a Gorizia nominano un nuovo direttore del manicomio.
era il 1961, lui si chiamava Franco Basaglia.
inizia una rivoluzione, con gli ultimi degli ultimi, i matti.
Silvano Agosti fa un film sulla vicenda, Remo Girone è Franco Basaglia e i matti sono tutti veri.
un film che commuove, interroga e ti lascia molto.
cercalo, poi capirai perché merita di essere visto - ismaele
era il 1961, lui si chiamava Franco Basaglia.
inizia una rivoluzione, con gli ultimi degli ultimi, i matti.
Silvano Agosti fa un film sulla vicenda, Remo Girone è Franco Basaglia e i matti sono tutti veri.
un film che commuove, interroga e ti lascia molto.
cercalo, poi capirai perché merita di essere visto - ismaele
Un episodio nella vita di Franco Basaglia (1924-80), il più
noto esponente dell'antipsichiatria italiana. La sua opera portò alla legge 180
del 1978 sull'abolizione degli istituti manicomiali che poi fu soltanto parzialmente
applicata. L'azione si svolge nel 1961 quando Basaglia prese la direzione
dell'ospedale psichiatrico di Gorizia. Si divide in 3 parti: 1) Basaglia in
incognito percorre le miserie umane del manicomio; 2) la sua attività per
"liberare tutti, anche i medici", occupandosi dei malati più che
della malattia; 3) la grande sequenza notturna in cui si abbatte il muro che
separa i malati dalla città. Il titolo allude all'interiorità del malato, il
luogo in cui si rifugia con la sua diversità. Film a basso costo (con un ottimo
R. Girone a paga sindacale), fuori dagli schemi, intenso nella sua semplicità
che non è soltanto didattica. Oltre ai buoni propositi e alla passione civile,
conta per la forza espressiva delle immagini, il rispetto e l'affetto per gli ex
pazienti, l'attenzione pudica ai particolari, la progressione con cui descrive
un incubo aprendolo poi alla speranza. Scritto, fotografato e montato dal
regista. Musiche di N. Piovani.
…"Vorrei riferirvi tre frasi straordinarie che ho
sentito dire a Franco. La prima è questa: 'Noi siamo qui per smettere di essere
degli psichiatri ed imparare ad essere esseri umani', e c'era lì un gruppo di
medici giovani con il camice bianco e lui, con grande bontà di tono, ha detto:
'Non mettetevi il camice, la gente deve capire chi è il medico dal suo
comportamento, non dalla divisa.' [...] L'altra frase emblematica e strutturale
di Franco era questa: 'Il problema psichiatrico sarà finalmente risolto solo
quando anche tutti gli altri saranno liberati.'"
(Silvano Agosti)
(Silvano Agosti)
Il film procede lentamente. Si possono vedere alcune
vicende che accedevano nel manicomio: anche lì, per esempio, c'era chi si
innamorava e voleva sposarsi. Si possono inoltre sentire alcune dichiarazioni
dei pazienti, che sono reali dato che il cast è costituito da autentici
ex-internati.
I momenti spiacevoli non mancano in questo bell'esperimento del dottore: due pazienti si suicidano lanciandosi da una finestra.
Si giunge infine, sempre delicatamente, alla lunga sequenza finale, nella quale i pazienti, incoraggiati dal direttore, si adoperano per abbattere il muro che divide il manicomio dal resto della città. Più che un muro di mattoni e pietre quello che viene abbattuto è un muro di ignoranza e pregiudizi che, è ben più difficile rimuovere e le cui macerie, è ben difficile occultare.
I momenti spiacevoli non mancano in questo bell'esperimento del dottore: due pazienti si suicidano lanciandosi da una finestra.
Si giunge infine, sempre delicatamente, alla lunga sequenza finale, nella quale i pazienti, incoraggiati dal direttore, si adoperano per abbattere il muro che divide il manicomio dal resto della città. Più che un muro di mattoni e pietre quello che viene abbattuto è un muro di ignoranza e pregiudizi che, è ben più difficile rimuovere e le cui macerie, è ben difficile occultare.
"Il titolo del film era "Il Muro",
perché io volevo raccontare questo momento fiabesco in cui Basaglia ha detto ai
suoi 1200 ricoverati buttiamo giù il muro in modo che la gente veda cos'è il
manicomio, e ho costruito questa fiaba di questi straordinari personaggi che
decidono di buttare giù la barriera fisica che li separa dal mondo circostante,
sperando inutilmente che cadano anche tutte le altre barriere.
Perché ho cambiato il titolo?
Vi voglio far vedere questo.
'Quando medici e infermieri con la scusa di curarmi, mi torturavano, io mi rifugiavo nella mia seconda ombra, e non sentivo più niente.' Cioè, io ho intitolato il film 'La seconda ombra' perché questo personaggio mi ha profondamente colpito, guardate che sintesi perfetta di 250 anni di realtà manicomiale: 'Quando medici e infermieri con la scusa di curarmi, mi torturavano, io mi rifugiavo nella mia seconda ombra, e non sentivo più niente.'
E cos'è la seconda ombra forse?
È il destino che ogni persona non ha vissuto e non sta vivendo."
(Silvano Agosti)
Perché ho cambiato il titolo?
Vi voglio far vedere questo.
'Quando medici e infermieri con la scusa di curarmi, mi torturavano, io mi rifugiavo nella mia seconda ombra, e non sentivo più niente.' Cioè, io ho intitolato il film 'La seconda ombra' perché questo personaggio mi ha profondamente colpito, guardate che sintesi perfetta di 250 anni di realtà manicomiale: 'Quando medici e infermieri con la scusa di curarmi, mi torturavano, io mi rifugiavo nella mia seconda ombra, e non sentivo più niente.'
E cos'è la seconda ombra forse?
È il destino che ogni persona non ha vissuto e non sta vivendo."
(Silvano Agosti)
La pellicola è stata realizzata davvero con pochi
spiccioli; Remo Girone, per esempio, ha lavorato a paga sindacale. Silvano
Agosti, oltre alla regia, ha curato sia il montaggio che la fotografia. Le
musiche sono del premio Oscar Nicola Piovani.
Il risultato è un film delicato che Silvano dedica al suo
vecchio amico Franco Basaglia, uno degli uomini che più hanno contribuito al
miglioramento dell'Italia negli ultimi cinquant'anni.
"... Chi dunque guarirà coloro che si ritengono
sani?"
(Lucio Anneo Seneca)
(Lucio Anneo Seneca)
…Due soltanto sono i nomi di un certo rilievo nel cast:
quello del protagonista Remo Girone e quello del musicista Nicola Piovani (il
cui apporto si sente decisamente), grande amico del regista e suo collaboratore
fin dagli esordi; il resto degli interpreti è realmente preso da ospedali
psichiatrici e, fondamentalmente, la scelta premia Agosti: perché soprattutto in questo caso nessuno recita meglio di chi è sè stesso. La seconda
ombra sarebbe una sorta di rifugio interiore, quello in cui è costretto a
riparare il malato mentale per sfuggire alle brutali condizioni in cui si
ritrova a vivere.
dice
Silvano Agosti:
…Senatore: Nel corso di un’intervista hai dichiarato che di una scena fai
solo una ripresa. Mi dici perché?
Agosti:
La scena la faccio una volta perché anche la vita la fai una volta sola. Gli
attori lo sanno che la scena non verrà più ripetuta…Io voglio che le persone
che sono di fronte alla macchina da presa vivano. Io al mio film chiedo solo di
essere vivo.
Senatore: “La
seconda ombra” mi sembra un film
molto “lento”…Credo che questa sia una tua scelta per far riflettere
maggiormente lo spettatore?
Agosti:
Quando uno dice che un film è lento è un’autodiagnosi, in un certo senso.
Intanto la verità, in genere, viene detta a voce bassa e con ritmi ampi, come
le onde dell’oceano…Poi un film deve lasciare per sempre all'interno della
persona che lo guarda, una traccia di grande nostalgia verso se stessi, verso
la propria grandezza. Quindi, vedete come apparentemente è lenta la natura nei
suoi risvegli ma come é dopo festosa… Io non credo agli inverni che durano
dieci giorni o alle primavere che durano un’ora. Quindi, i miei film sono
semplicemente come io desidero che siano e cioè sono vivi e sono per un’umanità
che ha la capacità di guardarli con stupore, come ognuno di noi a quattro anni
guardava con stupore qualsiasi cosa. Io ho visto un bimbo di quattro anni
andare avanti, quasi una quarantina di minuti a giocare con un pezzettino di
carta…(…) Per riacquistare, però, quello “sguardo” lì, bisogna che riacquistiate
il senso di quanto preziosi sono i vostri cinque sensi. Noi siamo esseri
“sensuali”, ci basiamo sui cinque sensi… E questi sensi vanno nutriti
quotidianamente ma vanno stimati per il loro immenso valore. E se voi avete
bisogno di ritrovare questi valori, ognuno di voi, regalatevi cinque minuti di
cecità assoluta, nel centro di Napoli…Tornatevene a casa, ciechi…e dopo cinque
minuti di questa esperienza incredibile, avendo perso uno dei sensi, riaprite
gli occhi e vi svegliate allo stupore del mondo… Vi viene da piangere, se avete
davvero tenuto gli occhi chiusi… Sai lo schiavo non è quello che ha la
palla e la catena al piede ma è quello che non è più capace di immaginare la
libertà...
Nessun commento:
Posta un commento