la storia di Nicola Calipari e della sua ultima missione.
lui salva l'ostaggio (la giornalista Giuliana Sgrena), ma muore quando era sul filo del traguardo, per mano degli Usa (che coincidenza!)
il film si focalizza sulla sua vita (in certi momenti potrebbe quasi sembrare un'agiografia, difficile però fare altrimenti), lui in famiglia, con la moglie e i figli, ma sopratutto nel lavoro, pieno di trappole e tradimenti anche da parte di colleghi, invidiosi e magari comprati.
diventa a momenti quasi un film di spie, nel quale la vita è sempre sul filo del rasoio, "dati, causa e contesto" sono offerti dalla sceneggiatura di Sandro Petraglia (già autore di tanti film politici), che descrive Calipari come un uomo dalle molte qualità, trasparente, senza doppi e tripli giochi, come tanti, sempre troppi.
un ottimo Claudio Santamaria rende il film da vedere, senza alcun dubbio.
buona (complicata) visione - Ismaele
…Fondamentali la collaborazione della stessa Rosa e
l’interpretazione di Santamaria, perfetto nel restituirci in modo naturale e
nella sua umanità, la figura di questo mediatore, senza la fisicità prestante
dell’eroe, ma nella sua esilità (per entrare nella parte l’attore ha perso ben
dodici chili), nonché le buone prove attoriali di Anna Ferzetti e di Sonia
Bergamasco (che, dopo anche il suo esordio alla regia con il doc Duse
the Greatest, della sottrazione pare averne fatto una sua cifra stilistica
a 360 gradi). Commuove dunque questo ritratto sincero, non retorico e
artefatto, e tridimensionale dell’uomo.
Un ritratto che rende giustizia al suo ruolo storico di
portatore di una precisa visione valoriale e strategica, in anticipo sui tempi.
Di tempo ne è passato parecchio, ma ad oggi ancora “le spiegazioni sulla sua
morte non sono esaurienti”, per usare le parole del Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella che oggi lo ha ricordato nel giorno del ventesimo anniversario
della sua morte. Citando quelle del film ovvero nei titoli di coda: l’omicidio
di Nicola Calipari è rimasto senza colpevoli. Cambia la forma, ma la sostanza
purtroppo è sempre la stessa e fa molto male.
…Il risultato è un racconto solido che
si segue con facilità, anche se con amarezza, ben sostenuto dalle
interpretazioni di Claudio Santamaria nei panni del Nibbio e di Sonia
Bergamasco in quelli sgomenti di Giuliana Sgrena. Nota di merito per Anna
Ferzetti nel ruolo della moglie di Calipari e soprattutto per Beatrice De Mei
che interpreta con naturalezza la figlia 18enne, polemica e affettuosa al punto
giusto. I cattivi, in questa rappresentazione, sono gli americani, dei quali si
sottolineano l'arroganza e l'inettitudine, e il capo della Croce Rossa, intento
a disturbare maldestramente (e dannosamente) la camminata sulle uova di
Calipari.
Quel che avrebbe potuto elevare maggiormente Il Nibbio è un
maggiore spessore storico-politico: il film ha perso (intenzionalmente)
l'opportunità di rendere questa storia non solo un action movie ma anche una
metafora del mondo in cui viviamo e delle tensioni che lo attraversano: mancano
ad esempio tutte le polemiche suscitate all'epoca sia dalla presenza di Sgrena
in Iraq che dal pagamento del riscatto, così come manca la volontà di
approfondire i rapporti di forza fra tutti gli attori in gioco.
Tuttavia, la figura di Calipari
emerge come un baluardo di buon senso e intelligenza diplomatica, un uomo la
cui parola, credibilità e coerenza sono state moneta preziosa nel corso di
rapporti delicati e trattative spinose, e altruistica garanzia di protezione
per la giornalista rapita. Il ricordarci che esistono figure istituzionali di
questa caratura, in un momento in cui latitano gravemente, è un merito
indiscutibile del film.
…Lo sguardo proposto da
Tonda e Petraglia, è al tempo stesso intimista e adrenalinico, in movimento
costante tra distensione riflessiva e drammatica, propria della stasi –
l’attesa e conferma della notizia – e veri e propri momenti action – il blitz a
vuoto e il salvataggio -, che sembrano strizzare l’occhio, tanto al cinema di
Kathryn Bigelow, quanto a quello di Paul Greengrass.
Cinema adulto, che ancor
prima di farsi politico, osserva le potenzialità dell’intrattenimento. Non come
strumento superficiale e vuoto, bensì come arma di coinvolgimento e immersione
profonda e sentita, nelle dinamiche emotive e tensive del realismo dal quale
tutto nasce. Un film nient’affatto consolatorio e amaro, sul disperato
tentativo di far valere la propria idea di risoluzione rispetto ad ogni altra,
in un clima profondamente omertoso, violento e oscuro. Claudio Santamaria offre
qui una delle migliori interpretazioni di carriera.
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