opera prima (anche se non sembra), un film a incastri, con una
sceneggiatura che tiene tutto insieme.
dall'Iran arrivano sempre film nei quali si soffre, tutti, ma le donne sopratutto.
le donne del film hanno una forza incredibile, ricevono colpi terribili, si rialzano sempre.
appare anche un tribunale, uno di quei tribunali che conosciamo a causa di Asghar Farhadi (fra gli altri), sembrano molto incasinati, ma forse i nostri non sono molto diversi, chissà.
il centro di gravità del film, uno che regala soldi, può ricordare un film del neorealismo, solo che qui sembra tutto molto più duro e triste.
se continua così Vahid Jalilvand rischia di visitare le prigioni iraniane, speriamo che continui così (senza la visita alla galera).
non sarà perfetto, ma è un film che merita molto (2 sale in tutta Italia questa settimana).
buona visione (se ci riuscite) - Ismaele
dall'Iran arrivano sempre film nei quali si soffre, tutti, ma le donne sopratutto.
le donne del film hanno una forza incredibile, ricevono colpi terribili, si rialzano sempre.
appare anche un tribunale, uno di quei tribunali che conosciamo a causa di Asghar Farhadi (fra gli altri), sembrano molto incasinati, ma forse i nostri non sono molto diversi, chissà.
il centro di gravità del film, uno che regala soldi, può ricordare un film del neorealismo, solo che qui sembra tutto molto più duro e triste.
se continua così Vahid Jalilvand rischia di visitare le prigioni iraniane, speriamo che continui così (senza la visita alla galera).
non sarà perfetto, ma è un film che merita molto (2 sale in tutta Italia questa settimana).
buona visione (se ci riuscite) - Ismaele
dice il regista:
Ho sognato per anni di essere come Jalal. Mi sono
svegliato sconfortato, deluso, con il desiderio irrealizzabile di non poter
essere come lui e osservavo con sdegno il mio riflesso nello specchio. Dedico
questo film a tutti i Jalal del mio paese, alle persone comuni che cercano la
sofferenza negli occhi degli altri e non sono mai riuscite a farsi ascoltare
dai governi, dagli uomini di stato, da quelli che hanno il potere per chiedere
aiuto, alle persone che non sono mai state indifferenti al dolore negli occhi
delle persone. Vivo in un paese dove Dio ha elargito i suoi doni di abbondanza
e ricchezza, ma purtroppo molte persone non possono goderne. UN MERCOLEDI DI
MAGGIO è una critica alla società e al modo in cui è governata. È un tributo
all'essere umano che si sente parte della società e soffre. Il film è insieme
una critica e un ringraziamento agli essere umani.
…interessante la scelta di raccontare i fatti accaduti attraverso diversi
punti di vista e con l’uso di flashback e flash forward. Tale scelta, infatti,
ha contribuito – insieme all’evento dinamico – a regalare al lungometraggio di
Jalilvand quel tocco in più che lo rende diverso dalle centinaia di film
prodotti ogni anno che trattano un tema del genere. Qualità, questa, da non
sottovalutare per nessuna ragione. Per questa sua singolare struttura, per il
tema trattato e per la curata realizzazione, Un mercoledì di maggio si
è rivelato, dunque, una piccola perla nel panorama cinematografico iraniano. Da
non lasciarsi assolutamente scappare.
... il personaggio di Jalal è il vero motore della storia e la sua vicenda
umana non è il pretesto, ma il cuore e la centralità del racconto. La
sua malinconica e giovanile storia d’amore con Leila che ha rincontrato in
questa occasione e dalla quale è fuggito senza dare spiegazioni costituisce
un’altra colpa che sembra dovere espiare.
Il film ci incalza con la narrazione di queste due vicende che appartengono alla cronaca quotidiana, ma il suo vero interrogativo è per quale ragione Jalal decide di offrire quella somma. È questa la vera suspence alla quale Jalilvand ci sottopone e da spettatori ci rendiamo conto che ha messo in scena una bella struttura per giungere alla sua conclusione, per interrogarsi sul molteplice atteggiarsi del reale. La progressione essenzialmente narrativa ci intrappola in questo vero mondo parallelo al quale, dopo un po’, ci sembra di appartenere, gioca con la nostra curiosità che è ancora alla ricerca delle ragioni di questo mercoledì 9 maggio che forse è solo un giorno come un altro.
Il film ci incalza con la narrazione di queste due vicende che appartengono alla cronaca quotidiana, ma il suo vero interrogativo è per quale ragione Jalal decide di offrire quella somma. È questa la vera suspence alla quale Jalilvand ci sottopone e da spettatori ci rendiamo conto che ha messo in scena una bella struttura per giungere alla sua conclusione, per interrogarsi sul molteplice atteggiarsi del reale. La progressione essenzialmente narrativa ci intrappola in questo vero mondo parallelo al quale, dopo un po’, ci sembra di appartenere, gioca con la nostra curiosità che è ancora alla ricerca delle ragioni di questo mercoledì 9 maggio che forse è solo un giorno come un altro.
…L’apparente impianto narrativo a episodi che poi si vanno man mano
integrando, così come l’ambizione di realizzare un affresco sociale di ampie
proporzioni, devono forse qualcosa al cinema di Kieślowski, per la tensione
morale, e a quello di Iñárritu, per l’elasticità del racconto, ma a conti fatti
un certo schematismo sembra inevitabile. Tenendo presente tutto questo, Un
mercoledì di maggio ha il merito di proporre uno sguardo lontano da
ogni becero moralismo così come dal cinema-spazzatura della lacrima facile,
figlio degenere della tv, e in cui gli eccessi del simbolismo sono stemperati
dalla partecipe constatazione della realtà.
…Grazie all’accorta
sceneggiatura e a una regia cristallina, Un mercoledì di maggio si
dimostra un lavoro denso e stratificato, nel quale le singole vicende sono il
simbolo e l’espressione di aspetti universali quali il dolore, la cura per le
persone amate, i rigidi limiti della religione e le idiosincrasie di un
Paese troppo attento alle questioni internazionali per poter preoccuparsi del
benessere dei propri cittadini…
…Come nel gioco di
specchi creato sedici anni fa da Jafar Panahi con Il cerchio, la condizione segregante dell'universo
femminile iraniano continua a essere spunto di riflessione, metro di paragone,
mezzo di analisi e rilettura di una società che prosegue il proprio cammino di
modernizzazione pur restando in parte ancorata a certi ‘nodi' del passato.
Un'opera prima imperfetta che pure condensa nella geometria frammentaria di
luoghi e storie l'impasse sociale di un territorio in progressiva crescita, ma
ancora per certi versi lontano da un'idea di eguaglianza e parità sociale.
QUI la
conferenza stampa al festival di Venezia
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