lunedì 8 ottobre 2012

Padroni di casa - Edoardo Gabbriellini

un film non perfetto, questo è sicuro, però vivo,  a me è piaciuto moltissimo, una storia che alla fine sembra un'americanata, ma tutto si tiene e ha un senso.
Valerio Mastandrea ed Elio Germano da soli valgono il biglietto.
da non perdere - Ismaele



Padroni di casa è una di quelle storie dal destino segnato e ineluttabile, che in effetti va a finire come ti aspetti gia' dai primi minuti (basta inquadrare subito i riferimenti, soprattutto americani, da Peckinpah a Boorman...), ed è forse proprio nella chiusura il maggior punto debole della pellicola. E pero' Gabbriellini da prova di gran coraggio (pari forse solo a quello dimostrato da Morandi in un ruolo inedito e modellato su una sorta di incredibile versione distorta della sua icona) e una bella maturazione dietro la macchina da presa. Il suo è un film che va difeso nonostante difetti e incompiutezze, attento a mantenere una secca coerenza stilistica e formale, ma innanzitutto una grande efficacia istintiva, irrazionale, epidermica e pulsante.

Edoardo Gabbriellini ha il merito di riuscire a creare sempre nuovi spunti di interesse, mantenendo viva la tensione per tutta la durata della storia. Padroni di casa non è film equilibrato, ma senza dubbio è divertente nel suo andamento inusuale. Il contrasto uomo/natura, la rappresentazione dei montanari, la caccia al lupo dei bracconieri con cui si apre il film - che diventa una sorta di leit motiv, o meglio, di maledizione che aleggia sui protagonisti - la bellezza dei paesaggi e la suggestione dei luoghi sono motivi di fascinazione…

 Questo film è uscito in un numero non enorme di copie e non sta avendo alcuna visibilità. Per cui ho approfittato della singolare contingenza di vederlo ospitato da una multisala della mia zona. E va detto subito che si tratta di una visione originale e tutt'altro che ordinaria. La pellicola è infatti una felice sintesi tra il noir e il cinema di genere. Film asciutto e senza fronzoli, pervaso da un'ambiguità strisciante che evolve, attraverso tasselli di inquietudine, in eclatante tragedia. Spesso ci si lamenta del provincialismo del nostro cinema, del suo respiro limitato e della sua scarsa vocazione ad aperture internazionali: ebbene, questa pellicola è dotata di un fascino che può renderla interessante ed appetibile ad un pubblico europeo, e penso in particolare alla Francia e alla Spagna. Finalmente un regista italiano che "osa", che sceglie uno sfondo inconsueto eppur così autentico come è quello di un paesino dell'Appennino tosco emiliano (a giudicare dagli accenti, direi più emiliano che toscano), una umanità che finora avevamo visto solo grazie a Pupi Avati e Giorgio Diritti, anche se qui ambientazione e personaggi sono strettamente contemporanei ed è assente quindi quello spirito storico-nostalgico spesso presente nei due registi citati…
While Elia goes about his work and shyly flirts with local vixen Adriana (Francesca Rabbi), his more gullible older brother imagines he's bonding with Fausto. Unsurprisingly, these hired laborers barely register on the radar of the famous star, who's about to give a much-anticipated comeback concert in the area. Meanwhile, tensions are mounting between the two Romans and the tight-knit locals, especially young Davide (Lorenzo Rivola), Adriana's ex, who happens to be the guy who shot the wolf at the beginning.
The script builds characters haphazardly, aiming for a subtlety that's hindered by its heavyhanded, formulaic conception of these close-minded inhabitants. It appears Gabbriellini ("B.B. and the Cormorant") is aiming for an Altman vibe, using unexplained behavior rather than expository background to create personality, but there's a sense of incompleteness instead, and a montage accompanied by the theme song to "MASH" is particularly misguided…
…La tensione del film aumenta mano a mano che le differenti estrazioni, caratteri e ambizioni dei personaggi vengono a galla, mettendo a nudo la preoccupante facilità con cui cinismo, paura e violenza possano invadere di colpo le nostre vite. Una normale due giorni di paura, ad eccheggiare il tranquillo week-end realizzato da John Boorman un paio di decine di anni fa, ma il tutto rinchiuso in un ambiente che dovrebbe essere aperto, un parco nazionale, che diventa invece trappola altamente claustrofobica che ricorda anche l’ineluttabilità della violenza e la semplicità con cui ci si arriva che troviamo nel cinema di Michael Haneke, ad esempio.
Le due assi sulle quali si muove il film sono quelle della tolleranza e della decenza, ad un estremo, del fastidio e dell’insofferenza dall’altro. Estremi che la società ci ha insegnato, attraverso l’educazione e l’informazione, a tenere lontani dall’emergere, occultati da un sorriso cordiale seppur falso e da un costante evitare di affrontare le proprie ossessioni e dipendenze, dall’altro. Il punto di non ritorno è facile da superare se solo quello che ci mantiene uomini sociali viene a mancare…


La carne al fuoco e' molta, troppa, e il film ingrana da un certo punto in avanti la marcia concitata del thriller da cronaca nera locale che contraddistingue purtroppo ogni giorno e sempre piu' le pagine locali dei nostri quotidiani: un cinema che ricorda certe incursioni anche impudiche nel noir di provincia di Fernando Di Leo e, soprattutto grazie all'ambientazione montana amena e alla purezza di certi boschi secolari, le atmosfere malate e tese da "Un tranquillo week end di paura". Due spunti interessanti e un po' insoliti da abbinare: la cronaca nera che sfocia nel massacro e la cinica battaglia per un ritorno al successo ormai quasi dimenticato tanto e' lontano nel tempo. Quello che pero' non sempre risulta felice e pienamente controllato e' il tentativo di amalgamare i due temi principali e rendere fluida la miscellanea che ne viene fuori. Ma il coraggio e la sensibilita' non mancano, ne' alla coppia che scrive ne' tantomeno al singolo che ambiziosamente e con un certo coraggio dirige. Inoltre la coppia di fratelli Mastandrea/Germano funziona alla grande nel ritagliare finemente due personaggi speculari e opposti: Germano giovane preciso e disciplinato, timido e ordinario fino alla banalita' contro l'estroversione bizzarra e genialoide del più grande Mastandrea che, se non controllato, si trova nel migliore dei casi a creare gaffes e situazioni imbarazzanti o senza uscita

2 commenti:

  1. per ora ho letto solo le prime 3 ottime recensioni

    sono contento, non avevo preso un abbaglio allora

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  2. direi proprio di no, è roba che merita, compatto, con attori al meglio.

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