sabato 24 agosto 2024

Faccia di spia – Giuseppe Ferrara

il potere imperialista e colonialista e terrorista degli Usa non esisterebbe senza la CIA.

in questo film documentario del 1975 la CIA è l'assassino seriale che sta dietro il colpo di stato in Cile, nel 1973, il colpo di stato in Guatemala, mandante la United Fruit Company, l'assassinio di Che Guevara, tra le altre atrocità.

dal 1975 a oggi il potere della CIA è solo cresciuto a dismisura (solo adesso la Russia e i BRICS riescono a contrastare la CIA, cioè gli USA (sono loro la Nato, insieme agli inglesi e ai servi europei).

alcuni minuti che rendono il film vietato ai minori sono le scene di tortura.

opera sconosciuta di Giuseppe Ferrara, censurata da sempre, visibile (per ora) grazie a youtube.

non perdetevelo

buona (inquietante) visione - Ismaele


 

 

QUI si può vedere il film completo

 

 

Un documentario dalla visione necessaria, per le verità che propone. Proprio per questo è oggetto di censura immemorabile in Italia: si può (ancora) vedere, solo grazie a internet, su Youtube. Giustamente vietato ai minori per le terrificanti scene di tortura che vengono mostrate per una decina di minuti di fila: roba da cinema horror di livello. Ma poiché sono scene reali, storiche, e realistiche, la riflessione conseguente induce a vederne i colpevoli in chi ha perpetrato migliaia di volte tali atti, e ha fatto di tutto affinché non si conoscessero: non certo in chi li fa vedere, denunciandoli, togliendoli dall’oblio e dall’ignoranza cui sono stati relegati appositamente dalle classe dirigenti che li hanno decise (e non le hanno decise certo dei cani sciolti, né dei poveracci; ma una certa classe dirigente, compatta più delle divisioni di potere interne, tanto ricchissima, quanto potentissima).

La classe dirigente in questione è quella statunitense. La denuncia, veritiera, non fa una piega. Semmai pellicole di questo tipo avrebbero avuto più merito se fossero accompagnate anche dalla denuncia delle responsabilità negative della fazione opposta: invece qui non c’è traccia degli orrori delle dittature di sinistra. Si era nel ’75, ovviamente in quel momento l’agone politico era al calor bianco: ma se ciò giustifica l’esibizione della violenza americana senza eccessi, ciò altresì non giustifica la mancata esibizione delle violenze avversarie…

da qui

 

Giuseppe Ferrara, talvolta chiamato un "allievo" del ben più rinomato Francesco Rosi, viene spesso considerato solamente quando si parla del tardo cinema politico italiano, quello che negli anni '80 lanciava ogni tanto qualche briciola agli spettatori, un triste ricordo del decennio precedente. Ma egli non viene quasi mai citato per il suo secondo lavoro, questo Faccia di spia, un feroce film che attacca frontalmente la Central Intelligence Agency (CIA), decidendo di mostrarci alcuni degli avvenimenti chiave del secolo scorso, nei quali in un modo o nell'altro è coinvolta la famigerata mano dei servizi segreti statunitensi. Baia dei porci, Strage di Piazza Fontana e Colpo di stato in Cile. Un giro del mondo low cost. A guardarlo non avendo alcuna conoscenza storica qualcuno potrebbe pensare ad una storia di fantasia per quanto sono efferati gli atti messi in mostra, ma purtroppo quella mostrata è (almeno in parte) la realtà. Un film più unico che raro, che unisce scene di fiction interpretate da attori pregevoli come Mariangela Melato e Ugo Bologna (con un naso postumo per avvicinarsi ad Allende!) a filmati di repertorio, i quali sono a loro volta in parte fittizi e desaturati/sporcati in fase di montaggio. Quello che si potrebbe dire un mondo movie insomma, ma carico questa volta di un intento politico chiarissimo, praticamente didascalico. Ferrara non lascia alcuno spazio al dialogo, la sua tesi è assolutista: gli Stati Uniti sono un cancro per la democrazia alla stregua di qualsiasi altra dittatura; egli si spinge a mostrare delle scene di tortura impressionanti (ancor più impensabili considerando l'anno di uscita), portando il cinema impegnato politicamente a scontrarsi con quello solitamente considerato "di cassetta", l'exploitation. Un film senza freni, intriso di un coraggio ormai perso, forse proprio a causa dello svanimento di una grande forza politica d'opposizione nel nostro paese; proprio per questo si perdona al film di Ferrara qualche bandiera rossa di troppo o un Che Guevara sempre dolce e grazioso con chiunque. Così una giornata a Wall Street si svolge in contemporanea a un massacro di lavoratori in Guatemala, e dei corpi vengono trivellati mentre si instaura a colpi di fucile una nuova "democrazia" da qualche parte nel mondo. Inquadratura finale a dir poco inquietante: del sangue disegnato scende a rivoli dalla cima delle torri gemelle, ventun'anni prima dell'11 Settembre.

da qui

 

 

Forse il film più scomodo e coraggioso di Ferrara, che dopo aver esordito con un bignami sulla mafia, si cimenta sulle malefatte della CIA. Ottimi i segmenti sulla guerriglia in Bolivia (con Merli, la Melato e Camaso/Che Guevara) e sul golpe cileno; più discutibile quello su piazza Fontana (nonostante un ottimo Cucciolla/Pinelli), mentre sul caso Ben Barka (un bravo Rabal) aveva già detto tutto il film di Boisset. Ovviamente di parte, ma istruttivo e poi ti invoglia a saperne di più. Disturbanti, ma realistiche, le scene di tortura.

da qui

 

Film che ritengo molto importante perché si preoccupa di citare avvenimenti che probabilmente molti ignorano. Girato come un incrocio tra film e documentario, affronta la tesi della presenza della CIA su scenari terroristici in modo diretto e molto crudo (la sequenza delle torture è piuttosto forte da sostenere). I fan dei complotti, delle strategie del terrore, trovano qui pane per i loro denti. Da vedere, anche solo per conoscere "il cosa" (ma non per forza "il come"). Finale tragicamente profetico. Essenziale: 4 pallini per il merito.

da qui

 

Finché si tratta del torso denudato di Francisco Rabal/Mehdi Ben Barka, dove gli aguzzini dei servizi segreti del Marocco si divertono ad affondare un lungo stiletto, nelle spalle, nel ventre, fino al colpo finale con cui gli spaccano il cuore, il livello dell’emotività per lo spettatore di Faccia di spia resta alto ma contenuto. Niente che faccia voltare la testa o induca ad abbassare lo sguardo. La stessa cosa può dirsi per la sequenza in cui due infermieri segano via una mano, per conservarla nella formalina, al cadavere del “Che” (Claudio Camaso). Il film si presenta civilmente impegnato, denuncia i maneggi e le turpitudini commesse ovunque nell’universo dalla Central Intelligence Agency, ma con immagini da mattatoio a corredo; come nelle sequenze che ricostruiscono, intercalandole a spezzoni documentari, le ore della strage di piazza Fontana, dove la mdp di Giuseppe Ferrara va cercando con insistenza e precisione chirurgica i dettagli di arti maciullati e di facce spappolate dall’esplosione…

da qui

 

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