mercoledì 29 gennaio 2025

Un giorno in pretura, a Nuoro

Mi è capitato di trovare su Raiplay, in Un giorno in pretura, il processo che si è celebrato nella Corte d’Assise in Nuoro.

Ricordavo i fatti, a Orune (in provincia di Nuoro), l’8 maggio 2015, di mattina, un ragazzo, Gianluca Monni, insieme a molte altre persone, aspettava il pullman per Nuoro, dove frequentavano alle scuole superiori.

Ma quel ragazzo non sarebbe mai partito, da un’automobile partirono i colpi di arma da fuoco che l’avrebbero ucciso, davanti a tutti.

Grazie alle tante testimonianze delle ragazze e dei ragazzi che erano con lui, le forze dell’ordine individuarono l’assassino e i suoi scagnozzi.

Le cose sono molto complicate, l’auto (rubata) apparteneva a un ragazzo che la sera prima non era tornato a casa, e del quale, ancora, dopo 10 anni, non si è trovato il corpo.

La trasmissione, in due parti, dura complessivamente un paio d’ore, dopo aver iniziato non sono riuscito a smettere di guardare e ascoltare, per una delle visioni più sconvolgenti degli ultimi tempi, altro che film dell’orrore (che sono finti).

La nota positiva è la forza e il coraggio delle ragazze e di alcune donne adulte, già solo per questo il tempo dedicato alla visione non sarà sprecato.

 

Ecco dove vederlo:

qui la prima parte:

 

qui la seconda parte.

 

 

i giorni successivi mi sono ricordato di un libro, di Nicola Lagioia, che mi aveva lasciato una grande inquietudine.

 

scrive Italo Calvino:

"L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.

Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."


 

ecco cosa avevo scritto di quel libro:

 

La città dei vivi – Nicola Lagioia

Marco e Manuel ammazzano Luca, in modi orribili.

Nicola Lagioia ricostruisce tutte le vicende che ruotano intorno al fatto, dati causa e pretesto, in una Roma che diventa sfondo e protagonista della storia.

quello che sconvolge nella lettura (e nella scrittura) del romanzo è che non ci sono ruoli definiti per l'eternità, ma vittime e carnefici potremmo essere ciascuno di noi, in una sadica e casuale lotteria della vita e della morte.

Nicola Lagioia inizia a seguire la storia dopo un po' dal momento dei fatti, e però non lascia niente d'intentato per riuscire a ricostruire l'indicibile.

ps: il libro ricorda a tratti A sangue freddo (di Truman Capote).

da qui

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