decisamente da non perdere - Ismaele
… nella sua prevedibilità e nei suoi eccessi, nel suo classicismo un po’ polveroso, La migliore offerta alla fine funziona e non disturba. Forse anche perché la maniera tornatoriana si adagia e si mimetizza meglio di altre volte tra le affettazioni dei protagonisti e le fascinazioni ossessive per l’arte e la bellezza che racconta; forse per il suo giocare con la costruzione e la rappresentazione, con il vero e il falso.
E, forse ancor di più, perché al centro di tutto c’è la tragedia dell’Amore; di un uomo che per una vita ha congelato la sua vita in una sospensione museale e sublimato il femmineo acculandone riproduzioni pittoriche ma che subisce la sua prima sindrome stendhaliana di fronte al volto (celato) di una donna vera, e che alla presenza o assenza dell’una vede coincidere quella delle altre.
Perché, quando si tratta di arte e bellezza, e quindi di amore, non vi è separazione tra realtà e rappresentazione ma solo una drammatica e abissale coincidenza, che porta la vita ad essere una costante lotta al rialzo per aggiudicarsi l’oggetto del desiderio.
Perché, quando si tratta di arte e bellezza, e quindi di amore, non vi è separazione tra realtà e rappresentazione ma solo una drammatica e abissale coincidenza, che porta la vita ad essere una costante lotta al rialzo per aggiudicarsi l’oggetto del desiderio.
…Il film
può contare su una scrittura d’eccezione, che conduce attraverso il mistero e
il thrilling con sapienza, facendo lentamente
corrispondere il punto di vista di Oldman con quello dello spettatore. Fanno
del film un vero capolavoro la già citata fotografia, le musiche di Ennio Morricone, la
recitazione di Geoffrey Rush, gli sguardi obliqui di Sylvia Hoeks e Donald
Sutherland, i meravigliosi ambienti affollati di opere d’arte e
d’antiquariato e la regia di Giuseppe Tornatore, che dissemina la pellicola di
indizi, sfidando sia l’antiquario sia lo spettatore, a una partecipazione
attiva nel labirinto in cui si ritrovano dopo aver seguito le proprie
ossessioni. Sì, perché La
migliore offerta è un film
sull'arrendevolezza e la fragilità dell’uomo – seppur esperiente, “old man”
appunto – di fronte alla propria ossessione. Il film dura due ore ma lo
spettatore non se ne accorge nemmeno, impegnato com'è a osservare la
costruzione (mai parola fu più appropriata) del rapporto fra Virgil e Claire.
Il
tocco magistrale di Giuseppe Tornatore è, a mio avviso, lo splendido finale. Un
accostamento di immagini, espressioni, movimenti e risoluzioni che completano
il movimento, lasciando un’apertura, ancora una volta legata all'ossessione e
riconducendosi altresì all'inizio del film.
Molto complesso questo ultimo lavoro dell’ondivago cineasta
siciliano che, a dispetto di una linearità narrativa abbastanza tipica del
cinema di questi decenni, riesce a costruire un crescendo narrativo e di
tensione, al cui interno riusciamo a perderci nelle infinite e articolate
stratificazioni dei personaggi e dei legami che via via si snodano.
E’
come vedere due film in uno e ciò è confermato anche dalla durata stessa della
pellicola (124 minuti) che però non si avvertono durante la visione…
… Geoffrey Rush, da grande attore qual è, fa di
Oldman un personaggio dal fascino dolente al quale sono, inevitabilmente,
demandati la responsabilità e lo sforzo di sostenere tutto il film. A parte un
comprimario d’eccezione come Donald Sutherland, Rush si trova a dividere la
scena con altri interpreti incolori o sbiadite figurine di contorno come la
legnosa Sylvia Hoeks, la cui incapacità interpretativa rende evidente, fin dalla
sua entrata in scena, l’artificio del suo personaggio.
Le buone intenzioni di Tornatore, delle quali
apprezziamo l’autenticità, si perdono in una macchinazione, non soltanto
narrativamente disordinata ma anche meramente estetizzante che, come in un trompe
l’œil, sembra più
puntare sull’incanto dell’occhio che non sulla verosimiglianza degli eventi.
Nel quadro multiforme e scomposto di questo film si intravede, e non proprio
sottilmente, l’ordito del fittizio sottraendo allo sguardo il mistero e la
fede, quella che, come scriveva Voltaire, “consiste nel credere non ciò che
sembra vero ma ciò che sembra falso al nostro intelletto”.
Nonostante qualche difetto perdonabile e alcune lungaggini, La migliore offerta mi è piaciuto parecchio, presto ne parlerò anche dalle mie parti!
RispondiEliminafilm perfetti non ne fanno più molti, ma questo merita, per me
EliminaTornatore è un autore che conosco pochissimo, tranne "Nuovo Cinema Paradiso" ovviamente...
RispondiEliminaqualcos'altro di decente l'ha fatto, non tutto, ma qualcos'altro sì, di sicuro
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