martedì 9 aprile 2013

Un giorno devi andare - Giorgio Diritti

il terzo film è il meno riuscito degli altri due, che erano compatti, "locali", qui Giorgio Diritti salta l'oceano, il film non riesce ad avere un carattere unitario.
è sempre un film molto bello, Jasmine Trinca è bravissima, la fotografia è bellissima, ma qualcosa non torna.
da vedere senz'altro - Ismaele


Potremmo ricondurre il senso di delusione di fronte al terzo lungometraggio di Giorgio Diritti a una spiegazione che vale spesso, riguardo le opere "della maturità" di nuovi autori in via di affermazione: ovvero, potremmo spiegare il tutto con un eccesso di generosità e di ambizione, la scelta di impostare la narrazione affastellando l'uno sull'altro troppi temi e troppi problemi, resi, inoltre, troppo programmatici da una simbologia che riempie lo schermo dall'inizio alla fine dei 110 minuti di pellicola. In realtà, quello che non ci ha convinto di "Un giorno devi andare" è nella scelta, tutta di sceneggiatura, di "spezzare" l'opera in tre microfilm, quasi come il pellegrinaggio nella foresta amazzonica di Augusta e del suo indicibile dolore fosse una sorta di poema che affrontasse delle stazioni "di dolore", in cerca di una guarigione interiore possibile ma sofferta. A livello registico, invece, va riconosciuta a Diritti una classe cristallina che, pur non sufficiente a compensare un risultato finale impalpabile, conferma nuovamente il talento del cineasta bolognese…

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 …Il titolo è già tutto un programma e si presta, dopo solo un terzo di visione, a fungere da proposizione principale di un quesito: “Un giorno devi andare, ma a parare dove?”.

Perchè con tutta la buona volontà e il rispetto per il lavoro altrui, si stenta a comprendere ed afferrare il senso di questa operazione, spacciata per antropologica e sociale, nonché ad alto livello emozionale; quando siamo di fronte a un collage, peraltro fabbricato male, di dialoghi, luoghi, persone e storie, che trovano ragion d’essere unicamente come soggetti naturalistici, incorniciati in splendide fotografie.
Per tutta la durata non si crea alcun tipo di connessione motivata -figurarsi empatica- tra la protagonista della vicenda, Augusta (Jasmine Trinca), e i personaggi che incontra nel corso di un presunto viaggio spirituale, tra le terre selvagge dell’Amazzonia, e che necessita della presenza di una suora missionaria per descrivercelo come tale…

 Un giorno devi andare (splendido titolo esortativo), non è compiuto come i due precedenti film del regista: proprio nella parte finale, con l'arrivo della ragazza della favela in casa di Augusta, la storia si sfilaccia e procede un po' meccanicamente fino al finale aperto. Ma il film tocca vette altissime quando Diritti mette la sua macchina da presa in posizione di ascolto e fa parlare i luoghi e la gente, lasciandoli interagire con sguardo quasi documentaristico e senza sovrapporvi una narrativa che di fronte alla forza delle immagini e dei suoni appare quasi superflua. 

Jasmine Trinca dipinge efficacemente un personaggio dolente, chiuso e spigoloso, che lascia trasparire un'immensa tenerezza e un animo infantile. E sarà difficile dimenticare, anche molto tempo dopo aver visto il film, l'aliena bellezza di questo angolo sperduto di mondo, che l'autore ama e non sfida con l'arroganza di un Fitzcarraldo. Perché il suo sguardo, qui come altrove, è sempre puntato sull'uomo, che nella sua sconfinata miseria non ha niente di sicuro se non il lento e infinito fluire del fiume.

da qui


 …La peculiarità del film, rispetto al precedente, è l’abbandono del senso corale a favore di un discorso più solista e, per questo, più drammaticamente dolente. Così il senso di collettività, pur presente, assume i contorni di uno sfondo che toglie equilibrio all’ordito complessivo. Così a fronte del bisogno di capire di Augusta (un’eccellente Jasmine Trinca) ci sono invece gli indios che stanno più nel bozzetto che non in una comprensione profonda e dall’interno.

Ma è una mancanza di equilibrio di poco conto per un film che punta alto, vola possente e non cade mai. Un autore conferma il suo talento alla boa della terza prova. Il quarto film, quando arriverà, sarà senz’altro una promessa di nuovo mantenuta.

da qui


 Ma la verità è che Un giorno devi andare è un film molto deludente, didascalico, privo di contenuti davvero profondi, una di quelle opere che spingono la gente a sostenere che il cinema d’autore è noioso “e non succede mai niente”. Ok, alcune immagini, si diceva, sono molto efficaci, e il finale, in cui la protagonista (Jasmine Trinca, bravissima) si trova sola su un’isoletta sperduta, capace finalmente di liberarsi senza remore e senza gente intorno di tutti i suoi fantasmi, riappacificandosi con la natura e forse persino con il genere umano, è piuttosto toccante…


4 commenti:

  1. Questo lo voglio proprio vedere, è da un pò che lo tengo d'occhio.

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  2. cercalo, non te ne penti, poi dirai:)

    un film non perfetto di uno bravo come Diritti è sempre un film da non perdere

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  3. Confermo la non riuscita globale rispetto ai film precedenti, ma comunque dall'alto della mia sapienza mi sento di promuoverlo :)

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  4. è che a volte dopo due film da 9 uno da 8 sembra non riuscito.
    sicuramente è anche più complesso dei precedenti

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