mercoledì 17 ottobre 2012

Flaming Creatures - Jack Smith

un film unico, corpi e musiche in un bianco e nero di una pellicola scaduta.
non facile, ma davvero da non perdere - Ismaele




Celeberrimo film dell’avanguardia americana, manifesto della destrutturazione cinematografica sia per quanto riguarda le scelte formali che di contenuto. Fiammeggiante inno alla libertà individuale, girato in un solo giorno a New York, sul tetto di un palazzo del Lower East Side utilizzando lampi di genio e pellicola scaduta, il film rappresenta con una sconcertante anarchia visiva una baldoria collettiva dei bassifondi. Le immagini, spesso date da abbaglianti flash subliminali, sono contorte, imperfette e quasi terremotate dall’interno e vengono accompagnate da atmosfere oniriche e allucinate che rievocano i film surrealisti degli anni Venti e Trenta.
Le protagoniste della pellicola sono creature fiammeggianti ermafrodite, ambigue sirene vamp, paradossali drag queen dal trucco eccessivo (il misero budget di trecento dollari servì per gli accessori, i trucchi e i costumi che richiesero diverse ore di preparazione agli attori prima delle riprese) immortalate in un istante di libertà estrema ed irripetibile…

Alla sua uscita lo scandalo fu enorme: il film fu bandito in 22 stati USA e in 4 paesi esteri. Il padrino del cinema d'avanguardi americano, Jonas Mekas, negli anni '60 si sforzo di far girare il film in vari cinema ma venne arrestato ad ogni tentativo. Nonostante la condanna in penale della corte newyorkese per oscenità, il lavoro di Smith, poi definito il padre della performance art, non rimase troppo a lungo nascosto. Ma cosa si vede di così sconvolgente inFlaming Creatures? Nulla di che, diremmo oggi davanti ad un pene ballonzolante, a qualche seno palpeggiato e ad un gruppo di travestiti. Cosa diversa negli anni '60 la transessualità non era proprio cosa comune, neppure nell'aperto East Village della Grande Mela. A colpire però non è il cosa ma il come. Smith, in un atto programmatico di non-cinema e di non-regia, invita davanti alla mdp donne e uomini da circo dei miracoli e li filma finché loro non si annoiano, inscenando anche un finto terremoto realizzato con scossoni alla macchina da presa e grida. In realtà non si tratta solamente di accendere la telecamera e di impressionare una pellicola ma la volontà è quella di girare un pezzo di commedia anarchica che sbeffeggi la Hollywood di un tempo, facendo dei suoi affreschi e delle sue star (specialmente dell'icona Maria Montez amata da Smith) un surreale paradiso in cui regna il gender-fuck (noi diremmo transgenderismo) al ritmo di un melange musicale coerentemente incoerente (Be-Bop-a-Lula, tracce spagnoleggianti, arabe, etc). Il sesso, così tanto temuto, è solo concettuale e per nulla performato, quindi di pornografico non c'è nulla…

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