un film drammatico, due drammi s'intersecano, una coppia ha un bambino, un neonato molto malato, e una ragazza che si suicida.
le due storie hanno in comune il padre del bambino, che è anche collega di lavoro della ragazza che si uccide (entrambi sono magazzinieri in un supermercato).
nel film non succede molto, c'è l'attesa di un miracolo, che non avviene, e un'indagine di un poliziotto che non capisce bene cosa succede.
bravo il regista, ma sembra mancare qualcosa, anzi di più.
buona (enigmatica) visione - Ismaele
Un
ventinovenne Giovanni Davide Maderna firma nel 2002 (o nel 2001 in base ad
alcuni siti) la sua opera seconda dopo Questo è il giardino (1999), e senza aver potuto visionare l’esordio ma
avendo assistito al Maderna che verrà, si può notare che il regista milanese,
almeno ne L’amore imperfetto, all’inizio ha perseguito un modello di cinema
disinteressato alle potenzialità insite nella forma per concentrarsi pressoché
esclusivamente sugli attributi tramici, e questo non è mai un bene perché, ed è
sempre il solito tedioso discorso, di cinema del genere se ne produce in
quantità sufficiente a soddisfare il palato degli spettatori medi, a noi che
cerchiamo di spingerci oltre il conoscibile proiezioni di tal fatta lasciano un
deludente sapore insipido. Ci sono alibi come l’acerbità di Maderna che
comunque nel suo piccolo propone un lavoro anche decorso, o come il periodo di
tempo intercorso dalla data di uscita ad adesso in cui la settima arte si è
così evoluta da rendere, oggi, L’amore imperfetto un prodotto quasi giurassico, e ci sono
anche difetti come un dilatato torpore in cui la storia è calata, e ciò non
riguarda la ricerca di un minimalismo da parte del regista quanto l’assenza di
quell’intensità che anche registri più asciutti hanno saputo regalarci in
passato, ecco tale carenza energetico-emozionale è ciò che ha maggior peso, più
di un cast disomogeneo (legnoso Lo Verso, meglio la Belaustegui) e più di
alcuni scambi dialogici davvero rigidi, freezati dalla finzione (quando il
poliziotto fa apprezzamenti su Angela o nel flashback in macchina tra Sergio e
la ragazzina suicida… brrr)…
Sergio e Angela aspettano il loro primo figlio: sanno già
che nascerà con una gravissima malformazione che lo condanna a morte certa, ma
sperano in un miracolo. Quando questo non accade, si lasciano travolgere da una
disperazione che rende impossibile qualsiasi dialogo. A questa disgrazia si
aggiunge quella del misterioso suicidio di una collega di Sergio, che lui aveva
visto proprio la sera prima del tragico gesto. Il secondo film di Maderna,
ispirato ad un fatto di cronaca, si perde nei paludosi rapporti tra fede,
religione, speranza e incomunicabilità, non riuscendo nè a convincere, né a
commuovere.
…Costruire un film intorno ad un evento, un fenomeno,
un interrogativo, comporta l’impegno a presentarlo come parte di un tutto,
perché è solo nel suo rapporto con il mondo circostante che si manifesta la sua
problematicità. Circondarlo dal vuoto gli conferisce, invece, un alone di
intangibilità che lo rende surreale, e quasi invita a trascurarlo come una
rarissima eccezione. La deferenza religiosa con cui questo film tratta il suo
soggetto fa così perdere forza a un dramma che, invece, di per sé, è tremendo,
comune e vicino perché si può abbattere, da un momento all’altro, nella
normalità di ciascuno di noi.
…dal punto di vista della direzione tutto è perfetto ed
in special modo la cura degli attori, manca, ripeto l'equilibrio fra storia e
dialoghi, e quello che colpisce è l'assenza totale di speculazioni bassamente
drammatiche, che colpiscono ancora di più per questa scelta rappresentativa.
Nessuna nota consolatoria fa parte del bagaglio del film, ma lo stesso si
arriva alla commozione con questa rappresentazione schiva ma penetrante.
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