martedì 11 marzo 2025

L'amore imperfetto - Giovanni Davide Maderna

un film drammatico, due drammi s'intersecano, una coppia ha un bambino, un neonato molto malato, e una ragazza che si suicida. 

le due storie hanno in comune il padre del bambino, che è anche collega di lavoro della ragazza che si uccide (entrambi sono magazzinieri in un supermercato).

nel film non succede molto, c'è l'attesa di un miracolo, che non avviene, e un'indagine di un poliziotto che non capisce bene cosa succede.

bravo il regista, ma sembra mancare qualcosa, anzi di più.

buona (enigmatica) visione - Ismaele



 

Un ventinovenne Giovanni Davide Maderna firma nel 2002 (o nel 2001 in base ad alcuni siti) la sua opera seconda dopo Questo è il giardino (1999), e senza aver potuto visionare l’esordio ma avendo assistito al Maderna che verrà, si può notare che il regista milanese, almeno ne L’amore imperfetto, all’inizio ha perseguito un modello di cinema disinteressato alle potenzialità insite nella forma per concentrarsi pressoché esclusivamente sugli attributi tramici, e questo non è mai un bene perché, ed è sempre il solito tedioso discorso, di cinema del genere se ne produce in quantità sufficiente a soddisfare il palato degli spettatori medi, a noi che cerchiamo di spingerci oltre il conoscibile proiezioni di tal fatta lasciano un deludente sapore insipido. Ci sono alibi come l’acerbità di Maderna che comunque nel suo piccolo propone un lavoro anche decorso, o come il periodo di tempo intercorso dalla data di uscita ad adesso in cui la settima arte si è così evoluta da rendere, oggi, L’amore imperfetto un prodotto quasi giurassico, e ci sono anche difetti come un dilatato torpore in cui la storia è calata, e ciò non riguarda la ricerca di un minimalismo da parte del regista quanto l’assenza di quell’intensità che anche registri più asciutti hanno saputo regalarci in passato, ecco tale carenza energetico-emozionale è ciò che ha maggior peso, più di un cast disomogeneo (legnoso Lo Verso, meglio la Belaustegui) e più di alcuni scambi dialogici davvero rigidi, freezati dalla finzione (quando il poliziotto fa apprezzamenti su Angela o nel flashback in macchina tra Sergio e la ragazzina suicida… brrr)…

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Sergio e Angela aspettano il loro primo figlio: sanno già che nascerà con una gravissima malformazione che lo condanna a morte certa, ma sperano in un miracolo. Quando questo non accade, si lasciano travolgere da una disperazione che rende impossibile qualsiasi dialogo. A questa disgrazia si aggiunge quella del misterioso suicidio di una collega di Sergio, che lui aveva visto proprio la sera prima del tragico gesto. Il secondo film di Maderna, ispirato ad un fatto di cronaca, si perde nei paludosi rapporti tra fede, religione, speranza e incomunicabilità, non riuscendo nè a convincere, né a commuovere.

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Costruire un film intorno ad un evento, un fenomeno, un interrogativo, comporta l’impegno a presentarlo come parte di un tutto, perché è solo nel suo rapporto con il mondo circostante che si manifesta la sua problematicità. Circondarlo dal vuoto gli conferisce, invece, un alone di intangibilità che lo rende surreale, e quasi invita a trascurarlo come una rarissima eccezione. La deferenza religiosa con cui questo film tratta il suo soggetto fa così perdere forza a un dramma che, invece, di per sé, è tremendo, comune e vicino perché si può abbattere, da un momento all’altro, nella normalità di ciascuno di noi.

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dal punto di vista della direzione tutto è perfetto ed in special modo la cura degli attori, manca, ripeto l'equilibrio fra storia e dialoghi, e quello che colpisce è l'assenza totale di speculazioni bassamente drammatiche, che colpiscono ancora di più per questa scelta rappresentativa. Nessuna nota consolatoria fa parte del bagaglio del film, ma lo stesso si arriva alla commozione con questa rappresentazione schiva ma penetrante.

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