un piccolo film che fa ridere abbastanza, delle ragazzine che sembrano uscite dalla macchina del tempo, viste oggi, come quelle ragazzine degli stessi film degli anni '60 italiani, ragazze in collegio, con o senza suore, in un mondo che sta cambiando, con Ugo Tognazzi, Rita Pavone, Totò.
non aspettarti un capolavoro da Guai con gli angeli, ma qualche sana risata, che non fa mai male, quella sì - Ismaele
non aspettarti un capolavoro da Guai con gli angeli, ma qualche sana risata, che non fa mai male, quella sì - Ismaele
Un film leggero leggero tutto al femminile, per ridere e
sorridere ma anche per cogliere un accenno garbato ai valori di vita e fede
delle comunità religiose. Guai
con gli angeli è uno di quei
piacevoli intrattenimenti che si vede una volta per caso, da bambini o ragazzi
e poi, stampatosi nella memoria, rimane un appuntamento piacevole ad ogni
passaggio televisivo (ahimè rarissimo). Ha tutto il piglio della commedia per
adolescenti, i toni distesi di una “simpaticheria” ambientata fra le mura,
benevolmente austere, di un collegio retto da una preside/madre superiora dal
viso severissimo (contesto ideale per un susseguirsi di marachelle ed appunto,
i “guai” del titolo). Mary Clancy (alias Kim Novak) e Rachel Devery (alias Fleur
De Lis) formano un duo affiatatissimo sin dal viaggio in treno che le condurrà
alla loro nuova scuola, l’edificio (addirittura neomedievale) sede del convento
di San Francesco. Forse i ragazzi di oggi lo troverebbero di scarso appeal, ma
vi assicuro che la formula “collegiale”, (ricordiamo solo l’emblema: L’attimo
fuggente, Peter Weir, 1989) un riuscito impasto di complicità studentesca,
desiderio di ribellione ed emancipazione, scontro generazionale, risulta
efficace anche qui, nonostante l’approccio deliberatamente scherzoso…
Mary e Rachel passano tre anni insieme in un collegio gestito
da suore combinando guai in continuazione, poi le loro strade divergono.
Commedia fresca e garbata, che si muove con elegante leggerezza in un ambiente
religioso: sfiora con delicatezza temi alti, schiva il devozionismo gretto e ha
qualche momento toccante; dà un po’ fastidio solo il manicheismo che emerge
quando si tratta di fare il confronto con i metodi del collegio laico
frequentato in precedenza da Rachel e con lo stile di vita dello zio di Mary.
Ma in fondo vuole essere soprattutto la storia dell’amicizia esclusiva fra due
ragazzine che maturano insieme e si preparano alla vita; e le loro marachelle,
che mezzo secolo fa potevano sembrare gravi, oggi fanno solo sorridere.
Rosalind Russell, col passare degli anni, è diventata inopinatamente credibile
come madre superiora. Molto carini i titoli di testa animati in stile Pantera
Rosa.
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