il film è visivamente potente, ma a tratti è didascalico, non emoziona troppo e termina in questa giornata.
notevole il commento del poliziotto francese, su chi avrebbe vinto la lotta fra algerini e francesi, fosse anche solo per quello il film merita la visione - Ismaele
…Se ce ne fosse ancora il bisogno, ma davvero
pensiamo che questo bisogno non ci sia, questo film conferma la validità della
pellicola di Pontecorvo, vero capolavoro di un cinema sì ideologicamente
ragionato ma con un occhio attento allo spettacolo e al genere. La distanza pare
infatti siderale tra La battaglia di Algeri e questo Hors la
loi: vero che uno confina la lotta d’indipendenza nella propria
terra, l’Algeria, mentre il film di Bouchereb sembra svilupparne una sorta di
controcampo girato tutto (o quasi) in terra francese, però il fatto
incontrovertibile è che nel film di Bouchareb riesce a mancare sostanzialmente
sia l’afflato spettacolare che quello ideologico, sicuramente molto appiattito
e superficiale rispetto a quello di Pontecorvo. Il regista franco-algerino più
che a velleità storico-artistiche sembra più interessato a tutte le componenti
sentimentali della lotta indipendentista, contrapponendo spesso e volentieri in
maniera molto blanda e imprecisa le due “fazioni” in lotta: casus belli è
l’incipit del film, ove si assommano simbolismi piuttosto spicci e
semplificazione estremamente didattiche e illustrative. In un elementare
montaggio alternato…
…Le début du film est
remarquable quand, en Algérie, il pose les fondements de son scénario. Il
retrace des événements restés longtemps tabous et minorés par nos livres
d’histoire, dont ceux de Sétif qui vont devenir les motifs de vengeance et les
justificatifs de violence. Ceux-là même qui d’une manière générale sont pour
Bouchareb un symbole, universel, d’autres drames de notre monde.
Si le scénario a l’excellente idée d’explorer les ambiguïtés des mouvements terroristes qui se font la guerre entre eux, mais aussi celles des forces françaises qui ne pratiquent pas les mêmes méthodes d’investigation (barbares pour certaines, justes pour d’autres), on reste sur notre faim côté cinéma. Nos comparses se connaissent-ils trop tous les quatre ? Se sont-ils laissés aller à un satisfecit qui les a limité en termes de créativité et d’autocritique ?
Dans tous les cas, si cette superproduction affiche à l’écran son superbudget de 20 millions d’euros, on se demande où est la création, où sont l’émotion et l’amour du cinéma ? Le film déçoit autant dans la mise en scène que dans l’interprétation. Le spectateur est partagé entre la force et la richesse de l’histoire et le vide d’émotion autour des personnages principaux.
Si le scénario a l’excellente idée d’explorer les ambiguïtés des mouvements terroristes qui se font la guerre entre eux, mais aussi celles des forces françaises qui ne pratiquent pas les mêmes méthodes d’investigation (barbares pour certaines, justes pour d’autres), on reste sur notre faim côté cinéma. Nos comparses se connaissent-ils trop tous les quatre ? Se sont-ils laissés aller à un satisfecit qui les a limité en termes de créativité et d’autocritique ?
Dans tous les cas, si cette superproduction affiche à l’écran son superbudget de 20 millions d’euros, on se demande où est la création, où sont l’émotion et l’amour du cinéma ? Le film déçoit autant dans la mise en scène que dans l’interprétation. Le spectateur est partagé entre la force et la richesse de l’histoire et le vide d’émotion autour des personnages principaux.
…Il film, dallo stile
asciutto e senza compromessi, esattamente come il tema trattato, è uno
straziante e accorato sguardo sulla controversa situazione franco-algerina che
ha sconvolto e segnato, da ambo le parti, un’intera generazione nell’immediato
dopoguerra, interpretato con una dirompente carica espressiva da attori che
riescono a rendere con pathos memorabile ogni singola sfumatura di
questa tragedia classica. Nonostante gli argomenti trattati appartengano al
recente passato, Bouchareb riprende sapientemente canoni immortali, facendo
scontrare realtà assolute e allo stesso tempo inconciliabili, come ideale e
realtà o come stato e famiglia, con un risultato magistrale. Il dramma di tre
vite spezzate ma indissolubilmente legate viene reso senza lasciar spazio ad
alcun sentimentalismo; i personaggi sono vivi e a tutto tondo, caratterizzati
in maniera tanto sublime da risultare «veri»; le grida di dolore dei
protagonisti lacerano il cuore dello spettatore senza mai cadere nel patetico:
sono uomini che prendono decisioni estreme di cui sono consapevoli e di cui si
fanno pienamente carico, ed è proprio questo che pone la pellicola una spanna
sopra alle altre dello stesso genere.
Non sono eroi ma uomini. Purtroppo, però, per esserlo in tempi eccezionali bisogna esserlo in modo eccezionale – al di là di ogni ideale, al di là di ogni regola, al di là di ogni legge.
Non sono eroi ma uomini. Purtroppo, però, per esserlo in tempi eccezionali bisogna esserlo in modo eccezionale – al di là di ogni ideale, al di là di ogni regola, al di là di ogni legge.
…Rachid Bouchareb, a French director of
Algerian descent, tells his story through the lives of three brothers. We meet
them first in 1925 when French authorities throw them off the land their family
has farmed for generations. Homeless and without a livelihood, they form a
lifelong resentment, which will express itself in different ways.
They move with their family to Paris. Said (Jamel Debbouze), takes to the streets, works as a pimp, opens a club and sponsors boxing matches. Messaoud (Roschdy Zem) fights for the French in Indochina, where he observes the Viet Cong at first hand and begins to see parallels between its resistance to colonialism and the struggle for Algeria. He returns to France a revolutionary, and joins his brother Abdelkader (Sami Bouajila) in organizing for the FLN in Paris.
Their tactics involve violence. Abdelkader is inspired more by ideas and theory, and Messaoud's energy comes from more basic emotions of resentment and hatred for how the French dispossessed his family. Cerebral Abdelkader is able to kill dispassionately; Messaoud finds it more personal and agonizing. After a certain point it matters not what they think, because they've passed a point of no return and are desperate and wanted armed men, fighting in an invisible army…
They move with their family to Paris. Said (Jamel Debbouze), takes to the streets, works as a pimp, opens a club and sponsors boxing matches. Messaoud (Roschdy Zem) fights for the French in Indochina, where he observes the Viet Cong at first hand and begins to see parallels between its resistance to colonialism and the struggle for Algeria. He returns to France a revolutionary, and joins his brother Abdelkader (Sami Bouajila) in organizing for the FLN in Paris.
Their tactics involve violence. Abdelkader is inspired more by ideas and theory, and Messaoud's energy comes from more basic emotions of resentment and hatred for how the French dispossessed his family. Cerebral Abdelkader is able to kill dispassionately; Messaoud finds it more personal and agonizing. After a certain point it matters not what they think, because they've passed a point of no return and are desperate and wanted armed men, fighting in an invisible army…
…L’opzione di un registro popolare, che
prevede la messa in campo dei cliché del film bellico, ma anche del gangster
movie non indebolisce affatto la portata dell’operazione di ricostruzione
storica tentata ma, al contrario, la rende fruibile e apprezzabile anche da un
pubblico di giovani e adolescenti che non hanno conosciuto la stagione
dell’impegno per l’indipendenza. Se ne possono discutere le premesse,
disconoscere le opzioni dominanti sul piano dello stile ma da questo punto di
vista, sul piano narrativo, estetico e comunicazionale, va dato atto a
Bouchareb di aver realizzato con Hors-la-loi un film probabilmente ancora più
compatto ed efficace di Indigènes...
…Tout au long des 2h18mn du
film, la colonisation et la guerre d’Algérie ne sont jamais contextualisées…
…En réalité, Hors la loi, plus que la lutte
du FLN (dont un des combattants du film revendique l’existence en 1945 alors
qu’il n’a été créé qu’en 1954...), relate l’engagement progressif d’Algériens
au sein de ce mouvement ; où comment la lutte armée peut pousser à des
actes aussi répréhensibles que ceux qui sont reprochés. En effet, Rachid
Bouchareb ne cache rien de l’engrenage offensif dans lequel s’enferment les
personnages. En cela, le cinéaste se montre plus rigoureux dans son approche du
combat du FLN. En se plaçant du point de vue des individus engagés, avec leurs
motivations et leurs contradictions, il relie l’Histoire avec un grand H au
parcours d’une famille au cœur de ces combats dramatiques - offrant àHors la
loi un point de vue entier et
humain, à défaut d’une approche historique minutieuse.
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