il potere imperialista e colonialista e terrorista degli Usa non esisterebbe senza la CIA.
in questo film documentario del 1975 la CIA è l'assassino seriale che sta dietro il colpo di stato in Cile, nel 1973, il colpo di stato in Guatemala, mandante la United Fruit Company, l'assassinio di Che Guevara, tra le altre atrocità.
dal 1975 a oggi il potere della CIA è solo cresciuto a dismisura (solo adesso la Russia e i BRICS riescono a contrastare la CIA, cioè gli USA (sono loro la Nato, insieme agli inglesi e ai servi europei).
alcuni minuti che rendono il film vietato ai minori sono le scene di tortura.
opera sconosciuta di Giuseppe Ferrara, censurata da sempre, visibile (per ora) grazie a youtube.
non perdetevelo
buona (inquietante) visione - Ismaele
QUI si può vedere
il film completo
Un documentario dalla visione necessaria, per le verità che propone.
Proprio per questo è oggetto di censura immemorabile in Italia: si può (ancora)
vedere, solo grazie a internet, su Youtube. Giustamente vietato ai minori per
le terrificanti scene di tortura che vengono mostrate per una decina di minuti
di fila: roba da cinema horror di livello. Ma poiché sono scene reali, storiche,
e realistiche, la riflessione conseguente induce a vederne i colpevoli in chi
ha perpetrato migliaia di volte tali atti, e ha fatto di tutto affinché non si
conoscessero: non certo in chi li fa vedere, denunciandoli, togliendoli
dall’oblio e dall’ignoranza cui sono stati relegati appositamente dalle classe
dirigenti che li hanno decise (e non le hanno decise certo dei cani sciolti, né
dei poveracci; ma una certa classe dirigente, compatta più delle divisioni di
potere interne, tanto ricchissima, quanto potentissima).
La classe dirigente in questione è quella statunitense. La denuncia,
veritiera, non fa una piega. Semmai pellicole di questo tipo avrebbero avuto
più merito se fossero accompagnate anche dalla denuncia delle responsabilità
negative della fazione opposta: invece qui non c’è traccia degli orrori delle
dittature di sinistra. Si era nel ’75, ovviamente in quel momento l’agone
politico era al calor bianco: ma se ciò giustifica l’esibizione della violenza
americana senza eccessi, ciò altresì non giustifica la mancata esibizione delle
violenze avversarie…
Giuseppe Ferrara, talvolta chiamato un
"allievo" del ben più rinomato Francesco Rosi, viene spesso
considerato solamente quando si parla del tardo cinema politico italiano,
quello che negli anni '80 lanciava ogni tanto qualche briciola agli spettatori,
un triste ricordo del decennio precedente. Ma egli non viene quasi mai citato
per il suo secondo lavoro, questo Faccia di spia, un feroce film che attacca
frontalmente la Central Intelligence Agency (CIA), decidendo di mostrarci
alcuni degli avvenimenti chiave del secolo scorso, nei quali in un modo o
nell'altro è coinvolta la famigerata mano dei servizi segreti statunitensi.
Baia dei porci, Strage di Piazza Fontana e Colpo di stato in Cile. Un giro del
mondo low cost. A guardarlo non avendo alcuna conoscenza storica qualcuno
potrebbe pensare ad una storia di fantasia per quanto sono efferati gli atti
messi in mostra, ma purtroppo quella mostrata è (almeno in parte) la realtà. Un
film più unico che raro, che unisce scene di fiction interpretate da attori
pregevoli come Mariangela Melato e Ugo Bologna (con un naso postumo per
avvicinarsi ad Allende!) a filmati di repertorio, i quali sono a loro volta in
parte fittizi e desaturati/sporcati in fase di montaggio. Quello che si
potrebbe dire un mondo movie insomma, ma carico questa volta di un intento
politico chiarissimo, praticamente didascalico. Ferrara non lascia alcuno
spazio al dialogo, la sua tesi è assolutista: gli Stati Uniti sono un cancro
per la democrazia alla stregua di qualsiasi altra dittatura; egli si spinge a
mostrare delle scene di tortura impressionanti (ancor più impensabili
considerando l'anno di uscita), portando il cinema impegnato politicamente a
scontrarsi con quello solitamente considerato "di cassetta",
l'exploitation. Un film senza freni, intriso di un coraggio ormai perso, forse
proprio a causa dello svanimento di una grande forza politica d'opposizione nel
nostro paese; proprio per questo si perdona al film di Ferrara qualche bandiera
rossa di troppo o un Che Guevara sempre dolce e grazioso con chiunque. Così una
giornata a Wall Street si svolge in contemporanea a un massacro di lavoratori
in Guatemala, e dei corpi vengono trivellati mentre si instaura a colpi di
fucile una nuova "democrazia" da qualche parte nel mondo.
Inquadratura finale a dir poco inquietante: del sangue disegnato scende a
rivoli dalla cima delle torri gemelle, ventun'anni prima dell'11 Settembre.
Forse il film più scomodo e coraggioso di Ferrara, che dopo aver
esordito con un bignami sulla mafia, si cimenta sulle malefatte della CIA.
Ottimi i segmenti sulla guerriglia in Bolivia (con Merli, la Melato e
Camaso/Che Guevara) e sul golpe cileno; più discutibile quello su piazza
Fontana (nonostante un ottimo Cucciolla/Pinelli), mentre sul caso Ben Barka (un
bravo Rabal) aveva già detto tutto il film di Boisset. Ovviamente di parte, ma
istruttivo e poi ti invoglia a saperne di più. Disturbanti, ma realistiche, le
scene di tortura.
Film che ritengo molto importante perché si preoccupa di citare
avvenimenti che probabilmente molti ignorano. Girato come un incrocio tra film
e documentario, affronta la tesi della presenza della CIA su scenari
terroristici in modo diretto e molto crudo (la sequenza delle torture è
piuttosto forte da sostenere). I fan dei complotti, delle strategie del
terrore, trovano qui pane per i loro denti. Da vedere, anche solo per conoscere
"il cosa" (ma non per forza "il come"). Finale tragicamente
profetico. Essenziale: 4 pallini per il merito.
Finché si tratta del torso denudato di Francisco Rabal/Mehdi
Ben Barka, dove gli aguzzini dei servizi segreti del Marocco si divertono ad
affondare un lungo stiletto, nelle spalle, nel ventre, fino al colpo finale con
cui gli spaccano il cuore, il livello dell’emotività per lo spettatore di Faccia
di spia resta alto ma contenuto. Niente che faccia voltare la
testa o induca ad abbassare lo sguardo. La stessa cosa può dirsi per la
sequenza in cui due infermieri segano via una mano, per conservarla nella
formalina, al cadavere del “Che” (Claudio Camaso). Il film si
presenta civilmente impegnato, denuncia i maneggi e le turpitudini commesse
ovunque nell’universo dalla Central Intelligence Agency, ma con immagini da
mattatoio a corredo; come nelle sequenze che ricostruiscono, intercalandole a
spezzoni documentari, le ore della strage di piazza Fontana, dove la mdp
di Giuseppe Ferrara va cercando con insistenza e
precisione chirurgica i dettagli di arti maciullati e di facce spappolate
dall’esplosione…
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