Hans (Franz Rogowski) era in un lager per il paragrafo 175, finita la guerra entra ed esce di galera per il paragrafo 175.
Hans ha molte storie di sesso, ma anche intense storie d'amore.
in realtà il film racconta storie d'amore e di come la società, per più di un secolo, ben prima e ben dopo il nazismo, abbia incarcerato chi aveva amori clandestini, secondo la legge, esattamente come oggi si va in galera se si è (migrante) clandestino.
Franz Rogowski è di una bravura straordinaria, non perdetevi questo film, in qualsiasi modo.
buona (clandestina) visione - Ismaele
…Perfetti i
protagonisti: il tenace, esile e mite Hans è interpretato da Franz Rogowski,
attore che in Germania va oggi per la maggiore, con il suo stile sottotono, il
suo viso irregolare ma sincero e la sua imperfezione tutta umana e veniale, con
un labbro leporino che gli causa un marcato difetto di pronuncia. Rogowski
appare nel film in canottiera bianca e baffetti, con un vago, vaghissimo ma ben
percettibile ricordo del look di Freddy Mercury. Anche il viennese Georg
Friedrich, attore molto quotato in patria, è perfetto nella parte del duro,
irruento, istintivo ma generoso Viktor.
Il titolo Grosse Freiheit (Grande Libertà), si riferisce ovviamente
all’abolizione del paragrafo 175, ma si rifà al nome di una via di Amburgo così
intitolata a seguito della libertà religiosa per non luterani, riconosciuta nel
1610. Nella via, che fa parte di St. Pauli, il celebre quartiere a luci rosse
di Amburgo, ci sono vari locali con lo stesso nome e nel con quel titolo nel
1947 fu girato anche un musical con Hans Albers.
Grosse Freiheit, già
vincitore del premio della giuria nella sezione Un
certain regard del Festival di Cannes 2021, ha ottenuto al 39° Film
Festival di Torino – TFF 2021, il premio al miglior attore per Franz Rogowsky
con la seguente motivazione:
“Porta sulla sua faccia e sul suo corpo l’odissea raccontata dal film,
attraversandola con dolore, disperazione e con un’intensità straordinaria”.
…In un montaggio alternato che si muove attraverso
diverse linee temporali, Great Freedom compie un arco narrativo che parte dal
primo periodo di prigionia di Hans, nel 1945, fino ai primi anni ’70, quando il
vergognoso articolo 175 venne abolito per sempre.
Grosse Freiheit è un film inesorabile, che mostra l’orrore di una
persecuzione desolante e insensata, votata alla discriminazione e perpetrata
non solo da secondini inumani ma anche dai prigionieri stessi che ghettizzano
Hans e chiunque entri in contatto con lui e con il pericoloso virus di cui
è portatore, chiamato "omosessualità".
Dopo la deportazione nei lager dove è stato spinto a forza insieme a tutti
gli altri “indesiderabili” del Terzo Reich, Hoffmann si ritrova a vivere il
limbo eterno della prigione fatto di abusi, di isolamento inumano, ma anche di
incontri destinati a fiorire nell’amore.
Il carcere, sporco, scuro, angusto, diventa il luogo dove vivere e incontrare
nuovi amici e amanti, dove farsi coinvolgere in relazioni sentimentali
apparentemente impossibili e, incredibilmente, capaci di superare le barriere
del tempo…
…Ci troviamo, dunque, nel 1968. Hans è omosessuale e per questo
motivo è stato condannato a due anni di carcere. Questa, tuttavia, non è la
prima volta che l’uomo viene arrestato, dal momento che già durante la Seconda
Guerra Mondiale era stato internato in un campo di concentramento, per poi
finire direttamente in galera una volta terminata la guerra. Durante il suo
periodo di prigionia egli conoscerà Viktor (Georg Friedrich), in carcere per
omicidio, nonché un uomo che continuerà a incontrare tutte le volte in cui avrà
modo di scontare una condanna.
Hans e Viktor sono praticamente uno l’opposto dell’altro.
Hans è calmo e accomodante, da anni ha scoperto la propria omosessualità ed è
disposto a tutto pur di rendere felici le persone che ama. Viktor, invece, può
sembrare scontroso, non può vivere senza donne, anche se sembra ormai rassegnato
al suo destino di restare per tutta la vita in carcere. Nonostante il suo
carattere spesso litigioso si rivela una persona estremamente onesta e
protettiva. Due grandi protagonisti, una storia universale e un importante
capitolo della storia del secolo scorso.
Great Freedom ci mostra
una situazione di cui in molti abbiamo sentito parlare, ma che in pochi
conoscono davvero. Una storia dolorosa, dove apparentemente non v’è posto
alcuno per ogni qualsivoglia forma di umanità. E il regista, dal canto suo, si
è rivelato perfettamente all’altezza nel mettere in scena le vicende di Hans,
optando per un approccio essenziale, ma efficace. Un approccio in cui spesso le
immagini, gli sguardi e gli oggetti (ora un pacchetto di sigarette, ora
addirittura un tatuaggio) parlano da sé. La macchina da presa si muove
all’interno delle mura anguste di un vero carcere e, al contempo, è in grado di
cogliere ogni più sottile sfumatura dei caratteri e dei sentimenti dei
protagonisti…
… è una sceneggiatura
intelligente e asciutta la vera punta di diamante del film: impreziosita da uno
stile quasi documentaristico che ben si presta a rivelare la complessa
interiorità dei personaggi, la scrittura di Great Freedom esalta le performance
di Rogowski e Friedrich, i quali, pur lavorando spesso di sottrazione, danno
una profondità sorprendente ai rispettivi personaggi.
La loro è una vera e propria gara di bravura che Meise, ispirandosi alla regia intensa del suo maestro Rainer Werner Fassbinder, dirige in modo rigoroso, senza mai sprecare un minuto di pellicola.
Apprezzabile, inoltre, la fotografia di Crystel Fournier, che con un sapiente uso della luce naturale dilata la sospensione della prigionia fisica e mentale di Hans. Una prigionia nociva e salvifica allo stesso tempo, sullo sfondo di un paese incapace di progredire.
Più che per gli amori clandestini era l'omosessualità ad essere considerata reato.
RispondiEliminaComunque molto bello Il film e bravissimo Franz Rogowski .
Molto distante dai soliti prison movie.
Ciao
Eliminami sono ricordato di un altro gran bel film (https://markx7.blogspot.com/2018/08/bent-sean-mathias.html) su due omosessuali a Dachau.
grazie per il commento.