giovedì 17 gennaio 2013

The Master - Paul Thomas Anderson

mi tornata in mente una frase di Moravia, "Quando non si è sinceri bisogna fingere, a forza di fingere si finisce per credere; questo è il principio di ogni fede".
è un film complesso, da molti punti di vista, in sintesi mi sembra che è l'incontro e la fascinazione reciproca di due uomini, e anche "Il petroliere", in fondo, era giocato su un incontro, finito un po' drasticamente, di due uomini.
le immagini sono bellissime e i due protagonisti eccezionali, Joaquin Phoenix di più.
magari non si capisce tutto bene, essere statiunitensi aiuterebbe, è comunque un film da non perdere - Ismaele


… Tanto era stretto il legame con la materia tangibile, la terra, il petrolio, il possesso fisico delle cose nel precedente film, quanto in "The Master" è tutto così immateriale, perchè qui al centro di tutto è l'animo umano così sfuggente, sfaccettato ed indefinito. Nessun accenno al denaro come strumento di acquisizione del potere, il denaro non viene utilizzato mai come sistema di misura di un obiettivo raggiunto o da raggiungere. La materialità del denaro avrebbe stonato con il contesto di questo film, perché il potere di assoggettamento dell'animo umano viene perseguito attraverso altri mezzi di persuasione, la parola in primis. Infatti ciò che Freddie e Lancaster disseppelliscono dalla cassa sepolta nel deserto non è né oro né denaro, ma gli scritti di Lancaster, i suoi libri, le sue parole. Materia e Spirito, "Il Petroliere" e "The Master" sono probabilmente facce della stessa medaglia, con cui quest'ultima pellicola forma un ideale dittico.
"The Masterè un film molto complesso e stratificato, pone interrogativi e riflessioni, ma non offre ricette e risposte sicure, proprio per la mutevolezza dell'animo umano. Risulta a tratti sfuggente, pieno di digressioni, ma lontanissimo dall'essere banale, perchè Anderson non è un autore banale o superficiale, semmai molto ambizioso. Un film che ti lascia un certo senso di incompiuto, ma anche la capacità di rimanerti dentro e invogliarti a vederlo una seconda volta per colmare lacune o magari scoprirne di nuove…

Enigmatic, but far from boring. Phoenix projects a fearsome anxiety as his eyes scan a room; there are flashbacks/fantasies involving a pre-war girlfriend who continued to occupy space in his mind years after she married and had children. There's no sense drinking gives him any pleasure; it medicates something we can only imagine. Hoffman, as Lancaster Dodd, suggests the charisma that a character like Hubbard must have had, and although Scientology has reportedly staged a campaign against "The Master," the film is vague about the Cause. 
Why are these two opposites so strongly attracted? You could guess homoeroticism, but there too the movie is vague. Is it that each senses an intriguing challenge to his idea of himself? Always somewhere in the frame is Dodd's wife, Peggy, sweet-faced, calm, never missing a thing, always calmly there when she's needed…

… En definitiva, y sin lugar a dudas, se trata de una obra maestra que sigue a su predecesora en cuanto a búsqueda de la perfección, dando el tono adecuado a un film en el que la sociedad ha evolucionado, y seguramente es más estúpida que a inicios del siglo XX. Sólo hace falta darse cuenta de la ironía que rezuman las escenas sobreiluminadas, y los colores pastel que enmascaran la realidad de Lancaster Dodd: mientras se fotografía pomposo con toda su familia, muchos son ya los que le esperan en otra sala para hacerle varias preguntas sobre la incoherencia de sus textos y afirmaciones. Simplemente, sublime.

The Master spiazza, non è quello che ti aspetti, non è un film – come invece si era detto e scritto da più parti -  sulla nascita tra anni Quaranta e Cinquanta di una setta apparentabile a (o echeggiante) Scientology. Sì, c’è un guru fondatore di un qualcosa che somiglia a un gruppo di devoti e fedeli alla linea, Reginald Dodd detto The Master, ma questo strano lavoro di Anderson – forse il più differente, inclassificabile, fuori genere e fuori canone di tutti i suoi – è altro, è su altro. È sulla relazione tra due uomini, un Master in posizione dominante e un ribelle, un outsider, che il Maestro vuole ridurre a discepolo o succube. O comunque far entrare nel cerchio del suo potere. Ma la manipolazione non è così chiara, netta e unidirezionale. Questo intricato rapporto contiene altro, ogni livello ne apre subito un altro ancora, e così via. Forse è un storia di amicizia, di affetto, chissà, anche di amore…

…Quell’ingranaggio perfetto che costituiva il nucleo del Petroliere viene sostituito da questo “gigante cinematografico” che tutto è fuorché perfetto. Ma non bisogna considerare ciò come un fattore negativo. Anzi. Erano forse perfetti Welles o Stroheim – ovvero, quei registi velocemente emarginati da una Hollywood che, invece, richiedeva meccanismi “ad orologeria”? Certamente no. Essi inseguivano piuttosto delle idee di cinema, infischiandosene delle conseguenze. Così, oggi, Paul Thomas Anderson.
Sì, perché The Master è un film che ferisce, che fa male. Un film «fatto di scene pesanti come la pietra, dove ogni momento è un blocco di marmo perfettamente tagliato, separato da un cut, ma unico e maniacale nella materia con gli altri.» [Positif] Un film che ci schiaccia poco a poco sotto la mole dei 70 mm. Un film scomposto e anarchico. Non c’è soluzione di continuità, in The Master: piani-sequenza e montaggio alternato, primissimi piani e campi lunghi: niente è prestabilito ma tutto è sottoposto e piegato ad un’idea...

4 commenti:

  1. Sì. Essere statunitensi (o appassionati di cultura statunitense) aiuta. Film molto bello, ma, per me, non quanto sembri. Non amo questo caricare un po' tutto, dalla fotografia, alla regia, alla sceneggiatura. Per il resto, come Magnolia, un film molto bello.

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  2. ripensandoci mi sembra un film molto personale, lo guardiamo, ma ne restiamo fuori.

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  3. Ammetto che non l'ho capito del tutto e che non mi ha convinto del tutto.

    Bravi gli attori, ma forse è davvero tutto troppo caricato ed eccessivo

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    1. ma forse "vuole" essere caricato ed eccessivo.

      per il resto siamo d'accordo:)

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