venerdì 25 gennaio 2013

Hors la loi (Uomini senza legge) - Rachid Bouchareb

a metà fra film di gangster e film storico, con attori che sembra si ispirino al Denzel Washington di "Malcolm X" e di "American gangster" (un po' due dei tre fratelli hanno anche una leggera somiglianza con Denzel).
il film è visivamente potente, ma a tratti è didascalico, non emoziona troppo e termina in questa giornata.
notevole il commento del poliziotto francese, su chi avrebbe vinto la lotta fra algerini e francesi, fosse anche solo per quello il film merita la visione - Ismaele



Se ce ne fosse ancora il bisogno, ma davvero pensiamo che questo bisogno non ci sia, questo film conferma la validità della pellicola di Pontecorvo, vero capolavoro di un cinema sì ideologicamente ragionato ma con un occhio attento allo spettacolo e al genere. La distanza pare infatti siderale tra La battaglia di Algeri e questo Hors la loi: vero che uno confina la lotta d’indipendenza nella propria terra, l’Algeria, mentre il film di Bouchereb sembra svilupparne una sorta di controcampo girato tutto (o quasi) in terra francese, però il fatto incontrovertibile è che nel film di Bouchareb riesce a mancare sostanzialmente sia l’afflato spettacolare che quello ideologico, sicuramente molto appiattito e superficiale rispetto a quello di Pontecorvo. Il regista franco-algerino più che a velleità storico-artistiche sembra più interessato a tutte le componenti sentimentali della lotta indipendentista, contrapponendo spesso e volentieri in maniera molto blanda e imprecisa le due “fazioni” in lotta: casus belli è l’incipit del film, ove si assommano simbolismi piuttosto spicci e semplificazione estremamente didattiche e illustrative. In un elementare montaggio alternato…

Le début du film est remarquable quand, en Algérie, il pose les fondements de son scénario. Il retrace des événements restés longtemps tabous et minorés par nos livres d’histoire, dont ceux de Sétif qui vont devenir les motifs de vengeance et les justificatifs de violence. Ceux-là même qui d’une manière générale sont pour Bouchareb un symbole, universel, d’autres drames de notre monde.

Si le scénario a l’excellente idée d’explorer les ambiguïtés des mouvements terroristes qui se font la guerre entre eux, mais aussi celles des forces françaises qui ne pratiquent pas les mêmes méthodes d’investigation (barbares pour certaines, justes pour d’autres), on reste sur notre faim côté cinéma. Nos comparses se connaissent-ils trop tous les quatre ? Se sont-ils laissés aller à un satisfecit qui les a limité en termes de créativité et d’autocritique ?

Dans tous les cas, si cette superproduction affiche à l’écran son superbudget de 20 millions d’euros, on se demande où est la création, où sont l’émotion et l’amour du cinéma ? Le film déçoit autant dans la mise en scène que dans l’interprétation. Le spectateur est partagé entre la force et la richesse de l’histoire et le vide d’émotion autour des personnages principaux.

…Il film, dallo stile asciutto e senza compromessi, esattamente come il tema trattato, è uno straziante e accorato sguardo sulla controversa situazione franco-algerina che ha sconvolto e segnato, da ambo le parti, un’intera generazione nell’immediato dopoguerra, interpretato con una dirompente carica espressiva da attori che riescono a rendere con pathos memorabile ogni singola sfumatura di questa tragedia classica. Nonostante gli argomenti trattati appartengano al recente passato, Bouchareb riprende sapientemente canoni immortali, facendo scontrare realtà assolute e allo stesso tempo inconciliabili, come ideale e realtà o come stato e famiglia, con un risultato magistrale. Il dramma di tre vite spezzate ma indissolubilmente legate viene reso senza lasciar spazio ad alcun sentimentalismo; i personaggi sono vivi e a tutto tondo, caratterizzati in maniera tanto sublime da risultare «veri»; le grida di dolore dei protagonisti lacerano il cuore dello spettatore senza mai cadere nel patetico: sono uomini che prendono decisioni estreme di cui sono consapevoli e di cui si fanno pienamente carico, ed è proprio questo che pone la pellicola una spanna sopra alle altre dello stesso genere.
Non sono eroi ma uomini. Purtroppo, però, per esserlo in tempi eccezionali bisogna esserlo in modo eccezionale – al di là di ogni ideale, al di là di ogni regola, al di là di ogni legge.

Rachid Bouchareb, a French director of Algerian descent, tells his story through the lives of three brothers. We meet them first in 1925 when French authorities throw them off the land their family has farmed for generations. Homeless and without a livelihood, they form a lifelong resentment, which will express itself in different ways.

They move with their family to Paris. Said (Jamel Debbouze), takes to the streets, works as a pimp, opens a club and sponsors boxing matches. Messaoud (Roschdy Zem) fights for the French in Indochina, where he observes the Viet Cong at first hand and begins to see parallels between its resistance to colonialism and the struggle for Algeria. He returns to France a revolutionary, and joins his brother Abdelkader (Sami Bouajila) in organizing for the FLN in Paris.

Their tactics involve violence. Abdelkader is inspired more by ideas and theory, and Messaoud's energy comes from more basic emotions of resentment and hatred for how the French dispossessed his family. Cerebral Abdelkader is able to kill dispassionately; Messaoud finds it more personal and agonizing. After a certain point it matters not what they think, because they've passed a point of no return and are desperate and wanted armed men, fighting in an invisible army…

L’opzione di un registro popolare, che prevede la messa in campo dei cliché del film bellico, ma anche del gangster movie non indebolisce affatto la portata dell’operazione di ricostruzione storica tentata ma, al contrario, la rende fruibile e apprezzabile anche da un pubblico di giovani e adolescenti che non hanno conosciuto la stagione dell’impegno per l’indipendenza. Se ne possono discutere le premesse, disconoscere le opzioni dominanti sul piano dello stile ma da questo punto di vista, sul piano narrativo, estetico e comunicazionale, va dato atto a Bouchareb di aver realizzato con Hors-la-loi un film probabilmente ancora più compatto ed efficace di Indigènes...

Tout au long des 2h18mn du film, la colonisation et la guerre d’Algérie ne sont jamais contextualisées…
…En réalité, Hors la loi, plus que la lutte du FLN (dont un des combattants du film revendique l’existence en 1945 alors qu’il n’a été créé qu’en 1954...), relate l’engagement progressif d’Algériens au sein de ce mouvement ; où comment la lutte armée peut pousser à des actes aussi répréhensibles que ceux qui sont reprochés. En effet, Rachid Bouchareb ne cache rien de l’engrenage offensif dans lequel s’enferment les personnages. En cela, le cinéaste se montre plus rigoureux dans son approche du combat du FLN. En se plaçant du point de vue des individus engagés, avec leurs motivations et leurs contradictions, il relie l’Histoire avec un grand H au parcours d’une famille au cœur de ces combats dramatiques - offrant àHors la loi un point de vue entier et humain, à défaut d’une approche historique minutieuse.

Nessun commento:

Posta un commento