cruenti della
Marsigliese.
Ma in definitiva il film è l’ennesima variante del regista nell’ambito della satira della famiglia borghese mononucleare che si fonda sull’unione eterosessuale. Tali sono le due corrispettive famiglie dei protagonisti, quella tedesca dominata da un austero patriarca, figura alla Dreyer o alla Bergman, e quella francese che celebra i suoi fasti in un castello. È in questo contesto patriarcale che si sviluppa tanto il nazionalismo – lo Stato come superiore figura paterna – tanto la menzogna. Un mondo che si fonda sulle falsità, che tarpa le ali alle ambizioni dei figli. Un mondo che è così pronto ad accettare la bugia, anzi è la stessa famiglia di Frantz a stimolarla e metterla in bocca ad Adrien. La menzogna su cui si fonda il film che è anche metaforica del cinema stesso e dell’arte in generale…
Ma in definitiva il film è l’ennesima variante del regista nell’ambito della satira della famiglia borghese mononucleare che si fonda sull’unione eterosessuale. Tali sono le due corrispettive famiglie dei protagonisti, quella tedesca dominata da un austero patriarca, figura alla Dreyer o alla Bergman, e quella francese che celebra i suoi fasti in un castello. È in questo contesto patriarcale che si sviluppa tanto il nazionalismo – lo Stato come superiore figura paterna – tanto la menzogna. Un mondo che si fonda sulle falsità, che tarpa le ali alle ambizioni dei figli. Un mondo che è così pronto ad accettare la bugia, anzi è la stessa famiglia di Frantz a stimolarla e metterla in bocca ad Adrien. La menzogna su cui si fonda il film che è anche metaforica del cinema stesso e dell’arte in generale…
"può ricordare altri film senza copiarne nessuno..." non potevi descriverlo meglio: è un film classicheggiante nella forma ma attualissimo nella sostanza, oltre che girato con classe sopraffina. Ti ringrazio per la citazione, un caro saluto.
RispondiEliminaOzon è bravissimo, non eccede mai, sa come si fa a fare un film che durerà.
Eliminanessuno inventa niente, i bravi si ispirano o anche citano, gli scarsi copiano, Ozon è dei primi.
il passaggio dal b/n al colore mi ricorda quando Mommy allarga lo schermo.