un film distrutto dalla critica, ma non così male, in fondo, forse a suo tempo c'erano troppi pre-giudizi, forse perché protagonisti erano dei fascisti.
gli spazi sono pochi, sembra quasi un film di impianto teatrale.
Monica Vitti giganteggia, anche senza la sua voce (viene doppiata, chissà perché), con Pierre Clementi che non sfigura, basta loro due per dare un giudizio positivo al film.
buona visione - Ismaele
QUI il film completo in italiano (non guardate i sottotitoli in spagnolo, fanno pena)
Una giornalista televisiva, Barbara, politicamente non
impegnata ma che si professa genericamente pacifista, svolge il suo lavoro in
una città in fermento per la contestazione giovanile da una parte, le violenze
degli estremisti dall'altra. Vittima ella stessa, durante uno dei suoi servizi,
di alcuni giovani motociclisti - che le strappano il registratore e le bruciano
l'automobile - Barbara è però turbata, soprattutto, da una misteriosa e
sfuggente presenza: quella di un giovane che la segue dappertutto, apparendo e
sparendo all'improvviso. Riuscita, finalmente, a parlargli, Barbara scopre che
egli non ha cattive intenzioni nei suoi riguardi, ma è invece innamorato di
lei. Membro di un'organizzazione di estremisti, i quali gli avevano ordinato di
compiere un delitto politico, il giovane teme, non avendo avuto il coraggio di
uccidere, le reazioni dei suoi compagni. Questa, infatti, non tarda a venire e
il giovane paga la sua disobbedienza con la morte. Rivoltasi, invano, alla
polizia, Barbara - presa ormai nella spirale della violenza - lo vendica
uccidendo il capo degli estremisti.
Politicizzato al massimo (si sentono canzoni
comuniste, tra le quali riconosciamo la famosa "Contessa" di
Pietrangeli). Non male l'interpretazione dei due personaggi (Clementi e Monica
Vitti) ma film che francamente non lascia il segno. Insipido, diciamo mediocre.
…Un film sostanzialmente reazionario, insomma, che non
rende giustizia a un autore impegnato come l'ungherese Jancso e che penalizza
allo stesso modo la carriera di interpreti dotati e di primo livello quali la
stessa vitti e soprattutto di Pierre Clementi, qui coprotagonista. Girato
interamente in Italia, La pacifista sfoggia una serie di collaboratori tecnici
del Belpaese; vale la pena citare l'operato di Giorgio Gaslini per la colonna
sonora e quello di Carlo Di Palma per la fotografia, entrambi encomiabili;
quest'ultimo era all'epoca il compagno della Vitti. Quanto a lei, aggiungere
che per l'ennesima volta anche in questa sfortunata pellicola dimostra di
essere un'attrice dalle potenzialità smisurate potrebbe apparire superfluo. Ma
vale la pena di correre tale rischio.
Extraparlamentare e (quasi) extratemporale.
Lodevole l'originalità delle intenzioni: raccontare lo scontro tra opposti
estremismi politici con un linguaggio assolutamente non naturalistico. Il
risultato... un guazzabuglio fanta-politico, condito da dissertazioni
filosofiche e teologiche. Potenza narrativa, minima. Vitti e Clementi molto al
di sotto della loro media.
Il film segna l'inizio della parabola
discendente di Jancsò dopo essersi rivelato al mondo con pellicole ben più
interessanti e riuscite. Come in passato la matrice della pellicola è politica,
ma qui lo stile sobrio e rigoroso dell'ungherese è solo un lontano ricordo.
Siamo invece dinanzi ad un pasticcio di grandi proporzioni che si prende troppo
sul serio anche se prova a smorzare questo aspetto con qualche coloritura
ironica non sempre riuscita. Meglio lasciar perdere anche i
"discorsi" politici, spesso risibili e raffazzonati. La Vitti e
Clementi sottotono. Bruttura d'autore.
Nessun commento:
Posta un commento