Paolo Villaggio è il mattatore di questo film esagerato, denso di scene divertenti, in uno scenario di una Milano da incubo, in mano ai criminali.
s'innamora di una ragazza (Silvia Dionisio) sfuggente e bellissima.
il finale è zavattiniano (come in Miracolo a Milano)
un film che per alcuni è "troppo", a me è piaciuto molto.
buona (milanese) visione - Ismaele
na buona buona commedia a sfondo sociale,
che propone il classico personaggio "fantozziano" di Villaggio in una
veste leggermente diversa, seppur l'iperbole tipica della sua comicità rimanga
in definitiva la solita; si riconoscono infatti alcune gag già viste nei primi Fantozzi
e altre che si vedranno in quelli successivi. L'Italia degli anni di piombo
viene fotografata in modo volutamente eccessivo, in una satira che in fondo è
ancora molto attuale, vista la situazione in cui versa il nostro
"Belpaese" attualmente. Bello il finale poetico.
Con
intelligenza e grazie al supporto di un cast comprendente molti dei suoi attori
abituali, Luciano Salce affronta con il sorriso il disorientamento sociale
portato dal dilagare della violenza in Italia negli anni '70. Il sempre bravo
Paolo Villaggio si trova così ignaro (come il futuro Johnny
Stecchino) all'interno di una guerra che non vede, anche se gli sta
davanti. Tra gag e incomprensioni si sorride e si pensa. Finale messianico.
Generalmente stroncato dai recensori, "Il... bel
paese" è una satira un pò sgangherata, ma , per quanto portata agli
estremi, qua e là azzeccata, su certi malesseri e cose inquietanti nell'Italia
del '77. Luciano Salce, dopo i successi dei primi due "Fantozzi", si
rimette in combutta con Paolo Villaggio, nella storia di un
"ritornante" in patria dopo un periodo lungo vissuto fuori, su una
piattaforma petrolifera: il manicomio a cielo aperto che gli si apre davanti e
intorno è un quadro appunto esagerato, ma nella logica comica villaggiana non
poteva essere altrimenti. Femministe,sequestri di persona, amore libero,
terrorismo, riccastri infami, diffidenza portati alla massima potenza, tutto
questo c'è in questo film, non riuscitissimo, ma che nel messaggio finale, quell'aggregazione
spontanea e la gente che torna a uscire fuori, abbattendo le paure, c'è un
assunto che sarebbe validissimo ancora oggi, in questa nazione così demotivata.
Il ragioniere più sfigato del globo torna sotto mentite
spoglie.Si scrive Berardinelli(il nome del personaggio interpretato da
Villaggio),si legge Fantozzi.L'introduzione è un classico bignami della
comicità fantozziana a suon di botte,cadute da altezze paurose e sfighe
colossali.Poi la situazione cambia quando il nostro lavoratore sulla
piattaforma petrolifera ritorna dopo otto anni nella sua Milano.E scopre che è
un covo di rapinatori,rapitori,forze dell'ordine che non sono in grado di fare
nulla ecc ecc.Anzi all'inizio non si accorge di un bel niente,comincia a avere
qualche leggerissimo sospetto quando i suoi parenti per andare al ristorante si
travestono da morti di fame e lui viene rapinato.Cerca di ribellarsi alla
situazione ma non c'è verso:è l'entropia del mondo che ha messo a ferro e fuoco
le coscenze popolari e ha determinato lo stato di caos.Il suo negozio di
orologiaio diviene subito preda del racket e quando anche lui cerca di fare il
furbetto del quartierino ritorna in auge la sfiga cosmica del succitato
ragioniere.E se una cosa gli deve andare male sicuramente gli andrà anche
peggio.FInale hippy con tutti che si aggregano e mettono da parte le rispettive
paure imparando nuovamente a fidarsi degli altri.La sceneggiatura di Castellano
e Pipolo più che affondare nella melma di un discorso politico si addentra nei
territori a loro più consoni della farsaccia da bar o da caserma,come volte
voi.Ne esce un film ibrido che aaccanto a notazioni di costume su quello che
stava succedendo nel 1977 scivola spesso nel qualunquismo e nella cagnara pura
e semplice.E Villaggio ci mette del suo non facendo nulla per distaccarsi dal
personaggio di Fantozzi di cui aveva appena svestito i panni.Innavvertibile la
regia di Salce,forse solo nel finale si vede la sua mano....
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