nessuno si aspetti chissà quale capolavoro, è però un film divertente e che
fa pensare a come il paese è diventato.
(tutti sono soli, nessuno pensa più a qualche azione di difesa collettiva, parole come sindacato in posti di lavoro fatti di precari sono quasi un lusso.)
film ottimista, ormai siamo alla generazione 600-700 euro.
gli attori sono azzeccati, la storia si tiene.
una visione la merita tutta, per i miei gusti - Ismaele
(tutti sono soli, nessuno pensa più a qualche azione di difesa collettiva, parole come sindacato in posti di lavoro fatti di precari sono quasi un lusso.)
film ottimista, ormai siamo alla generazione 600-700 euro.
gli attori sono azzeccati, la storia si tiene.
una visione la merita tutta, per i miei gusti - Ismaele
…La trama articolata e godibile su più
fronti offre agli interpreti lo spazio per caratterizzare i loro personaggi e
renderli verosimili all'interno di una fiction che traduce la realtà
alterandola in favore dell'impianto narrativo. Nell'utilizzare la matematica e
i personaggi secondari come valore aggiunto, Venier trova una formula fatta di
piccoli dettagli, di battute e puntuali osservazioni capaci di divertire e allo
stesso tempo descrivere l'attuale panorama italiano avvolto dall'incertezza del
futuro professionale e sentimentale dei giovani.
Dimostrandosi ancora una volta capace di dirigere una variopinta rosa di attori (dall'ineccepibile Alessandro Tiberi al commovente professore di Paolo Villaggio), il regista regala a ognuno un momento da incorniciare e la realizzazione di un sogno a Matteo, che si sveglia, infine, con tutta la vita davanti.
Dimostrandosi ancora una volta capace di dirigere una variopinta rosa di attori (dall'ineccepibile Alessandro Tiberi al commovente professore di Paolo Villaggio), il regista regala a ognuno un momento da incorniciare e la realizzazione di un sogno a Matteo, che si sveglia, infine, con tutta la vita davanti.
Pellicola che si beve tutta d’un fiato,
semplice, ma armoniosa e caratterizzata da un linguaggio giovane e moderno che
ben si presta ai diversi temi, decisamente attuali, che affronta con piglio e
senza piagnistei.
Il fulcro è la precarietà, elemento
quotidiano per la maggior parte dei trent’enni di oggi, sia per quanto riguarda
il mondo del lavoro che per la sfera sentimentale.
Il protagonista vive con un amico in
affitto in una casa che cade letteralmente a pezzi (spassosissime le scene del
buco in sala!), fa tre lavori per raggranellare nemmeno 1000 euro al mese (con
annesso conto in banca perennemente in rosso) e soprattutto a tempo
determinato; ogni giorno può essere l’ultimo e segnare un doloroso rientro a
casa dei genitori…
…Generazione mille euro è un’opera
godibile, spensierata nel suo essere raccontata con toni agrodolci. Lo sviluppo
della trama, con i suoi risvolti tragicomici, è quanto mai riuscito a cogliere
la vita reale, senza essere grottesco.
La stessa sceneggiatura fornisce quel necessario ampio spazio per la delineazione e sfumatura dei personaggi; agli attori è stata offerta la possibilità per articolare e rendere Matteo, Francesco, Beatrice e Angelica ricchi di contemporaneità e credibilità. Mandelli, superbo nel suo ruolo di amico indispensabile, ha interpretato la parte di Francesco, che guarda il mondo come fosse un film, donandogli quel tocco retrò, che non passa mai di moda…
La stessa sceneggiatura fornisce quel necessario ampio spazio per la delineazione e sfumatura dei personaggi; agli attori è stata offerta la possibilità per articolare e rendere Matteo, Francesco, Beatrice e Angelica ricchi di contemporaneità e credibilità. Mandelli, superbo nel suo ruolo di amico indispensabile, ha interpretato la parte di Francesco, che guarda il mondo come fosse un film, donandogli quel tocco retrò, che non passa mai di moda…
Commedia generazionale?
Riflessione sul precariato?
“Generazione 1000 euro” potrebbe essere
entrambe le cose ma non ha abbastanza coraggio e opta per una terza strada. Tra
la disillusione dei giovani a contatto con un mondo del lavoro nevrotico e
respingente e i crucci di chi deve decidere come indirizzare la propria vita,
scivola infatti sul più scontato luogo comune: meglio la bionda (carrierista e
un po’ cinica) oppure la mora (poco occupata e sognatrice)? Tra le pieghe della
banalità si insinua un’atmosfera credibile di incertezza a cui i volonterosi
protagonisti provano a reagire attraverso il compromesso ma senza chiudere
definitivamente le porte alle ambizioni…
ho avuto la fortuna di conoscere l'autore del libro che ha ispirato il film, Alessandro Rimassa, un uomo intelligente e concreto, ironico e molto competente, il libro lo riflette, ed il film rispetta
RispondiEliminanon sempre succede, ridendo e scherzando è anche un atto di accuso verso il mondo com'è diventato.
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