grazie a Wim Wenders, Anselm Kiefer diventa per noi un artista conosciuto.
in un documentario, nel quale Wim Wenders non appare mai, il protagonista assoluto è Anselm Kiefer (e le sue opere, naturalmente).
un film che lascia a bocca aperta, promesso.
buona (maxi) visione - Ismaele
…Quelle
che mette in scena Wenders sono immagini suggestive, evocative, che ipnotizzano
e conquistano per eleganza e sobrietà, ma che non tolgono spazio all'oggetto
che si vuole rappresentare: Wim Wenders racconta Anselm Kiefer senza mai prendere il
sopravvento su di lui, senza che la sua mano artistica possa oscurare le opere
che ci vengono mostrate e il processo creativo che ne è alla base. Il risultato
è un documentario originale nell'approccio, efficace nei contenuti per come
riesce a dar voce all'artista e la sua opera.
…C’è la
necessità di fotografare quella che Kiefer non esita a definire in uno dei
momenti topici di Anselm come
la pelle della terra. La superficie, i paesaggi, e con essa i suoi esseri
viventi, per stamparli in libri di piombo così da renderli pesanti («L’insostenibile leggerezza dell’essere. La leggerezza è il rimedio
degli uomini alla pesantezza, per non avere il coraggio di guardare
nell’abisso.») e immortali al tempo stesso. Un’arte espressiva fatta
di lanciafiamme e idranti, palettate e colpi violenti, e dipinti dove gli
uomini appaiono fagocitati dal vortice buio di paesaggi di male e dolore. In
essi Wenders naviga con la sua cinepresa in movimenti silenziosi e sinuosi
mostrandoci un Kiefer spettatore della propria vita e creatore del proprio
mondo.
Immagini pure di arte e memoria che
Wenders inanella in un linguaggio filmico accattivante fatto di dissolvenze
ispiratrici che testimoniano e documentano del genio di Kiefer nel raccontare
del processo creativo dietro alcune sue opere. Ma anche della sua vita, tra
immagini di repertorio e ricostruzioni artistiche in perfetto bilico tra realtà
e sogno, rese possibili dal contribuito attoriale di Daniel Kiefer e Anton
Wenders. Composizioni ricercate, caotiche, e dalla bellezza a perdita d’occhio
che vanno a riflettere lo stile dell’artista, o per usare le sue stesse parole:
«Quando il caos viene determinato da un confine rettangolare,
allora diventa un dipinto». Anselm, un’opera
straordinaria, che ci ricorda il valore e l’importanza dell’arte come
espressione, ma soprattutto e dell’arte come godimento e stimolo percettivo,
nella vita di ognuno.
…Wim Wenders in Anselm, segue
l’artista senza mai dare la sensazione che ci sia altro oltre che Kiefer;
l’impressione più profonda di un atto cinematografico come questo è la visione
individualistica a cui ci riduce, stancandoci nelle nostre stesse riflessioni
che attendono di scrutare l’arte di un dannato dentro il suo stesso inferno.
È così che appare Anselm Kiefer nel mondo
delle sue creazioni, un Virgilio che accompagna se stesso dentro vortici di
insistenti voci e creature ramificate in un profondo dolore, fino a sentirsi
parte di una sua stessa installazione.
Anselm Kiefer non è artista
è lui stesso la sua arte; è battesimo di crociate infantili
estremizzate nelle rocce di una maturità affaticata dal dramma di
un’inquietudine permanente…
…Anselm riesce nell'impresa di catturare il tempo
nel lavoro di Kiefer e di renderne visibili le tracce. Quello che vediamo
scorrere è il "lavoro della memoria", non una vaga ingiunzione morale
da applicare a intermittenza. È una pratica, un esercizio muscolare, una
disciplina, perché l'artista ne fa un'attività quotidiana di scavo,
riesumazione, modellamento, che gli conferisce la statura di 'atleta della
memoria' tedesca e occidentale. Se il rischio con la sua opera gigantesca era
cadere in un imponente monumento, enfatizzato dal 3D, il documentario resta, al
contrario, a misura d'uomo.
Amichevole e intima, fin dal titolo, la relazione che Wenders stringe con Kiefer nel suo atelier-fabbrica, percorso
in bicicletta, produce una meditazione astratta ed erudita sulla fertile
bellezza del gesto che scolpisce e disegna, salda e martella. Mobile
contrappunto all'artista, figura romantica e arcaica che parla con gli dei e li
rende visibili ai mortali, Wenders passa in rassegna le sue ricerche e le sue ossessioni,
orchestra oggetti artistici (dipinti, sculture, fotografie...) e apre percorsi
nella sua tenuta, dove cattura le opere nello spessore del tempo, nella luce
naturale, nel loro ambiente, così come Kiefer le ha installate, tra i rami, il
cielo blu e le erbe selvatiche. In assenza di gravità, Anselm crea immagini oniriche, un mondo
apocalittico, una terra di nessuno che rievoca i temi in gioco nell'opera di
Kiefer.
Mettere la cornice al caos
RispondiEliminahttps://www.filmtv.it/post/39281/mettere-la-cornice-al-caos/