mercoledì 8 gennaio 2025

Io vivo altrove! – Giuseppe Battiston

un film piccolo, una storia semplice, due tipi si conoscono e vanno a vivere insieme, lasciano la città e si spostano in un paesetto di campagna, dove il ritmo della vita è lento e sostenibile.

i due Fausti cercano di vivere dei frutti della terra, ma non è facile.

e poi si sono gli abitanti del paese che diffidano dei due.

ma i due Fausti, a fasi alterne, resistono.

un film da non perdere, sopratutto se uno coltiva un orto.

buona (agreste) visione - Ismaele

  

 

 

QUI il film completo, su Raiplay


 

 

La tenacia dei due Fausto, il loro continuo, patetico invito a non mollare, così come il reciproco imbarazzo nel riconoscere d'aver agito sempre in maniera sbagliata (imbarazzo, va detto, che a volte si percepisce anche nella dinamica fra i due interpreti), è la cosa meno prevedibile del film, al quale sarebbe forse servito un regista più esperto e meno improvvisato (nel senso che intende Flaubert quando parla dell'erudizione di Bouvard e Pécuchet) per affermare con più forza ed energia la propria visione di una vita da azzerare e ricominciare.

da qui

 

Grande merito di Battiston averci stimolato a riprendere in mano questo libro della seconda metà dell’Ottocento, esilarante come pochi. Sembra impossibile sia stato scritto dallo stesso autore di Madame Bovary e L’educazione sentimentale.

Bouvard e Pécuche, due impiegati (scrivani) si conoscono su una panchina a Parigi, si frequentano, confidandosi e completandosi per tre anni, finché non vanno a vivere in campagna, vicino a Chavignolles (Normandia). Di qui una serie di disavventure che farebbero desistere chiunque, ma non loro. Perché il vero grande viaggio sarà quello nello scibile umano. Studiano di tutto, dalla chimica alla medicina, dall’archeologia alla filosofia, dalla letteratura alla sociologia. Tutto questo sapere però non basta a cambiare il mondo e alla fine del libro (che rimane incompiuto) si intuisce che i due torneranno a fare gli scrivani. Questo in base agli appunti di Flaubert, per cui non si è del tutto sicuri.

Giuseppe Battiston e Rolando Rovello

Bell’operazione quella di Giuseppe Battiston  che, curando anche la sceneggiatura, ha riadattato i due strampalati personaggi a una dimensione attuale. Ne ha mantenuto la freschezza, la spontaneità, il candore. Non a caso, Flaubert era un grande ammiratore del Candido di Voltaire, che trovava geniale soprattutto nella fine: “Dobbiamo coltivare il nostro giardino”. Continueranno i due Fausto a coltivare il loro?

Città campagna

Oltre al tema dell’amicizia di due personaggi così dissimili (un Fausto sopra le righe e l’altro ripiegato su di sé), Io vivo altrove! (What a life! Il titolo internazionale) riprende quello del contrasto  tra città e campagna nell’immaginario di chiunque. I due fuggono dalla Parigi caotica di  Flaubert (nell’Ottocento!) e dalla Roma di oggi, dove la biblioteca di Biasutti si affaccia su un cavalcavia congestionato e facciate di palazzi popolari.

La prospettiva bucolica di Chavignolles, e nel film di Valvana, alla quale non si vuole sottrarre neanche un grammo di ebbrezza, è mitizzata al punto di non vedere le difficoltà che si sommano. Almeno nei loro comportamenti. Ciascuno vuole tenere vivo l’ardore dell’altro e forse anche il proprio, pur sapendo quanto la realizzazione del sogno sia inferiore alle aspettative. Se non altro quando devono vendere parte della proprietà per mantenersi.

In un saggio introduttivo a Bouvard e Pécuche di Flaubert, Sebastiano Vassalli sostiene che la letteratura ha ritenuto i due amici per troppo tempo stupidi, come la vita. Stupida come la vita, dice Flaubert a proposito della conclusione di Candido. Mentre in realtà hanno avuto il grande merito di svelare l’esagerata fiducia nei confronti del progresso dell’epoca in cui Flaubert scriveva.

Chissà se Giuseppe Battiston lo ha letto! Certo gli atteggiamenti naive di Fausto e Fausto rasentano la stoltezza. Ma non farebbero ridere e pensare, se non rappresentassero così smaccatamente il mito della semplicità, comprese le buone cose di  pessimo gusto (la casa ereditata dalla nonna, per esempio) in cui tanta letteratura, tanto cinema, tanto intellettualismo credono di potersi rifugiare, senza pagare nessun prezzo.

da qui

 

Il film di Battiston cerca un delicato equilibrio tra il serio e il faceto, tra il buffo e l'amaro, e forse vuole essere agrodolce. Ciò è praticamente raggiunto. Dove io invece andrei più cauto è la ricerca della battuta umoristica, della gag, qui gli scivoloni nella farsa e nello scontato sono dietro l'angolo. La pellicola non vi cade del tutto, ma qualche volta barcolla quando cerca di provocare la risata.

Una curiosità. D'accordo che è un'opera quasi interamente ambientata in una comunità rurale del Friuli, ma non ci compaiono neanche di striscio cellulari, internet, e simili. In generale, mi pare che il film spezzi una lancia per i valori umani tradizionali e un modello di vita più tranquillo e non dipendente dalla tecnologia. Inoltre, compaiono i dischi in vinile e persino un vecchio juke-box, che fa tanta nostalgia.

Al di là di tutto, la visione è gradevole, non annoia mai, e ci regala situazioni e personaggi originali. Oltre a ciò vengono sempre evitati lo scurrile, il greve, e il cinico, e questo io l'apprezzo molto.

L'ho visto al festival del cinema italiano di San Pietroburgo, in una sala grande piena per tre quarti, il che farà certamente piacere a Battiston.

da qui

 

Film delicato, e già perciò prezioso. In punta di piedi, veniamo portati in un luogo dove la tecnologia non ha fagocitato l'uomo, ma ne è ancora alleata (trattore, auto da 4 soldi, ma senza trappole per la sorveglianza digitale, e poco altro). Operazione lodevole, per rammentarci cosa stiamo perdendo come umani e società.

Altrove può essere un luogo, o un sentire. In questo caso, è entrambi. I nostri protagonisti sono fuori dal loro tempo: usano fotocamere a pellicola, cartine stradali, e si danno del lei. La loro fuga li porterà a una vita dimenticata, in un "altrove" che un modo differente di rapportarsi a se stessi e al prossimo…

da qui

 

 


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